di ENNIO SIMEONE – Renzi ha buttato il pallone in tribuna e la sinistra del Pd ha designato Gianni Cuperlo a fare il raccattapalle. La sintesi è un po’ brutale ma forse piacerà sia a Bersani, appassionato di metafore, sia a Renzi, che predilige quelle sportive per denigrare chi dissente. Perciò potremmo anche dire, per farlo ancor più contento, che la sinistra ha “abbassato l’asticella”, a differenza dell’olimpionico saltatore Sergey Bubka. Il quale, come il fantasioso segretario del Pd ha ricordato lunedì alla plaudente Direzione del Pd, via via la alzava per battere i record e i competitori.
Non si può rappresentare diversamente l’accettazione – da parte di Bersani, Speranza, Cuperlo e compagni – dell’invito rivolto loro da Renzi a designare un rappresentante nella commissione del Pd che dovrebbe intavolare con gli altri partiti (M5s compreso) una trattativa su alcune eventuali ed ipotetiche modifiche da apportare (ma solo dopo il referendum!) alla legge elettorale Italicum in cambio del sì alla riforma della Costituzione.
Insomma la sinistra del Pd, quando è il momento di “fare la sinistra”, viene abbagliata dal richiamo all’unità della “ditta”. Eppure è lampante che la dichiarata disponibilità del titolare di quella “ditta” a cambiare quella legge elettorale che aveva definito “la migliore d’Europa, che gli altri paesi ci copieranno” è un modo per perdere tempo, in attesa del 4 dicembre. Con due obiettivi: o guadagnare direttamente dei sì a buon mercato o guadagnarli indirettamente mettendo alla gogna la sinistra del suo partito, come ha già fatto 24 ore dopo la riunione della Direzione: “Se non si fidano di me votino no”, ha detto con tono di sfida. Nel frattempo continua a interpretare il ruolo del paladino anti-austerità sul teatrino di Bruxelles. Per presentarsi all’incasso alle urne italiane.
Commenta per primo