di ENNIO SIMEONE – Il primo a scendere in campo contro il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, è stato Matteo Renzi con uno sproloquio su Facebook pedissequamente rilanciato da vari mezzi di comunicazione non si capisce a che titolo, visto che in questo momento il “Bomba” è un qualunque cittadino di Pontassieve, tranquillo paesotto in provincia di Firenze.
Che cosa ha combinato l’impertinente olandese? Ha rifilato una tiratina d’orecchi a quei paesi, soprattutto del sud europeo, che si concedono sprechi e bonus vari (magari a fini elettorali) e poi chiedono all’Unione europea flessibilità sui bilanci e sulle trasgressioni alle regole. E, ricorrendo a una metafora in stile bersaniano, ha detto: “Se dilapido il denaro con donne e alcol non posso pretendere poi aiuti finanziari dall’Europa”.
Apriti cielo! La frase è stata presa (furbescamente) alla lettera ed è stata bersagliata come offesa, addirittura di stampo sessista, ai paesi del Sud europeo. All’interessata ira renziana si sono associati immediatamente, con annessa richiesta di dimissioni, alcuni beneficiari nostrani delle promozioni governative del costituzionalista toscano, ma anche qualche altro capo di governo in carica che ha da farsi perdonare metodi analoghi. Insomma, tutto il mondo è paese.
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