ORA DI PUNTA/ Il rinvio della Corte Costituzionale e il possibile trucco sull’Italicum

FOTO - Il direttore Ennio Simeonedi ENNIO SIMEONE – La Corte Costituzionale ha rinviato a data da destinarsi l’udienza (fissata da tempo per il 4 ottobre) che avrebbe dovuto decidere sulla questione di legittimità (sollevata dai Tribunali di Messina e di Torino) dell’Italicum, la legge elettorale ideata da Renzi in previsione della elezione di una sola Camera in base a quanto scritto nella riforma della Costituzione. La Corte, in sostanza, ha deciso di attendere l’esito del referendum, la cui eventuale bocciatura neutralizzerebbe automaticamente l’Italicum e renderebbe inutile anche la pronuncia della Corte.

La decisione della Consulta risolve (o quanto meno sospende) in qualche modo le conseguenze del pasticcio normativo compiuto da Renzi e dalla sua maggioranza, perché la riforma della Costituzione non abolisce il Senato, ma abolisce solo il voto dei cittadini, lasciando la nomina dei senatori ai consigli regionali. Però, se il referendum annullerà la riforma, ci troveremmo con una legge elettorale che non prevede la elezione diretta del Senato. Quindi, in caso di nuove elezioni, si creerebbe una paralisi istituzionale. Insomma un capolavoro di dilettantismo, altro che velocità decisionale del celebre “rottamatore”. Il quale ha rottamato una sola cosa: la serietà nel governare il paese.

Ora, però, c’è da sperare che nel pasticcio renziano non si vada ad invischiare la sinistra (e non solo quella del Pd). Infatti mercoledì dovrebbe essere discussa alla Camera la mozione presentata da Sinistra Italiana, che impegna il governo a modificare l’Italicum: un documento inutile, anzi pericoloso, perché potrebbe offrire a Renzi l’opportunità di accettare un impegno formale a correggere l’Italicum in cambio di un sì al referendum,  per poi rimangiarsi quell’impegno dopo aver ottenuto quel compiacente sì e beffare tutti, dicendo, magari, “state sereni”. Come disse ad Enrico Letta prima di silurarlo.

Post scriptum. E infatti, poche ore dopo la decisione della Consulta ecco, puntuale, il post truffaldino di Renzi su Twitter: «Il referendum costituzionale non riguarda la legge elettorale. E considero questo fatto molto positivo perché ora possiamo discutere nel merito della riduzione dei parlamentari, del superamento del bicameralismo perfetto, dell’abolizione del Cnel e dei poteri delle Regioni».  Bersani, stai sereno!

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