di DOMENICO MACERI* – “Se Disney vuole fare a pugni, ha scelto l’uomo sbagliato”. Queste le parole bellicose di Ron DeSantis, governatore della Florida, in un messaggio ai suoi sostenitori a cui chiedeva contributi finanziari. Il governatore della Florida gonfiava il petto per reiterare la recente battaglia contro i dirigenti di Disney World i quali avevano avuto la temerità di criticare alcune leggi anti-gay approvate recentemente dal Sunshine State.
Per punire Disney World e l’opposizione alla legge “Parental Rights in Education” (Diritti dei genitori nell’istruzione), chiamata informalmente “Don’t say gay” (Proibito dire gay), DeSantis e la legislatura repubblicana hanno approvato una nuova legge che elimina il regime fiscale di cui Disney World usufruisce da 55 anni.
I conflitti fra DeSantis e la Walt Disney Company sono emersi per la politica di ultra destra messa in atto da DeSantis. Il governatore della Florida aveva aspramente criticato la decisione dell’amministrazione di Disney World di imporre l’obbligo dei vaccini ai suoi dipendenti. Per DeSantis era una violazione ai diritti individuali. La posizione di Disney World contro la legge anti-gay è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso per DeSantis. La legge per punire Disney World toglierà la libertà all’azienda dei parchi di divertimento nella zona a sud-ovest di Orlando di amministrare le proprietà senza interferenza del governo. Il cambiamento ridà al governo il diritto di gestire il modo in cui le proprietà saranno amministrate anche se non potrebbe trattarsi di una vittoria per i cittadini delle due contee che assumeranno le nuove mansioni. Secondo un’analisi del Miami Herald potrebbe essere oneroso ai cittadini i quali vedrebbero un aumento di tasse di circa 2 mila dollari annui per l’effetto della nuova legge. Il provvedimento anti-Disney World entrerà in vigore nel mese di luglio del 2023 purché non vi sia appello dai dirigenti dell’azienda poiché potrebbe essere incostituzionale.
La scesa in campo politico non è azione tipica per le aziende che di solito si limitano a contribuire fondi ai partiti con l’obiettivo di ottenere benefici fiscali. L’aumentato estremismo del Partito Repubblicano degli ultimi tempi ha spinto non poche corporation a prendere le dovute distanze abbracciando cause sociali vicine alla sinistra che riflettono in grande misura i cambiamenti del Paese. Infatti, le corporation tendono a essere alleate naturali dei conservatori anche se quelle più astute contribuiscono anche ai democratici.
Walt Disney, il fondatore, era molto conservatore ed era stato persino contrario ai sindacati. L’ideologia di Disney era quella di promettere una fuga della realtà ai visitatori dei suoi parchi e pubblico cinematografico e televisivo. Negli anni 60 e 70 Disney era criticata per essere conservativa. Negli ultimi tre decenni, però, dopo la morte del fondatore Walt, gli eredi hanno lasciato fare ai dirigenti e poco a poco avvennero notevoli cambiamenti spostando l’azienda verso posizioni più progressiste. Nel 1995 dopo avere annunciato che i benefici sanitari sarebbero estesi a tutti i loro dipendenti incluso i gay, l’azienda di Walt Disney fu boicottata da gruppi di cristiani conservatori. La Walt Disney non aveva fatto altro che seguire la strada tracciata da altri studio a Hollywood. Il boicottaggio però ebbe poco successo anche se all’inizio sembrava che i 20 milioni di questi fedeli avrebbero danneggiato severamente l’azienda degli spettacoli. Poco a poco il boicottaggio si dissipò e non vi furono conseguenze negative.
Tutto ci fa pensare che adesso emergerà un simile esito. La legge anti-Disney è stata approvata frettolosamente senza nessuna lungimiranza. Consiste di solo due pagine di testo e non include dettagli per la transizione dall’amministrazione di Disney alle due contee di Osceola e Orange che erediterebbero la gestione e la responsabilità per i servizi. I funzionari di queste due contee hanno espresso preoccupazioni poiché con ogni probabilità dovrebbero aumentare le tasse a tutti i loro cittadini per coprire gli eventuali costi. DeSantis non ha nemmeno preso in considerazione che Disney World è il più importante singolo datore di lavoro nello Stato. Contribuisce notevolmente al turismo poiché attira milioni di turisti che spendono soldi in tanti altri alberghi, ristoranti, ed altri luoghi di intrattenimento una volta che vengono in Florida.
C’è inoltre un altro intoppo. Il contratto che stabilisce il distretto speciale di Disney World include una clausola secondo cui i debiti dell’azienda dovrebbero essere coperti dal governo della Florida. Al momento però non si sa se la legge entrerà in vigore come dovrebbe poiché Disney potrebbe intraprendere azioni legali e farla dichiarare illegale dal sistema giudiziario. A lungo andare, però, la storia si ripete, come ha spiegato Mark Pinsky, autore di “The Gospel According to Disney” (Il Vangelo secondo Disney). In un’intervista alla Public Broadcasting System (Pbs, la televisione pubblica) Pinsky ha chiarito che se DeSantis sembra avere vinto la prima battaglia la guerra è lunga. Secondo lui, governatori e presidenti vanno e vengono, ma alla fine, come nel caso del boicottaggio del 1995, Disney la spunterà. Dopotutto Topolino continua a vivere sano a vegeto non solo in Florida ma in tutte le parti del mondo.
*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@hotmail.com).
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