di MARCO VALERIO/ Sviluppo sorprendente al processo per l’omicidio di Sharon Verzeni: la barista di 33 anni uccisa a coltellate a Terno d’Isola (Bergamo) nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 da Mousse Sangare. Per l’uomo, reo confesso del delitto, è stata, infatti, accolta la richiesta di perizia psichiatrica. E’ stato l’avvocato difensore dell’imputato a presentare l’istanza per fare luce sulla capacità di intendere e di volere del maliano al momento del delitto; e i giudici della Corte d’Assise di Bergamo hanno dato parere favorevole. In particolare, il legale, in merito al suo assistito, ha parlato di “atteggiamenti distaccati dalla realtà”. Mentre l’accusa, rappresentata dal pm Emanuele Marchisio, aveva chiesto il rigetto della richiesta sulla perizia.
Il prossimo passaggio previsto in calendario. Il 15 marzo verrà nominato pertanto un perito per valutare sia la capacità di stare in giudizio di Sangare, che la sua capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio di Sharon. Ovviamente, i familiari della vittima sono rimasti sorpresi per la decisione della Corte di accogliere la richiesta della difesa. Il papà Bruno Verzeni ha commentato: “Confidiamo sempre nella giustizia. Siamo stati un po’ sorpresi dalla decisione, soprattutto sull’ammissione della perizia sulla capacità processuale. Comunque confidiamo lo stesso nella Corte e speriamo di ottenere giustizia”. Al suo fianco c’erano la moglie Maria Teresa e l’altra figlia Melody.
La requisitoria del pm. Il pubblico ministero come detto ha invece chiesto ai giudici di rigettare la richiesta sulla perizia psichiatrica in quanto Sangare venne dimesso dal reparto protetti nel settembre scorso perché non c’erano elementi per tenerlo ancora lì. Il pm Emanuele Marchisio ha aggiunto: “E’ sempre stato descritto come vigile e orientato. Dopo aver ucciso Sharon, inoltre, il 31enne ha mostrato una certa intelligenza, non si è costituito, ha modificato la bicicletta e tagliato i capelli per ostacolare la sua individuazione”.
Altri dettagli emersi dall’udienza. Per il pubblico ministero dunque non sussistono le motivazioni per una richiesta di perizia psichiatrica, né per una incapacità di stare in giudizio, né per l’incapacità di intendere e volere al momento dell’omicidio quando, a suo avviso, vi è stata apatia morale.
Dal canto suo, Moussa Sangare prima che la Corte d’assise di Bergamo si riunisse in camera di consiglio, alla richiesta dei giudici se volesse dire qualcosa ha gesticolato borbottando un laconico: “Sono innocente”.
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