OSSERVATORIO AMERICANO/ Gli attacchi velati di Obama a Trump e i contrattacchi spregidicati di Trump a Obama

di DOMENICO MACERI* – 

È stato un presidente incompetente”. Così Donald Trump, parlando con giornalisti alla Casa Bianca, ha commentato il recente discorso di Barack Obama ai laureati del 2020. L’ex presidente non aveva nominato esplicitamente il suo successore ma aveva additato l’operato dell’attuale inquilino della Casa Bianca come completamente insoddisfacente.

Gli ex presidenti americani di solito tacciono sulla condotta di quelli che li seguono come commander-in-chief. Pochissime le eccezioni a questo comportamento. Va ricordato però che Theodore Roosevelt, il 26esimo presidente (1901-09), in un discorso del 1912, criticò aspramente la piattaforma e il servizio del suo successore William Taft (1909-13). Per il resto della storia presidenziale si era stabilita una “pace” fra ex presidenti e presidenti in carica, che è durata per molti anni.

Il 2020 è però diverso, non solo per la pandemia in corso, ma anche per la diversità dello stile e delle ideologie fra Trump e Obama. Il primo presidente afro-americano ha sottolineato nel suo discorso che, nonostante tutti i problemi della recente pandemia, i giovani devono essere ottimisti. L’America ha già sofferto tempi duri: schiavitù, altre pandemie, la Grande Depressione, e l’11 settembre. Obama ha rimarcato anche che l’America è uscita più forte dopo avere affrontato questi periodi bui. Il 44esimo presidente ha anche rilevato la necessità dei giovani di partecipare attivamente alla politica perché gli “adulti” che controllano il sistema stanno fallendo. Obama ha detto inoltre che i nuovi laureati non dovrebbero fare quello che “dà l’impressione di essere buono o conveniente” come fanno i bambini. Sfortunatamente, ha proseguito Obama, molti adulti fanno esattamente così comportandosi da bambini. Bisogna invece, sempre secondo il 44esimo presidente, che decidano da soli, basandosi su valori come l’onestà, il duro lavoro, la responsabilità, la giustizia, la generosità e il rispetto per gli altri.

Senza menzionare il nome, Obama si riferiva a tutte le qualità che mancano all’attuale presidente. La stoccata più profonda è emersa quando l’ex presidente ha parlato della pandemia che ha eliminato “ogni illusione che quelli al governo” sanno quello che fanno. “Non fanno nemmeno finta di governare”, ha continuato Obama, nonostante i loro “titoli pomposi”, additando Trump, senza però fare il nome del presidente in carica.

Trump  ovviamente non ha gradito e ha reagito come fa con chiunque non sia “gentile” con lui, ricorrendo all’attacco personale. I fatti però danno ragione al primo presidente afro-americano. La pandemia ha rivelato l’incompetenza di Trump. Con il 4 per cento della popolazione mondiale gli Stati Uniti hanno registrato quasi 1,6 milioni di contagi, ossia il 30 per cento del totale al mondo. La cifra dei decessi è alquanto sconcertante con quasi 94mila negli Usa, ossia il 29 per cento del totale mondiale. La pandemia ha anche massacrato l’economia con più di 36 milioni di disoccupati attualmente. Nel secondo trimestre del 2020 si prevede un tasso di disoccupazione del 14 per cento e un calo del Pil del 38 per cento.

L’economia, che doveva essere il cavallo di battaglia della rielezione di Trump, è sfumata, costringendolo ad amplificare gli attacchi per togliersi ogni responsabilità e incolpare gli altri della situazione.

Ecco come si spiegano i feroci tweet contro l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, a cui ha minacciato di togliere i contributi. Il Covid-19 è un virus cinese e dunque Trump ha sentenziato che la colpa è della Cina. E se mancano le attrezzature di protezione al personale americano della sanità la colpa è dei governatori. Rispondendo a una domanda di un giornalista se lui ha qualche responsabilità, il 45esimo presidente ha risposto che la sua performance merita un dieci tondo.

Con l’economia a pezzi, Trump sta facendo di tutto per accelerare la ripresa, incoraggiando gli Stati a riaprire, nella speranza di un miracolo per raggiungere cifre incoraggianti prima delle elezione presidenziali di novembre. Si tratta di un’eventualità poco probabile e dunque ha deciso che la strada migliore per la rielezione sarà quella di amplificare i suoi attacchi. Ecco come si spiega l’ultima sua teoria del complotto attribuita all’amministrazione del suo predecessore, che Trump ha già etichettato come Obamagate. Si tratterebbe, secondo l’attuale inquilino della Casa Bianca, di manovre che Obama avrebbe fatto usando la Fbi per le primissime indagini che hanno alla fine scatenato il Russiagate. Non vi è nulla di concreto ma poco importa. Trump spera che il semplice fatto di parlarne toglierà l’attenzione mediatica dalla pandemia e dalla sua disastrosa performance e intrappolerà anche Joe Biden, il suo rivale al voto di novembre. In effetti,

Trump sta cercando di ripetere quello che ha fatto nel 2016, ossia demonizzare la concorrenza. In questo caso però sarà più difficile perché è già stato al potere per quasi quattro anni e dovrà fare salti mortali per districarsi dalle sue responsabilità nella profonda crisi attuale. Una comparazione tra l’indice di gradimento di Trump e quello dei governatori ce lo chiarisce. Mentre buona parte dei leader statali ricevono “buoni voti” dai loro cittadini per il loro operato contro la pandemia, Trump si trova all’ultimo posto, secondo un recentissimo sondaggio, accompagnato dal governatore della Georgia, Brian Kemp, il quale ha seguito la stessa strada , incurante del presidente nell’affrontare il Covid-19. I sondaggi che contano, però, sono quelli degli Stati in bilico; ma anche qui le notizie sono poco promettenti per Trump. Gli attacchi dell’attuale inquilino della Casa Bianca al suo predecessore si riveleranno controproducenti. Obama rimane molto popolare tra gli elettori democratici ma anche tra gli americani in generale. Con gli elettori afro-americani rimane popolarissimo. Attaccare Obama non farà altro che stimolarli a presentarsi alle urne votando in massa contro Trump.

*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com). 

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