di GIOVANNI PEREZ – Da qualche settimana molti quotidiani, in particolare quelli pubblicati in Alto Adige, stanno dando spazio alla notizia della richieste da parte di un gruppo di sudtirolesi di madrelingua tedesca di ottenere accanto alla cittadinanza italiana quella austriaca. Mentre i politici italiani, almeno sino ad ora, hanno ufficialmente taciuto, il neo presidente austriaco ha smorzato gli entusiasmi sudtirolesi ha preso tempo rinviando di un anno ogni decisione in merito a questa richiesta. A frenarlo la consapevolezza che Italia ed Austria appartengono alla comunità europea e quindi che al suo interno i passaporti non servono.
La doppia cittadinanza quindi non servirebbe praticamente a nulla se non a guastare i rapporti tra i due Stati.
In attesa dei futuri sviluppi della vicenda, comunque, sorge spontanea una domanda da porre ai nostalgici degli Asburgo e della principessa Sissi: perché non impegnano le loro forze per qualcosa di veramente utile come quella di chiedere al Governo italiano l’istituzione di una zona franca? Una simile iniziativa potrebbe comprendere l’istituzione di una zona franca relativa a tutto il Südtirol, o, in alternativa, essere limitata alle località prossime alla fascia di confine. Una richiesta di questo tipo incontrerebbe sicuramente il favore di tutti e tre i gruppi etnici che vivono in questa terra; viste le precedenti concessioni in materia di autonomia, penso che il governo italiano non opporrebbe eccessiva resistenza, soprattutto per una zona franca limitata alla fascia di confine. Del resto basta guardare alla vicina Svizzera, ove esiste da molti decenni una simile zona franca e precisamente a St. Naun a pochi chilometri dal passo Resia.
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