Riprendiamo e riproponiamo ai nostri lettori questo articolo (con il suo titolo originale) con il quale Rainews24 ha efficacemente segnalato e invitato a riflettere su una straziante vicenda umana, sulla quale tutti dovremmo meditare.
«Un suicidio annunciato quello di Cloe Bianco la professoressa transgender, originaria di Marcon in provincia di Venezia, che è stata trovata morta carbonizzata nel camper dove abitava.
La 58 enne era stata un’insegnante di Fisica all’istituto agrario “Mattei” di San Donà di Piave, in provincia di Venezia e, nel 2015, era entrata in classe indossando (come “sognava da quando aveva 5 anni”, come scriveva nel suo blog) abiti femminili e chiedendo agli studenti di non chiamarla più con il precedente nome maschile.
Quel gesto fece molto scalpore e alcuni genitori degli alunni non accettarono la trasformazione. Il padre di uno dei ragazzi scrisse una lettera aperta, rilanciata su Facebook dall’allora Assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan, con delle critiche molto pesanti. “Ma davvero la scuola si è ridotta così? (…) Forse questo è un fatto ‘normale’ per tanti, ma non per noi che viviamo quei valori che ci sono stati donati e che all’educazione dei nostri figli ci teniamo lottando quotidianamente bersagliati ogni giorno da chi quei valori vuole distruggere, teorie gender e quant’altro”.
Così, il giorno dopo il primo della sua nuova vita, Cloe venne sospesa dall’insegnamento per 3 giorni, perché il suo comportamento non fu ritenuto né responsabile, né corretto.
La professoressa fece e perse il ricorso al tribunale del Lavoro di Venezia, perché la sua transizione, definita “legittima scelta identitaria”, era stata troppo repentina e appariscente davanti agli studenti: “Se tempi e modi di tale scelta fossero stati attuati diversamente, questa sarebbe stata responsabile, corretta e consona alla funzione di docente”, decideva la sentenza.
Prima dell’estremo gesto, l’ex insegnante poi relegata a ruoli di segreteria, dopo aver lasciato il paese in cu viveva e tagliato i ponti con tutti (verosimilmente anche con la famiglia, non citata nel testamento pubblicato nel suo blog) aveva scritto: “Oggi la mia libera morte, così tutto termina di ciò che mi riguarda. Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto. Addio. Se mai qualcuna o qualcuno leggerà questo scritto”.
Cloe Bianco aveva anche scritto il libro “PERsone TRANSgenere. Manifesto e Progetto della dignità e dei diritti delle persone transgenere in Italia”.
La procura di Belluno ha disposto l’esame del Dna per ufficializzare l’identità del cadavere. Ma sembra più un atto dovuto che un reale dubbio sul fatto che possa trattarsi di lei, una persona che soffriva e che di se stessa scriveva: “Io sono brutta, decisamente brutta, sono una donna transgenere. Non faccio neppure pietà, neppure questo”».
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