Tornano all’esame della Procura della Repubblica di Roma le circostanze dell’uccisione di Pier Paolo Pasolini per la quale fu condannato Pino Pelosi che all’epoca del fatto aveva 17 anni. Il poeta fu ucciso nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975. A sollecitare nuovi accertamenti è stato l’avvocato Stefano Maccioni legale di Guido Mazzoni, cugino di Pasolini. L’avvocato Maccioni è intervenuto a “La Storia Oscura”, trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci su Radio Cusano Campus. Ai microfoni della radio dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it) il legale della famiglia di Pier Paolo Pasolini ha detto: “Pasolini è stato ucciso per quello che aveva scoperto, per quello che diceva e scriveva sui principali giornali italiani. Era arrivato a dei documenti evidentemente troppo importanti. E poi rimane il giallo del furto delle pellicole del film ‘Salò e le 120 giornate di Sodoma’: un film a cui Paolini teneva moltissimo. Non a caso dall’ultima inchiesta ( quella di 5 anni dal 2010 al 2015 poi archiviata ndr) emerge che molto probabilmente Pasolini fu attirato in una trappola proprio con la scusa di restituirgli quelle pellicole, perchè sicuramente non si va all’idroscalo di Ostia per consumare un rapporto sessuale partendo dalla Stazione Termini. Pelosi fece da esca. Non dimentichiamo infatti che Pelosi conosceva Pasolini da tempo, non lo conobbe certo la sera dell’omicidio. Purtroppo però -ha aggiunto l’avvocato Maccioni- tutti questi dettagli nel primo processo non vennero fuori, tutti si adagiarono su una verità precostituita facendo passare il delitto Pasolini come un delitto a sfondo sessuale. Quindi, risaliamo agli esecutori materiali dell’omicidio, poi arriveremo a scoprire anche il movente e il mandante o i mandanti del delitto Pasolini. E’ importante riaprire il caso grazie a una traccia verosimilmente ematica trovata sulla maglia intima di lana a maniche lunghe di Pino Pelosi. Quella traccia attesta in maniera inconfutabile che almeno una terza persona oltre a Pelosi e Pasolini era presente all’idroscalo di Ostia nella notte in cui il poeta fu ucciso”.
Un massacro organizzato dalla malavita romana dietro commissione? L’avvocato Stefano Maccioni a tal proposito ha detto: “Occorre indagare sulla malavita dell’epoca e su quelli che erano i componenti della neonascente Banda della Magliana cioè quelli che erano gli eredi della Banda dei Marsigliesi. Ricordiamo che l’autista dei Marsigliesi Antonio Pinna fu in qualche modo coinvolto nel delitto Pasolini prima di sparire misteriosamente pochi mesi dopo l’uccisione del poeta. D’altronde, le testimonianze dell’epoca e quelle successive, portano tutte allo stesso punto: quella notte all’idroscalo di Ostia quando Pasolini veniva ucciso c’erano più persone. E questo in qualche modo inizialmente lo dissero anche i giudici. Ma le dichiarazioni a distanza di 40 anni non sono sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio. A oggi -ha concluso il legale della famiglia Pasolini- serve una prova inconfutabile e noi quella prova inconfutabile per fortuna ce la possiamo avere e sono quelle tracce biologiche che ritrovate dai Ris in seguito agli esami effettuati nel 2010; in particolare quella traccia ematica con la quale, grazie alle moderne tecnologie, è possibile arrivare a scoprire chi altro c’era quella notte all’idroscalo oltre a Pelosi e Pasolini”.
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