di FABIO CAMILLACCI/ “Luci del Varietà” è uno storico film del 1950 diretto da due mostri sacri della regia come Federico Fellini e Alberto Lattuada. Un lungometraggio che secondo molti storici del cinema di fatto chiuse la stagione del neorealismo. Narra la storia della compagnia “Polvere di stelle” che fa spettacoli in teatrini della provincia italiana. Chiediamo venia ai protagonisti del film se mutuiamo il titolo per descrivere i danni causati nel calcio dalla Var e dal Var di turno: uno scenario da commedia interpretata da guitti di avanspettacolo.
Il calcio, nonostante il business che è diventato, rimane romanticismo, passione, amore. Come recita un vecchio detto? Puoi cambiare fidanzata o moglie ma non puoi cambiare né madre, né squadra di calcio. Inoltre, il calcio, rispetto agli altri sport, è bello perché pazzo e imprevedibile. Solo nel calcio una piccola può battere una grande. Solo nel calcio Davide batte Golìa. E tutto questo accade perché il calcio è immediatezza, momento, episodio decisivo, cabala, furbizia, scaltrezza. Da giovane ho frequentato la Curva e dopo una rete della mia squadra del cuore, prima di scatenarmi guardavo subito arbitro e guardalinee. Se l’arbitro indicava il centro del campo con la mano e il guardalinee correva verso lo stesso centro del campo con la bandierina in orizzontale, voleva dire che il gol era valido e quindi potevo dar sfogo a tutta la mia gioia, urlando, saltando, alzando le braccia verso il cielo e abbracciando chi mi stava vicino, anche se non lo avevo mai visto prima. Perchè il calcio è anche questo, fratellanza, seppur per soli 90 minuti più recupero.
La cosiddetta “moviola in campo” ha ucciso la poesia del calcio. Adesso infatti non esulto più a un gol della mia squadra del cuore, oppure esulto col terrore che magari dopo 5 minuti la rete venga annullata. Adesso infatti gli innamorati del calcio devono attendere il famigerato “silent check”, ovvero: il consulto dell’arbitro con l’altro arbitro addetto alla Var (acronimo di Video Assistant Referee). Mentre, i giocatori in campo e i tifosi sugli spalti festeggiano, il Var (stesso acronimo: Video Assistant Referee) viviseziona l’azione fin dalle origini e se trova una piccola irregolarità o un fuorigioco discutibile, consiglia al direttore di gara di annullare la rete. Il direttore di gara può fidarsi sulla parola o andare a vedere le immagini e poi decidere. Lo scriviamo da tempo: questo non è più calcio, non è più lo sport più bello del mondo, ma, è football americano. Un elemento castra-emozioni. Un fattore che cancella la meravigliosa gioia del momento.
Il Var e la Var non possono sacrificare il bello del calcio sull’altare della presunta regolarità del gioco. Presunta regolarità perché la tecnologia può aiutare l’arbitro ma se viene usata male dagli stessi direttori di gara, allora è doppiamente dannosa. Oltretutto, la presenza della moviola in campo condiziona gli stessi arbitri e i guardalinee già mediocri. Sapere di essere controllato dal Var (l’arbitro addetto alla Var) aumenta la deconcentrazione e l’insicurezza. Soprattutto se l’arbitro in campo è un giovane e il Var un veterano; in tal caso il condizionamento e la confusione aumentano. Stesso discorso al contrario: un arbitro di esperienza e personalità, non ascolterà quasi mai i consigli di un Var di primo pelo. Al massimo andrà a guardare le immagini. A tutto questo aggiungiamo che nell’Aia (Associazione italiana arbitri), ci sono fischietti favorevoli alla Var e fischietti contrari. Una spaccatura netta. Gli stessi guardalinee ormai sbandierano raramente, lasciano finire l’azione e in caso di gol aspettano il verdetto delle immagini. Assurdo.
Servono regole chiare, semplici e comprensibili: no alla discrezionalità dell’arbitro. Al di là di tutto, arbitri e Figc devono dirci chiaramente come funziona l’uso della moviola in campo se proprio non vogliono tornare indietro. Tornare indietro sarebbe la soluzione migliore per il bene del calcio, ma, se proprio non si può, almeno diteci come e quando viene usata la Var e per quali situazioni di gioco. Al momento, la confusione regna sovrana e nessuno ci capisce nulla: tifosi e addetti ai lavori, arbitri compresi. Dopo quasi due terzi di campionato e parecchi turni di Coppa Italia, il caos è totale e le polemiche anziché diminuire sono aumentate. La moviola in campo serve per evitare tanti errori arbitrali? E allora perché viene usata a corrente alternata? Due pesi due misure purtroppo è una costante. Il tutto aggravato dalla discrezionalità: ecco, la discrezionalità dell’arbitro è un altro cancro da estirpare. Semplifichiamo le regole, fissiamole invece di lasciare la decisione alla discrezionalità dell’arbitro. Ad esempio, stabiliamo che il fallo di mano in area è sempre calcio di rigore. Basta con la discrezionalità dell’arbitro chiamato a interpretare la volontarietà o meno del fallo di mano.
Cosa va e proposte alternative. Siamo contrari alla moviola in campo da sempre; esprimemmo i nostri dubbi già prima della sua introduzione spiegando che alcuni episodi sono impossibili da valutare correttamente anche alla moviola. Decisioni soggettive? E allora lasciamole soltanto all’arbitro in campo che, come diceva il compianto “professor” Fulvio Stinchelli (decano dei giornalisti sportivi romani), fa parte del gioco come i pali della porta. Var o non Var, errori arbitrali o no, alla fine nel calcio vince sempre il migliore, tranne rare eccezioni; anche perché la moviola in campo così come viene usata oggi non risolve le cose, le complica. Siamo favorevoli soltanto alla “goal line technology” che ha eliminato i famosi “gol-fantasma”. Per il resto, se proprio si vuole tenere la Var, facciamo come nella pallavolo: i “check” chiesti dagli allenatori delle due squadre. Cioè concediamo ai tecnici due “check” a tempo: quattro possibilità di contestare la decisione arbitrale in campo appellandosi al Var e alle immagini. Fermo restando un assunto base: nel calcio, le situazioni di campo sono spesso distorte dalle immagini. Questo per tornare all’assioma principale: il calcio è unico, è diverso dagli altri sport. Abolite queste “Luci del Var…ietà” e ridateci le emozioni di una volta.
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