di SERGIO SIMEONE – Sul fatto che dopo la batosta elettorale ci sia bisogno di un congresso rifondativo nel PD sono tutti d’accordo. Ma l’accordo unanime finisce qui ed il primo dissenso si ha già sulla data in cui tenerlo: nel prossimo autunno o nel 2019?
Sembra un dettaglio, ma non è così. Chiediamoci infatti quali dovrebbero essere gli obiettivi di un congresso realmente rifondativo. Ne enumero alcuni (ma l’elenco non è esaustivo) :
- Fare un grande sforzo teorico di rilettura del capitalismo, che sta producendo forme di sfruttamento del lavoro e diseguaglianze rispetto alle quali la socialdemocrazia europea si sta dimostrando incapace di svolgere il tradizionale ruolo di difensore dei diritti dei lavoratori e di promotore della redistribuzione della ricchezza.
- Elaborare una serie di proposte che affrontino i problemi più urgenti del Paese, dalla disoccupazione alla equità fiscale, alla istruzione, alle nuove forme di sfruttamento del lavoro, alla arretratezza del Mezzogiorno, alla lotta contro la evasione fiscale e contro la criminalità organizzata, alla immigrazione, prevedendo misure strutturali e che siano in accordo con i valori che sono a fondamento della nostra comunità nazionale e dell’Europa.
- Ricostruire il partito, da un punto di vista del funzionamento, facendolo ritornare partito di massa, presente sul territorio ed aperto ad energie nuove, capace di interagire con i corpi intermedi della società (sindacati, associazioni di volontariato, associazioni culturali).
- Fare una severa disamina degli errori commessi dalla attuale classe dirigente e procedere al suo ricambio in considerazione del fatto che dopo tante sconfitte quella attualmente dominante ha perduto credibilità non solo agli occhii degli elettori, ma anche degli iscritti.
- Riprendere a dialogare con le altre formazioni di sinistra per tentare di avviare un processo di riunificazione della sinistra.
Possono questi obiettivi essere raggiunti in cinque mesi, di cui tre estivi? Certamente no. In questo arco di tempo si può solo dar vita ad uno scontro tra capicorrente in cui sarebbero favoriti proprio quelli che, a livello centrale e periferico, già oggi controllano il partito. Si tratterebbe insomma più che di un congresso rifondativo di un impupazzamento (termine napoletano che sta designare l’opera del carrozziere disonesto che anziché eliminare le ammaccature, si limita a nasconderle con un uso sapiente di stucco e vernice. E’ dunque un caso che i renziani siano tutti favorevoli ad un congresso in tempi brevi?
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