OSSERVATORIO AMERICANO/ di D. Maceri/ Chi pagherà per l’autogol di Trump su Obamacare?

di DOMENICO MACERI* – “Non do la colpa a Paul”. Così ha reagito Donald Trump lo stesso giorno in cui i repubblicani, guidati dal loro speaker Paul Ryan, hanno ritirato il  disegno di legge per abrogare Obamacare sapendo che non avevano i voti per farlo approvare dalla Camera. Il giorno dopo però, in un tweet, Trump incoraggiava i suoi seguaci a guardare il programma di Jeanine Pirro della Fox News alle nove di sera. Cosa c’era di interessante nel programma? In sintesi la Pirro, ex giudice e adesso collaboratrice di Fox News, addossava la colpa della sconfitta repubblicana proprio a Ryan per non essere riuscito a fare approvare il disegno di legge mettendo in cattiva luce il presidente. Secondo la Pirro, Ryan dovrebbe dimettersi.

Trump però aveva anche dato la colpa ai democratici, i quali hanno votato compatti contro la riforma che avrebbe dovuto finalmente eliminare “il disastro” di Obamacare. Il 45° presidente non ha accettato responsabilità dicendo solamente che è stata un’esperienza istruttiva. In ciò si è avvicinato alla reazione di Nancy Pelosi, leader della minoranza democratica alla Camera, che ha qualificato la sconfitta di Trump come  “lo sbaglio di un novellino”.

Certo, c’era una certa soddisfazione da parte dei democratici, ma  hanno anche tirato un sospiro di sollievo i 24 milioni di  americani che avrebbero perso l’assicurazione medica se il disegno fosse stato approvato. Ma la sconfitta dei repubblicani ferisce assai considerando il fatto che malgrado il controllo di ambedue le Camere e della Casa Bianca i repubblicani si sono rivelati incapaci di attuare ciò che avevano tentato di fare per più di sette anni.

Gli analisti hanno immediatamente assegnato la responsabilità  per la sconfitta repubblicana al Freedom Caucus, il gruppo di estremisti della Camera bassa che tanto hanno fatto per rendere la vita difficile a John Boehner, ex speaker, costringendolo a dimettersi. Un’analisi del New York Times però ha rilevato che dei 33 eventuali voti contrari al disegno di legge di Ryan solo 15 venivano da questi estremisti, altri 10 erano moderati e 8 avrebbero votato contro per ragioni diverse. In effetti, la riforma è stata silurata da una piccola coalizione di repubblicani. Alcuni erano insoddisfatti perché il disegno di legge non eliminava completamente i contenuti di Obamacare. Altri erano preoccupati per il fatto che 24 milioni di americani avrebbero perso l’assicurazione medica.

La sconfitta di Ryan e Trump e dell’intero partito repubblicano ha fatto emergere per contrasto il grande valore della riforma di Obama. Distruggere programmi dovrebbe essere facile quando si ha il controllo del potere legislativo e esecutivo. Riformare la sanità e offrire copertura a più di venti milioni di persone, come ha fatto Obama, assume dunque un valore in piùdinostrando allo stesso tempo che i democratici intendono governare mentre i repubblicani, il partito anti-governo, solo sa dire “no”. Quando devono costruire, i repubblicani si rivelano incapaci perché dopotutto governare non fa parte del loro DNA. Il lavoro legislativo richiede compromessi e gli atteggiamenti quasi dittatoriali di Trump, che ha minacciato i parlamentari contrari al disegno di legge di farli sparire dalla Camera alle prossime elezioni, non hanno ovviamente contribuito al successo.

Questa incapacità di governare è stata anche additata da Ryan, il quale ha dichiarato che dopo parecchi anni di opposizione i repubblicani stanno attraversando i tipici problemi della crescita del potere. In realtà si tratta di una notevole sconfitta e Ryan stesso è stato costretto a dichiarare: “dovremo continuare a convivere con Obamacare per l’immediato futuro”.

Un futuro poco roseo per Ryan, che avrà difficoltà a mantenere il suo incarico di speaker, ma soprattuto per Trump e per l’agenda legislativa a venire. Il 45° presidente ha detto che bisogna continuare e spostarsi sulla questione della riforma fiscale. Trump sembra avere però imparato qualcosa ed ha cominciato a ipotizzare che sarebbe disposto a cooperare con i democratici. Per quanto riguarda la riforma sanitaria poco cambierà, anche se si teme che con i suoi poteri esecutivi l’attuale inquilino della Casa Bianca potrà minarla e spingerla fino a farla cadere da sé.

Nella campagna elettorale Trump aveva promesso che con la sua riforma sanitaria tutti gli americani avrebbero ricevuto le cure sanitarie. Ma il problema principale di Trumpcare era che avrebbe ridotto il numero di assicurati. Se Trump intende cooperare e mantenere la sua promessa e offrire copertura a tutti, Bernie Sanders è pronto. Il senatore del Vermont, sconfitto da Hillary Clinton alle primarie democratiche, ha già preparato il piano per ampliare il Medicare da sanità per gli anziani a tutti gli americani.  Trump vuole cooperare? Probabilmente no.

*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com)  

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