ORA DI PUNTA/ Sognando un nuovo bipolarismo che non c’è

di STEFANO CLERICI – Seguendo con attenzione il rincorrersi delle dichiarazioni dei vari protagonisti, tra baci e litigate, rapide accelerate e brusche frenate, d’improvviso ci si è aperto nella mente un azzurro scenario: e se questa fosse la volta buona per fare dell’Italia una moderna e compiuta democrazia? Se fosse finalmente la volta buona per far nascere anche da noi un sano bipolarismo come in tutto il resto del mondo occidentale? Un paese, pensate un po’, dove in politica vige la regola dell’alternanza, come tra democratici e repubblicani americani o conservatori e laburisti inglesi?

Provate a immaginare una scomposizione e ricomposizione del Parlamento che il voto del 4 marzo ci ha regalato: un Parlamento fatto solo di sconfitti e di “mezzi vincitori”. Noi lo abbiamo sognato. Abbiamo sognato che, miracolosamente usciti di scena (e messi in condizione di non nuocere) papà Silvio e il suo figlioccio Matteo di Rignano, i neoeletti parlamentari rientravano a Montecitorio e Palazzo Madama e si accomodavano di nuovo sui loro scranni. Andavano a sedersi insieme, sugli stessi banchi, gran parte degli eletti dei Cinque Stelle, l’intera pattuglia di Liberi e Uguali, una piccola ma significativa parte di deputati e senatori del Pd oggi PdR e perfino qualcuno di Forza Italia che proprio Salvini non l’ha mai digerito. Sui banchi dalla parte opposta, Matteo Salvini e Giorgia Meloni con relative truppe, insieme con la restante parte dei Cinque Stelle che di destra era e di destra resta e gli orfani di Matteo Renzi che, seguendo fedelmente il loro capo, di destra lo sono diventati.

A quel punto si formavano i gruppi: due e solo due. In un paio di sedute alla Camera e al Senato veniva approvata all’unanimità una nuova legge elettorale, totalmente maggioritaria, con doppio turno e piccolo premio di maggioranza (sul tipo di quella che serve ad eleggere i sindaci, per capirci). Quindi, si presentavano tutti dal Presidente della Repubblica chiedendo nuove elezioni che Mattarella a quel punto non poteva far altro che concedere.

Si andava alle urne, vinceva uno dei due schieramenti e l’altro faceva l’opposizione. Cinque anni dopo, avendo fatto i vincitori promesse irrealizzabili, venivano puniti dagli elettori e la palla passava agli altri. E poi, cinque anni dopo…Peccato che sia un sogno…

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