OSSERVATORIO AMERICANO/ Biden difende il Social Security e il Medicare dagli attacchi repubblicani

di DOMENICO MACERI* – “Sembra che tutti siamo d’accordo: il Social Security e il Medicare non si toccano, vero?” Questa la domanda di Joe Biden durante il suo recente discorso sullo Stato dell’Unione. I legislatori repubblicani avevano contestato le parole di Biden in parecchie occasioni ma in questo caso tutti risposero con entusiasmo che i due programmi sociali fondamentali per gli anziani non subirebbero tagli. La domanda di Biden fu improvvisata e non faceva parte del suo discorso preparato. Biden aveva stuzzicato i repubblicani asserendo che vogliono apportare tagli al Social Security e Medicare ricevendo i fischi e persino l’etichetta di “bugiardo” urlato dalla parlamentare di ultra destra Marjorie Taylor Greene della Georgia.

Biden tese una trappola ai membri del Partito Repubblicano e loro ci sono cascati. Adesso è tutto filmato che loro non favoriscono tagli ai programmi degli anziani. In realtà non è vero poiché parecchi repubblicani in aula hanno in un modo o nell’altro fatto notare la probabile insolvenza dei due programmi e quindi bisogna modificarli. Queste modifiche consisterebbero in tagli ai benefici ricevuti.

Storicamente il Social Security e il Medicare sono stati opposti dai repubblicani. Il primo fu approvato da Franklin Delano Roosevelt come parte del New Deal nel 1935. Un senatore repubblicano a quei tempi si oppose dicendo che la nuova legge avrebbe condotto gli americani al livello “dell’europeo medio”. Il programma Medicare, approvato nel 1965 durante l’amministrazione di Lyndon Johnson, fu caratterizzato dall’allora attore Ronald Reagan come la fine della “libertà” per gli americani.

I due programmi sono poco a poco divenuti popolari ma l’animosità repubblicana non si è mai spenta. In tempi recenti non pochi membri del Gop (Grand Old Party) hanno asserito in maniera diretta o indiretta la loro opposizione. Il senatore Rick Scott della Florida ha recentemente proposto che tutte le leggi federali dovrebbero durare cinque anni e poi quelle ancora valide sarebbero rinnovate. Il senatore Ron Johnson del Wisconsin ha detto che i due programmi dovrebbero essere approvati annualmente dalla legislatura. Ciò si tradurrebbe nella scomparsa del Social Security e il Medicare. Ron DeSantis e Mike Pompeo nei loro incarichi di parlamentari hanno espresso la loro approvazione a ridurre i benefici proposti da Paul Ryan, ex speaker della Camera. Il senatore Mike Lee dello Stato del Utah, in un video del 2010 venuto a galla recentemente, dice chiaramente che lui vuole “eliminare il Social Security” e che il Medicare deve essere “estirpato”.

Eliminare completamente questi programmi non è stato possibile ma eroderli sì. Nel 2003, durante l’amministrazione di George W. Bush figlio, il governo approvò il cosiddetto Medicare Advantage, in effetti offrendo una sanità privata ai beneficiari del programma. Costa di meno perché le aziende di assicurazioni che lo controllano limitano il numero di medici e gli ospedali accessibili a quelli che optano per questa strada invece di quella del Medicare tradizionale. Inoltre le cure specialistiche spesso richiedono autorizzazione speciale dalle compagnie che gestiscono questi programmi. Le aziende non fanno questo servizio con lo scopo principale della salute del paziente ma ovviamente si interessano ai profitti. Attualmente il 45 percento degli anziani usano Medicare Advantage e il 55 sono rimasti con il programma originale che costa di più ma garantisce accesso a quasi tutti i medici e gli ospedali degli Usa.

Una strada simile per il Social Security è stata suggerita nella quale una parte dei contributi andrebbero investiti nella borsa dove le casse del Social Security aumenterebbero più rapidamente. Ci sarebbe ovviamente un rischio più grosso ma l’idea è ovviamente quella di erodere i programmi e poi in conclusione andare a sistemi pensionistici e sanitari completamente privati.

Questa strada alla privatizzazione è opposta da Biden e i democratici i quali stanno sempre cercando di suonare il campanello d’allarme agli anziani sulle intenzioni dei repubblicani. Per qualche strana ragione i beneficiari di questi programmi tendono a favorire i repubblicani alle urne. Nelle ultime quattro elezioni presidenziali gli over 65 hanno preferito il Gop con un margine di 8 punti. Questa cifra si è ridotta nell’elezione del 2020 (Trump 52 %, Biden 48%).

Il dettaglio non sarà passato inosservato all’ex presidente. A differenza di parecchi repubblicani che sono venuti allo scoperto intendendo ridurre o eliminare il Social Security e Medicare, Trump ha avvertito i membri del suo partito di non toccare questi programmi. Difatti Mitch McConnell, senatore del Kentucky e leader della minoranza repubblicana al Senato, e Kevin McCarthy, repubblicano della California e speaker della Camera, hanno dichiarato che i programmi per gli anziani non si toccano.

In realtà questi programmi andrebbero ampliati come ha suggerito non poche volte Bernie Sanders, senatore del Vermont, poiché non sono sufficienti. Il Medicare, per esempio, non include le cure oculistiche e quelle dentali. Sfortunatamente Biden non menziona queste lacune limitandosi solo ad evitare i tagli e la possibile privatizzazione auspicata dal Gop. Il meglio che si può sperare dunque è mantenere questi due programmi, insufficienti, ma indispensabili per gli anziani che non hanno altre risorse.

Il senatore Lindsey Graham, repubblicano della Carolina del Sud, ha annunciato proprio oggi che lui ha “una pensione dell’esercito, una del suo servizio al Congresso, e se gli viene chiesto” di ridurre la sua pensione del Social Security, lo farebbe subito. Il problema però è che la pensione media di Social Security si aggira sui 30 mila dollari annui, una somma che non permette una vita lussuosa anche perché soggetti alle tasse. Per quella piccola minoranza che riceve anche un’altra pensione le cose migliorano ma per la stragrande maggioranza che sussiste con la pensione del Social Security, a differenza di Graham, qualunque taglio farebbe molto male.


*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.

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