OSSERVATORIO AMERICANO/ Biden accusa i Maga Republicans di anti-democrazia: Trump conferma

di DOMENICO MACERI*

I “Maga Republicans”, sostenitori fedelissimi di Trump, “rappresentano un estremismo che minaccia le fondamenta della nostra democrazia”. Così Joe Biden in un recente discorso pronunciato a Filadelfia in Pennsylvania. L’attuale inquilino della Casa Bianca ha continuato che non starà a guardare mentre alcuni “si rifiutano di accettare le loro sconfitte elettorali”, lanciando ovviamente una sfida a Donald Trump, che tuttora continua ad asserire che l’elezione del 2020 è stata truccata e lui è stato derubato.

Il discorso di Biden mirava a difendere la democrazia che lui vede in pericolo a causa dell’incapacità di Trump e dei suoi sostenitori di accettare i risultati elettorali. La democrazia esiste per Trump solo quando lui vince, ha reiterato Biden. In un mondo dove i perdenti non riconoscono la vittoria degli avversari la democrazia non può rimanere viva.

Biden  ha però ripetuto che vede una differenza fra i Maga Republicans e i repubblicani tradizionali: così cerca di spaccare in due il Partito Repubblicano distinguendo l’ultra destra da quella parte ragionevole con cui lui sostiene di potere cooperare. Gli estremisti, secondo Biden, non vogliono accettare la realtà e invocano la violenza quando perdono alle urne. Il linguaggio che esce dalla bocca del loro leader è pericoloso e contrario alle leggi del Paese perché non rappresentano l’America, culla della democrazia.

Il discorso di Biden è stato interpretato da alcuni più come difesa del suo partito che non dei principi della democrazia. Sarà in parte vero perché siamo quasi alle porte delle elezioni di midterm e i democratici vorrebbero fare un referendum in cui Biden e Trump sarebbero la scelta degli elettori nonostante il fatto che nessuno dei due nomi apparirà nelle schede elettorali. Per i democratici si tratterebbe di una vittoria poiché se Biden riceve solo il 44 per cento di gradimento, in un confronto diretto con Trump avrebbe la meglio, secondo un sondaggio del Wall Street Journal (50% contro il 44%).

Le reazioni di molti leader repubblicani al discorso di Biden sono state feroci interpretandolo come un attacco a tutti i repubblicani.

J. D. Vance, candidato repubblicano al Senato dell’Ohio, ha detto che il presidente ha parlato dei suoi cittadini come “ratti di fogna”. Rick Scott, senatore repubblicano della Florida, ha descritto Biden come “lunatico” che ha attaccato “la metà del Paese”. Mike Huckabee, ex governatore dell’Arkansas, ha definito il discorso come “odioso” e Tucker Carlson, opinionista ultra conservatore della Fox News, lo ha definito un “oltraggio”.

Kevin McCarthy, leader della minoranza alla Camera, ha detto che il presidente “ha diffamato decine di milioni di americani”.

Solo 24 ore dopo il discorso di Biden, anche Trump ha fornito una risposta, sfruttando l’occasione mentre faceva campagna politica per Doug Mastriano e Mehmet Oz, candidati rispettivamente a governatore e senatore della Pennsylvania. L’ex presidente ha descritto l’intervento di Biden come “il più crudele, odioso e divisivo discorso” di tutti i tempi. Trump ha definito l’attuale presidente come “nemico della Stato” e poi ha coperto di insulti Mitch McConnell, repubblicano del Kentucky e leader della minoranza al Senato. Ha continuato con insulti e false asserzioni verso John Fetterman, avversario di Oz per il Senato in Pennsylvania, accusandolo di essere un “perdente socialista” e di usare una lunga lista di droghe.

Trump ha poi continuato dimostrando di non credere alla democrazia reiterando la sua ammirazione per Vladimir Putin. Ha proseguito lodando il leader cinese Xi Jinping come un re perché ha fatto approvare una legge che lo rende “presidente a vita”. Trump ovviamente vorrebbe imitare questi leader autoritari e difatti ha cercato di farlo incitando l’insurrezione del 6 gennaio scorso senza però riuscire nel suo intento di rimanere al potere.

Biden è riuscito ad adescare Trump a mettersi in risalto perché si crede che alle elezioni di midterm la migliore strategia sarebbe quella di ricordare che l’elezione consiste di una scelta fra princípi democratici e quelli autoritari rappresentati dall’ex presidente. Che i democratici vorrebbero correre contro Trump e i suoi surrogati ce lo dimostrano anche i 40 milioni di dollari investiti nelle primarie repubblicane per assistere candidati negazionisti scelti dal 45esimo presidente, vedendoli più abbordabili dei loro avversari più moderati.

*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.

Commenta per primo

Lascia un commento