di ENNIO SIMEONE – Viene annunciata per imminente l’uscita di un nuovo quotidiano cartaceo, la cui testata, ”Il Dubbio”, potrebbe indurre alla curiosità, se non contenesse già alcune certezze.
La prima è suggerita dal curriculum del suo ideatore e direttore. E’ quel Piero Sansonetti, che gode inspiegabilmente di ospitate televisive a canali indifferenziati, quasi tutte altrettanto inspiegabilmente retribuite, in rappresentanza di testate di volta in volta aperte e chiuse per mancanza di lettori e, di conseguenza, per la mancata osservanza del dovere di retribuire regolarmente coloro che vi lavorano: prima la testata “Gli altri” (che era stato costretto dal tribunale di Roma a modificare per plagio), poi la testata “il Garantista”, diventata successivamente “Cronache del Garantista”, che tutto garantiva meno che la retribuzione ai suoi giornalisti e la presenza nelle edicole, se non in quella virtuale delle penose rassegne stampa propinateci dalle varie emittenti televisive.
La seconda certezza, piuttosto inquietante, è suggerita dal “progetto editoriale” del fantasioso personaggio: si fonda su un accordo con il Consiglio nazionale forense, che dovrebbe farsi promotore della esazione, anzi che avrebbe garantito la esazione di una sorta di abbonamento fisso dei propri iscritti, perché in realtà “il Dubbio” sarebbe una specie di house organ della categoria.
La terza certezza, ancor più inquietante, è che a patrocinare tale progetto è stato, a detta dello stesso Sansonetti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, cui fa capo il Dipartimento dell’Editoria che ha competenza sulla assegnazione dei contributi ai giornali. Per chi non lo abbia presente ricordiamo che Luca Lotti è quel buffo folletto riccioluto che appare nelle immagini televisive delle sedute del parlamento mentre si aggira come un sorcio della pubblicità del Parmigiano Reggiano tra i banchi di deputati e senatori e negli scranni di ministri e ministre chinandosi a confabulare con aria complice, preferibilmente con la ministra Boschi per sussurrarle suggerimenti all’orecchio facendo leva discretamente con una mano sui suoi prosperosi fianchi.
Le sue sortite ufficiali, spesso trasmesse per interposta persona o fatte arrivare ai destinatari a mezzo di comunicati in stile apparentemente istituzionale, nascondono sempre un solo obiettivo: dire o lasciare intendere che la sopravvivenza di una testata è legata alla osservanza di regole aderenti ai voleri del governo, e in particolare del capo del governo. Siamo anzi convinti che il penoso, insopportabile appiattimento di giornali, telegiornali, agenzie e talk show – che (fatte salve rarissime eccezioni) ci propinano acriticamente a ogni ora del giorno e della notte valanghe di immagini, discorsi e tweet di Renzi senza una traccia di contraddittorio – sia opera dell’azione palese o sotterranea di questo personaggio, dal quale dipende anche l’assegnazione di spazi a pagamento per la comunicazione governativa, che stanno aumentando a dismisura anche per le più banali campagne promozionali.
Ora quindi Lotti non poteva farsi sfuggire l’opportunità, che il fantasioso Sansonetti gli ha presentato come un “favore” agli avvocati, magari in contrapposizione agli odiati magistrati. Anzi certamente glielo avrà garantito, pur avendo appena sepolto, sotto un mare di debiti, “il Garantista”.
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