di DOMENICO MACERI* – “Se davvero li volete fare impazzire, dite altri 12 anni”. Così Donald Trump rispondeva ai suoi sostenitori che urlavano “altri quattro anni” in un suo recente comizio, inneggiando a un secondo mandato. La costituzione americana, come si sa, parla chiaro sul numero di mandati del presidente. Il ventiduesimo emendamento, approvato nel 1947 e ratificato nel 1951, limita i mandati presidenziali a due, per un totale di otto anni. I dodici anni di Trump dunque sembrano una barzelletta, ma l’attuale inquilino della Casa Bianca non scherza mai. Ce lo ha confermato il suo ex avvocato Michael Cohen in una recente intervista alla Msnbc, dicendo che Trump non ha il senso dell’umorismo.
I comportamenti e la politica di Trump ci confermano che il 45esimo presidente possiede qualità che spesso infrangono non solo le tradizioni democratiche ma anche le leggi americane e lo avvicinano a leader autocratici per i quali spesso dimostra ammirazione. Vladimir Putin e Kim Jong-un vengono subito alla mente come leader che fanno il bello e cattivo tempo nei loro Paesi e che godono dell’ammirazione di Trump. Proprio recentemente l’attuale inquilino della Casa Bianca ha violato la legge Hatch, che proibisce agli impiegati federali di fare campagna politica durante le loro ore lavorative ma vieta altresì l’uso delle proprietà pubbliche pagate dai contribuenti. Trump, come si è visto, ha accettato la nomination del Partito Repubblicano proprio da uno dei prati della Casa Bianca. Un atto illegale ma anche storico poiché non si era mai visto prima. Commentando la violazione, però, Mick Mulvaney, capo di gabinetto di Trump, si è burlato della legge dicendo che non interessa a nessuno.
Le regole non si applicano a un presidente con tendenze autoritarie specialmente perché gli unici capaci di giudicare le azioni del presidente americano sono la Camera e il Senato. Va ricordato che la Camera, dominata dai democratici, ha votato per il suo impeachment per la questione dell’Ucrainagate ma poi il Senato, dominato dai repubblicani, lo ha assolto. Le leggi vengono sorvolate e proprio questa settimana veniamo a sapere che il ministero di Giustizia si assumerà l’incarico di difendere Trump dall’accusa di strupo denunciata da E. Jean Carroll. William Barr si riconferma sempre più ministro di Giustizia personale di Trump e non del Paese.
L’infrazione delle leggi riflette una politica autoritaria tipica di Paesi con leader spesso ammirati da Trump come la Russia e la Corea del Nord. Il 45esimo presidente ambisce a imitarli, come ci rivela anche la sua politica, per caldeggiare il caos e autoproclamarsi difensore della patria. Le manifestazioni razziali degli ultimi mesi che continuano in parecchie città americane gli hanno offerto la scusa. Trump si è proclamato il presidente dell’ordine e della legge nonostante il fatto che è proprio lui a infrangerla. La stragrande maggioranza dei manifestanti sono stati pacifici ma una piccolissima minoranza ha causato danni, attirando l’attenzione di Trump. L’attuale inquilino della Casa Bianca ha descritto queste situazioni come caos, al quale lui porrà fine. Si tratta, secondo lui, di città ripiene di immigrati, illegalità, infestate da criminali, che vanno fermati. Secondo lui, i sindaci democratici che controllano queste metropoli non riescono a risolvere la situazione. Dunque se ne incaricherà lui con forze federali. Quando poi avvengono scontri fra manifestanti di destra e di sinistra Trump si schiera ovviamente con i suoi sostenitori anche quando questi vengono accusati di omicidi. In Wisconsin, per esempio, un diciassettenne, armato fino ai denti con mitra ottenuto illegalmente, ha ucciso due manifestanti senza ricevere nessuna condanna da Trump. Quando poi alcuni manifestanti rompono finestre o fanno qualche altra attività illegale l’attenzione di Trump si fa viva.
Alimentando la paura dei pericoli delle città Trump si dichiara il difensore delle donne nei sobborghi, asserendo che non permetterà a questo caos di diffondersi nelle zone sicure della società. Cercare di capire le ragioni per le manifestazioni pacifiche non aiuta la politica autoritaria di Trump e quindi non gli interessa. Lo scontro, per i leader autoritari, è indispensabile. Alla convention del Partito Repubblicano Trump è stato persino descritto come il difensore della civiltà occidentale grazie alla sua campagna politica fondata sull’obiettivo di ritornare all’America degli anni 50. In questo sforzo il 45esimo presidente ha persino preso la parte di difensore delle statue dei confederati, che non solo persero la guerra ma tradirono la nazione con i loro sforzi per tentare di separarsi dall’Unione.
Se Trump parla dunque di tradizione e legalità si riferisce a una visione non condivisa. L’attuale inquilino della Casa Bianca promuove l’illegalità. Dopo avere condotto una campagna contro il voto per corrispondenza perché secondo lui facilita la frode elettorale, Trump ha persino incoraggiato un gruppo di sostenitori a votare due volte, una per corrispondenza e l’altra in presenza. Così ritiene di poter trovare conferma alla sua avversione verso il voto per posta. Il problema è ovviamente che un presidente che si definisce “paladino della legge e dell’ordine” non dovrebbe incentivare le infrazioni. Votare due volte, però, non è solo difficile ma anche pericoloso perché quei pochissimi che cercano di farlo di solito vengono beccati e vanno inontro a ingenti multe e persino al rischio di andare a finire in carcere per degli anni.
Trump sa benissimo che i sondaggi lo danno perdente e quindi si sta preparando con le sue attività a un possibile caos elettorale in cui il conteggio dei voti prenderà molto tempo a causa del notevole incremento del voto per corrispondenza a causa del Covid-19. Il 45esimo presidente ha caldeggiato il caos dichiarando che non è sicuro che accetterà un risultato negativo affermando in non poche occasioni che solo un’elezione truccata potrà trasformarsi in una sua sconfitta. In caso di tale esito non si sa esattamente che cosa succederebbe. Alcuni, come il professore Jason Stanley della Yale University, vedono chiari parallelismi fra questi comportamenti di Trump e le situazioni europee che condussero al fascismo e al nazismo. Stanley ha pochi dubbi che il 45esimo presidente rinuncerebbe ad approfittare di un caos elettorale per cercare di prendersi pieni poteri, copiando leader autoritari di altri Paesi. Cohen, l’ex avvocato, prende sul serio la minaccia di Trump di far durare 12 anni il suo mandato presidenziale. Altri invece sperano in una vittoria schiacciante di Joe Biden, che non lascerebbe spazio a un’interpretazione pericolosa di Trump dell’esito elettorale.
*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com).
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