di FABIO CAMILLACCI/ La scena iniziale allo stadio Meazza di Milano è tutta per lui: per Re Diego che non c’è più. Toccante minuto di silenzio come su tutti gli altri campi di questo mercoledi di Champions League (foto). Poi comincia la partita e il Real si conferma Real, anche quando è privo dei suoi pezzi da novanta. E così i “Blancos” di Zinedine Zidane passano a San Siro contro l’Inter di Antonio Conte. Nerazzurri subito sotto per un rigore trasformato dal redivivo belga Eden Hazard, “Mister 150 milioni”. Ingenuo fallo di Barella su Nacho. Poi Vidal perde la testa, si fa espellere per proteste e lascia i suoi in 10 uomini.
Prima storica vittoria del Real Madrid al Meazza contro le milanesi. Fino a oggi, infatti, i “Bianchi di Spagna” non avevano mai vinto contro Inter e Milan; anche se in questo stadio nel 2016, il Madrid vinse una delle sue 13 Coppe dei Campioni battendo ai rigori i cugini dell’Atletico. Chiude il conto Rodrygo nella ripresa: 2-0 per le “Merengues” e ora all’Inter per accedere agli ottavi di finale serve un miracolo sportivo: vincere le ultime due partite potrebbe non bastare. Dunque, a questo punto, Lukaku e compagni hanno più di un piede fuori dalla Champions, le residue speranze sono appese soltanto all’aritmetica.
Quella di Conte, a oggi, è una squadra nervosa, senz’anima, senza cuore, senza idee, vulnerabile. Una squadra messa male in campo e priva di quel furore agonistico che ha sempre contraddistinto le compagini di Conte. Una squadra dominata dalle seconde linee del Real. In panchina, il tecnico salentino è parso spento, svuotato, rassegnato, confuso. Sbagliato l’approccio alla gara, sbagliata la reazione, sbagliato tutto. Questa sconfitta per come è arrivata rischia di lasciare macerie che peseranno per tutta la stagione. Nell’esame più importante l’Inter viene bocciata senza appello: le resta una piccolissima speranza, certo, ma prima ancora servirà raccogliere le macerie e costruire qualcosa di buono.
La flebile fiammella della speranza nerazzurra. Nell’altra sfida del girone Borussia M’Gladbach-Shakhtar 4-0, e adesso la classifica è la seguente: Borussia M’Gladbach 8 punti, Real Madrid 7, Shakhtar 4, Inter ultima con due soli punti in 4 partite. Per qualificarsi ora i nerazzurri dovranno battere gli ucraini e i tedeschi nei prossimi due match (il primo a casa del Gladbach e l’ultimo al Meazza) e allo stesso tempo sperare che il Real vinca o perda le due partite che mancano, sempre contro Borussia M’Gladbach e Shakhtar. In entrambi i casi, l’Inter è obbligata a vincere le prossime partite. In caso di pareggio o sconfitta è fuori.
Commovente ricordo di Maradona anche ad Anfield Road con il minuto di silenzio. Sul campo, l’Atalanta fa la storia battendo 2-0 il Liverpool. Una Dea che ritrova il vero Ilicic e torna a volare. Apre le danze proprio il talento sloveno, le chiude Gosens. Splendida prova dei nerazzurri del Gasp, che dominano il primo tempo ma sbagliano tanto. Poi, nel secondo tempo trovano con merito i gol, pesantissimi in ottica qualificazione. Nell’altra partita, Ajax-Midtjylland 4-0. Per una classifica che ora recita: Liverpool 9 punti, Atalanta e Ajax 7, Midtjylland 0.
Anfield Road è uno degli stadi mito del calcio e i “Reds” non perdevano in casa dal settembre del 2018. Un meraviglioso filotto di 64 gare senza k.o. Un record stabilito proprio domenica scorsa contro il Leicester in Premier League. Ecco perchè quella dell’Atalanta è un’impresa straordinaria. Una partita giocata a testa alta dal primo all’ultimo secondo, una personalità straripante, la classe di Gomez determinante nelle azioni dei due gol, una lezione di gioco rifilata al Liverpool di Klopp. Forse i padroni di casa hanno pagato le troppe assenze, ma, le statistiche sono impietose: zero tiri in porta.
L’analisi di Jurgen Klopp è un inno all’onestà e un tributo ai meriti dell’Atalanta. Al termine del match il tecnico tedesco ha detto: “Una sconfitta meritata dopo una gara molto difficile”. Certo, anche Klopp ci ha messo del suo, visto che alle assenze per infortunio di Van Dijk, Alexander-Arnold, Henderson, Gomez e Oxlade-Chamberlain, ha aggiunto il carico delle sue scelte, con la decisione di mandare in panchina Robertson, Firmino e Jota. Troppi cambi, troppa improvvisazione, una rivoluzione inopportuna. Dopo questo quarto turno di Champions sono sei le squadre già qualificate agli ottavi: Bayern Monaco, Juventus, Siviglia, Barcellona, Manchester City e Chelsea.
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