di FABIO CAMILLACCI/ Non solo problemi tecnici per il Milan, anche finanziari. Chiediamo venia se come Altroquotidiano rivendichiamo di aver disegnato questo scenario già dopo il passaggio di proprietà da Silvio Berlusconi al cinese Yonghong Li. Ma non era difficile: quando un club viene rilevato “a buffo” e il mercato faraonico (quasi 250 milioni) viene fatto a suon di fidejussioni bancarie, lo scenario futuro è palese. Solo alcuni giornalisti prezzolati del Nord e qualche sprovveduto potevano scrivere il contrario. Ora i nodi stanno venendo al pettine. La commissione del fair play Uefa, tecnicamente la investigatory chamber del Club Financial Control Body presieduta dal belga Yves Laterme, ha bocciato i conti del club rossonero. A breve la stessa Uefa ufficializzerà la decisioni con tanto di motivazioni.
Fuori luogo la reazione di Fassone, che qualcuno ha ribattezzato “Fessone”. L’amministratore delegato del Milan, rammaricandosi per “il funerale anticipato”, ha implicitamente confermato l’esito dell’istanza Uefa dicendo: “Recentemente la commissione dell’Uefa ci ha fatto delle richieste oggettivamente impossibili da accontentare, da parte non solo del Milan ma di qualsiasi club”. Richieste impossibili per qualsiasi club? Roma, Inter e tante altre sono riuscite a rispettarle. Già, anche la Roma del presidente Pallotta che in estate, come Altroquotidiano, lanciò l’allarme sulla situazione finanziaria milanista. Pallotta fu rampognato dallo stesso a.d. rossonero. Ma come detto, ora i nodi stanno venendo al pettine.
Cos’è il voluntary agreement che ha inguaiato il Milan? Si tratta di una novità introdotta di recente dall’Uefa in tema di fair play finanziario. Cioè, i club con nuovi azionisti di maggioranza, fuori dai parametri (perdita massima di 30 milioni in 3 anni), possono chiedere una moratoria delle sanzioni presentando un business plan pluriennale con l’impegno a riequilibrare nel tempo la gestione economica. Dopo il passaggio di proprietà da Fininvest a Yonghong Li, la nuova società rossonera ha richiesto il voluntary agreement in vista della partecipazione alle coppe europee. Il Milan disputa l’Europa League. L’Uefa, in generale, non si è fidata della solvibilità del patron cinese, anche per il clima di incertezza e mistero che ha accompagnato il suo approdo nel calcio europeo, tanto da richiedere un deposito cauzionale a garanzia delle perdite future. A pesare anche l’incertezza sull’esito del rifinanziamento del debito di Elliott (il fondo americano che ha prestato i soldi ai cinesi), che a giudizio dell’Uefa mina la continuità aziendale dello stesso Milan.
Possibili scenari futuri. Il Milan subirà delle sanzioni, in caso di partecipazione alle coppe europee. L’alternativa sarebbe il settlement agreement, cioè una sorta di patteggiamento delle pene come hanno fatto Inter e Roma. Quel che filtra da Nyon è che, allo stato attuale, in teoria i rossoneri avrebbero qualche difficoltà a rispettare i requisiti di un patteggiamento, proprio per il nodo della continuità aziendale. Ma la decisione non verrà presa adesso. Tra febbraio e marzo verrà fatto un controllo ed eventualmente il settlement sarà sottoscritto verso maggio: in primavera, quindi, il Milan dovrà chiarire il suo assetto azionario e la sua posizione debitoria agli occhi dell’Uefa per sgombrare dubbi sulla continuità aziendale. Il novero delle sanzioni da settlement è variegato: multe, riduzione della lista Uefa, equilibrio nel saldo tra acquisti e cessioni, e altro. Il patteggiamento presuppone il rispetto di determinati parametri: per esempio ridurre le perdite di bilancio entro i limiti stabiliti dall’Uefa. L’esclusione dalle coppe, come accaduto a Galatasaray o Dnipro, rappresenta la sanzione massima ma non sarà il caso del Milan, anche perché si tratta di situazioni differenti. Sono possibili, tuttavia, chiusure alle finestre di mercato.
Il problema reale, Uefa a parte. L’acquisizione del Milan da parte di Yonghong Li è stata resa possibile come detto dal maxi-prestito concesso del fondo statunitense Elliott: 180 milioni all’uomo d’affari cinese e 123 al club rossonero. Soldi che, in aggiunta ai circa 50 milioni di interesse, vanno restituiti entro ottobre 2018: il fondo speculativo americano ha in pegno le azioni e i beni del Milan e, in caso di insolvenza, diventerà proprietario della società rossonera. Il management è impegnato da tempo in un’operazione di rifinanziamento del debito in modo da ripagare Elliott e allungare la scadenza dei pagamenti con un altro creditore: l’advisor BGB Weston avrebbe individuato la banca d’affari Highbridge Capital Management, con cui si sta completando la due diligence. Fassone a tal proposito ha detto: “Confido di chiudere il rifinanziamento entro primavera”. Se l’operazione riuscisse, il Milan prenderebbe tempo e l’a.d. potrebbe esplorare il suo piano di sviluppo e risanamento e dare la svolta alle sorti della squadra, magari trovando con più calma nuovi partner per Li.
Al momento certezze non ce ne sono. Qualora non si trovasse un sostituto di Elliott, sarebbe lo stesso fondo a subentrare. Non a caso, va segnalato fin da adesso un certo attivismo di Elliott sulla pratica Milan: pare che si stia impegnando nella ricerca di un azionista che prenda il posto di Li. Negli ambienti finanziari l’ipotesi di un passaggio di mano nei prossimi mesi assume sempre più consistenza. Da tenere in considerazione un elemento-chiave per qualsiasi potenziale acquirente: il Milan, fuori dalle coppe, dovrebbe chiudere il bilancio 2017-18 con un rosso superiore ai 100 milioni, in virtù degli oneri della campagna acquisti dell’estate. Insomma, un fardello pesante dal punto di vista gestionale, oltre alla massa debitoria.
Le eventuali conseguenze per la squadra. Il monte stipendi è aumentato di oltre 50 milioni lordi in questa stagione. In assenza dei proventi Champions va riequilibrato il rapporto costi-ricavi e paiono, dunque, inevitabili delle cessioni. Il nome evocato da molti, per la prossima estate, è quello del portiere Donnarumma. In generale, una situazione di turbolenza dal punto di vista societario potrebbe anche mettere a rischio la permanenza di giocatori come Bonucci o Suso. Ragion per cui i tifosi del Milan, e in generale gli stakeholder che hanno a cuore le sorti rossonere, si augurano che il club trovi stabilità e diradi le nubi sul suo futuro. Intanto, sul fronte calcio giocato, il Milan rimane un disastro. Da Montella a Gattuso niente è cambiato; anzi, la situazione rischia di precipitare come testimoniato dal pareggio di Benevento e dalla successiva brutta sconfitta in Croazia contro il Rijeka per il girone di Europa League. Milan: problemi tecnici e finanziari.
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