Dopo non poche difficoltà la Camera ha approvato il primo passo per l’abrogazione dell’Obamacare, la riforma sulla sanità approvata dall’ex presidente Barack Obama. Il Senato adesso sta esaminando il disegno di legge considerando emendamenti per l’approvazione alla Camera alta. L’esito è incerto ma l’analisi del Congressional Budget Office, organo imparziale della Camera bassa, ha concluso che 23 milioni di americani perderebbero l’assicurazione medica se il disegno di legge fosse approvato.
Questa eventualità ha causato costernazione. Alcuni Stati hanno già cominciato a esplorare soluzioni per offrire copertura sanitaria ai loro cittadini. Una di queste esplorazioni ci viene offerta dalla California. Il Senato del Golden State ha recentemente approvato un disegno di legge che creerebbe un sistema di sanità “single payer” in cui il governo statale si incaricherebbe della copertura sanitaria, creando in effetti un monopolio governativo simile a quello esistente in Canada e in molti Paesi europei.
Il voto del Senato californiano (23 sì, 14 no) offrirebbe assicurazione medica a tutti i residenti del Golden State, inclusi individui privi dell’autorizzazione legale a vivere negli Stati Uniti. In effetti, eliminerebbe tutte le assicurazioni private, eccetto quelle per procedure non essenziali, come chirurgia plastica. Il disegno di legge approvato non include il meccanismo di stanziamento dei fondi per coprire le spese della sanità. Questo importante aspetto della nuova legge verrebbe considerato una volta avvenuta l’approvazione della Camera statale. Ciononostante alcune analisi ci offrono delle prospettive. Il Senate Appropriations Committee della California (Commissione stanziamenti del Senato) ci dice che i costi si aggirerebbero sui 400 milioni di dollari annui. La metà di questa cifra verrebbe da fondi già spesi dal governo federale e statale per la sanità e l’altra metà verrebbe fornita da una tassa del 15 per cento sul reddito dei californiani.
Un’analisi più accurata richiesta dalla California Nurses Association, l’associazione degli infermieri della California, portata a termine dal professor Gerald Friedman dell’Università del Massachusetts, giunge a conclusioni diverse. Le spese totali per la copertura sanitaria del disegno di legge californiano sarebbe di 330 miliardi di dollari. La spesa aggiuntiva necessaria per la copertura universale si aggirerebbe intorno ai 106 miliardi, che potrebbero essere forniti da una tassa del 2,3 per cento a carico dei datori di lavoro con fatturato superiore ai due milioni di dollari e un aumento del 2,3 per cento sugli acquisti.
Secondo un’altra analisi la California spende 367 miliardi attualmente per cure mediche e i nuovi fondi per coprire tutta la spesa oscillerebbero fra 50 e 100 miliardi di dollari.
In mancanza di cifre definitive, gli avversari non si sono pronunciati in massa in maniera aggressiva. Ciononostante le compagnie di assicurazione hanno già manifestato la loro opposizione, come pure gli interessi commerciali della California Taxpayers Association e la Camera di Commercio della California, che appena sentono parlare di tasse si schierano immediatamente contro. Dall’altra parte, invece, oltre alla California Nurses Association, la California Teachers Association (associazione dei maestri californiani), i sindacati ed i comuni liberal di San Francisco, Oakland e Berkeley hanno già espresso il loro sostegno.
L’idea di copertura sanitaria per tutti i cittadini è già stata considerata dal Vermont e dal Colorado dove è stata abbandonata per la preoccupazione delle tasse. Nello Stato di New York però una proposta simile a quella californiana è stata approvata dal Senato e adesso andrà alla Camera. Punto importante ovviamente è la posizione del governatore. A New York Andrew Cuomo con ogni probabilità si candiderà alle elezioni presidenziali nel 2020 e quindi non prenderebbe una posizione che oltrepassa una visione”centrista”, includendo il concetto di sanità universale solo in teoria.
Nel caso della California il governatore Jerry Brown non ha espresso finora grande entusiasmo. Il suo secondo ed ultimo mandato scade l’anno prossimo e i due candidati democratici con buone possibilità di sostituirlo, il vicegovernatore Gavin Newsome e l’ex sindaco di Los Angeles Antonio Villarraigosa, sono ambedue favorevoli. Newsome, infatti, da sindaco di San Francisco ha già messo in atto un sistema di sanità universale per tutti i residenti della città della baia.
Il disegno di legge californiano di sanità universale dovrebbe anche essere approvato dal governo federale prima di essere messo in pratica. Al momento ciò sembrerebbe improbabile, dato il controllo repubblicano a Washington, nonostante la promessa di sanità per tutti fatta da Donald Trump durante la campagna elettorale. La prospettiva di un esito favorevole di sanità per tutti però potrebbe essere promettente in California. Con 39 milioni di abitanti e un Pil che piazzerebbe il Golden State fra i primi sette Paesi al mondo, la California, con governatore democratico ed una super maggioranza democratica in ambedue le camere legislative, potrebbe creare un modello di sanità utile per tutto il Paese.
*Domenico Maceri docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com)
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