ORA DI PUNTA/ Barack e Matteo, ma che bel duetto a Washington!

FOTO - Il direttore Ennio Simeonedi ENNIO SIMEONE – Barack Obama, per non smentire la tradizione che vuole che i presidenti americani si impiccino degli affari degli altri paesi, ha sparato, in occasione della visita di Matteo Renzi e della illustre comitiva che lo accompagnava, una serie di notizie sconosciute agli italiani.

Per esempio:Renzi  sta facendo buone riforme in Italia. A volte incontra resistenze e inerzie ma l’economia ha mostrato segni di crescita”. E qui possiamo capire che Obama (anzi Barack, come immaginiamo che lo abbia chiamato lo statista di Rignano sull’Arno, abituato a rivolgersi con un “cara Anghela” alla cancelliera tedesca e “caro Fransuà” al residente francese)  si sia bevuti i racconti del nostro presidente-segretario, nella convinzione che una persona che è a capo del governo  di un importante paese europeo e a capo del partito di maggioranza di quel paese non racconti balle al più autorevole alleato.

Ma, altro esempio, il presidente statunitense (ancora per poco alla Casa Bianca), subito dopo si è spinto oltre: ricalcando le orme del suo ambasciatore in Italia, ha affermato che “il Sì al referendum del 4 dicembre può aiutare l’Italia verso un’economia più vibrante”. Questa non è ingenuità, come potrebbe essere l’affermazione precedente. E’ sconfinamento, è ingerenza negli affari di un altro paese. E al signor Barack Obama ciò non è consentito, anzi non dovrebbe essere consentito. E’ intollerabile. Occorre ricordargli, per caso, che L’Italia ancora non è una colonia americana?

Infine una terza sortita: “Renzi – ha sbottato Obama – deve restare in politica” a prescindere dal risultato del referendum. Aveva già detto, chissà a quale titolo, che si sente un italiano adottivo. Che si  sia addirittura iscritto nelle liste degli elettori italiani all’estero? O vuole scongiurare che, se venisse disarcionato da palazzo Chigi e dal Nazareno, Renzi pensasse di migrare negli Stati Uniti?

 

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