ORA DI PUNTA/ Quel “contratto” sta cambiando colore

di SERGIO SIMEONE – Meno di una settimana fa avevo scritto su questo giornale  che il cosiddetto contratto di governo giallo-verde contiene una tensione tra  i due contraenti, che hanno finalità e ceti sociali di riferimento molto diversi e che questa tensione si sarebbe risolta a favore del leader della Lega Matteo Salvini per due ragioni: costui ha un quadro valoriale ben preciso , di destra pura e dura; ha dietro di sé un partito vero, organizzato sul territorio in grado di supportarlo come una falange compatta. Di Maio non ha una cultura di riferimento ed il suo movimento, che dovrebbe sostenerlo sul territorio, è praticamente inesistente.

Dopo pochi giorni sono arrivate due conferme:

  1. Alle elezioni amministrative i 5 stelle realizzano un ben misero risultato. Attenzione, nel dire questo non faccio alcun paragone con le elezioni politiche, che sono altra cosa. Si conferma, semmai ancora una volta una costante: i 5 stelle sono capaci di grandi exploit alle elezioni politiche a cui fanno seguito risultati deludenti alle elezioni amministrative (meno che nei grandi centri, come Roma e Torino, dove il voto a maggiore affinità con quello nazionale, cioè risente meno dell’incidenza “localistica”) . Ma questa divaricazione costante deve  essere guardata come una curiosità statistica o deve essere oggetto di riflessione? Io opterei per la seconda ipotesi. Questa divaricazione è in realtà molto preoccupante perché dimostra che questo movimento non ha corpo. Perché manca quella palestra in cui si forma la classe dirigente, che si fa le ossa ed emerge agli occhi degli altri militanti per le capacità che esprime nel  dare soluzioni a problemi concreti attraverso la ideazione delle  soluzioni stesse e l’organizzazione delle lotte. Un partito nazionale senza questo humus è destinato a scomparire con la stessa rapidità con cui è cresciuto.
  2.  Salvini è diventato di fatto, almeno in questa fase, il vero presidente del Consiglio. Non solo perché prende decisioni  in materie che sono sì di sua competenza, ma che per la loro gravità richiederebbero  quantomeno una concertazione con il capo del governo ed altri ministri (come nel caso Aquarius, dove Conte e Toninelli hanno fatto una ben magra figura), ma interviene a tutto campo  su temi che esulano dalla sua competenza, come la politica estera, la flat tax, addirittura l’estensione dell’uso del contante nei pagamenti (di scuola berlusconiana) e la legge Fornero. Il risultato delle sue esternazioni  è che questo governo nato giallo-verde diventa sempre più verde. Se non addirittura nero, visti i plausi che riceve da Orban e Le Pen.

Queste considerazioni le faccio con grande dolore: stiamo per essere consegnati entro breve tempo ad una coalizione di destra egemonizzata da un partito di destra estrema. Ne hanno consapevolezza i 5 stelle ed il PD? O pensano ancora  che la partita politica si giochi tra loro due?

PS – Ciò che è accaduto nel consiglio comunale di Roma sulla proposta di intitolazione di una strada ad Almirante non mette in allarme (oltre a Di Maio) anche il Pd, oltre alla sinistra?

 

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