di DOMENICO MACERI* – “È l’elezione più importante per Donald Trump. Ha identificato Brian Kemp come il pericolo numero uno”: così Chris Christie, ex governatore del New Jersey, poco prima delle recenti primarie in Georgia, dove l’ex presidente non era candidato. Ciononostante due surrogati di Trump lo erano: David Perdue, sfidante di Brian Kemp per la carica di Governatore e Jody Hice, sfidante di Brad Raffensperger per la carica di Segretario di Stato. Difficile determinare quale dei due fosse più odiato dall’ex presidente. Kemp e Raffensperger lo avevano ambedue “tradito” alle elezioni del 2020 poiché il primo si era rifiutato di usare i suoi poteri di governatore per ribaltare l’esito elettorale che aveva visto Joe Biden sconfiggere Trump con un margine di 11mila voti. Il secondo forse più memorabile perché si rifiutò di “trovare” 11mila voti per fargli vincere l’elezione del Peach State.
Coloro che “tradiscono” Trump vengono insultati, minacciati, e, se candidati politici, poi sfidati dall’ex presidente. Non direttamente. Il metodo di Trump consiste nello scegliere surrogati che sfideranno questi avversari meritevoli di punizioni, sconfiggendoli alle urne con il suo potere politico. L’ex presidente aveva offerto il suo endorsement a Perdue che ha perso contro Kemp (21% vs. 73%) e Hice che è stato sconfitto da Raffensperger (33% vs. 52%). Nessuno dei due vincitori dovrà andare al ballottaggio.
Kemp e Raffensperger sono riusciti ad avere la meglio sui loro avversari anche se nessuno dei due ha inveito contro Trump durante la campagna elettorale. Entrambi sanno che l’ex presidente conserva una forte popolarità. Raffensperger però in campagna elettorale ha spiegato che Trump ha perso in Georgia nel 2020 perché quasi 30mila elettori hanno saltato la corsa presidenziale nella scheda elettorale ma hanno votato per i candidati repubblicani nelle altre corse. In effetti, la sconfitta di Trump è stata legittima. L’ex presidente ha ovviamente fallito nel suo tentativo di punirli alle recenti primarie, rivelandoci in questo modo che il suo controllo del Partito Repubblicano è in discesa. Sia Kemp che Raffensperger hanno beneficiato del supporto dell’establishment repubblicano rappresentato in primis da Mike Pence, ex vice presidente, ma anche da Doug Ducey, governatore dell’Arizona, Pete Ricketts, governatore del Nebraska, e Christie, ex governatore del New Jersey.
Trump però ci ha provato facendo qualcosa che non è tipico per lui. Ha speso quattrini del suo “tesoro”, fondi procurati da sostenitori per il suo Pac Save America per assistere Perdue. Inoltre ha fatto campagna politica per i suoi surrogati anche se ha ammesso che sconfiggere un governatore in carica come Kemp era difficile. L’establishment del Gop (Grand Old Party) della Georgia ha sostenuto finanziariamente gli avversari dei candidati di Trump.
Le vittorie schiaccianti di Kemp e Raffensperger sono importanti perché ci indicano che l’endorsement di Trump non si traduce necessariamente in esito elettorale positivo, anche se in alcuni casi può rivelarsi indispensabile. Lo si è visto nelle primarie repubblicane per il Senato il mese scorso in Ohio dove J.D. Vance è riuscito ad avere la meglio in buona parte per il sostegno di Trump. D’altra parte, nelle primarie senatoriali della Pennsylvania, Mehmet Oz, il prescelto di Trump, non ha vinto, anche se al momento avrebbe un lieve vantaggio sul suo avversario Dave McCormick. L’esito finale è ancora incerto e si dovrà ricorrere a un riconteggio dei voti. Inoltre anche in Idaho, la candidata prescelta da Trump per governatore, Janice McGeachin, è stata sconfitta dall’attuale governatore Brad Little.
Trump però con la solita spavalderia ha detto che l’80% dei suoi prescelti ha vinto. Ciò è vero solo in parte, anche perché alcuni di quelli che hanno ricevuto il suo endorsement erano candidati senza avversari ed altri correvano con i soliti vantaggi di legislatori in carica.
La Georgia non ha rifiutato tutti i candidati prescelti da Trump poiché Herschel Walker, che ha ricevuto la “benedizione” dell’ex presidente, ha vinto le primarie per il Senato. Walker, noto come ex giocatore di football americano senza nessuna esperienza politica, potrebbe però rivelarsi un grande vantaggio per i democratici. Va ricordato che nell’elezione del 2020 i due seggi della Georgia sono stati vinti dai democratici, in parte per lo scoraggiamento di Trump nel galvanizzare l’elettorato repubblicano con la sua campagna di elezioni truccate nel Peach State. Walker ha anche altri problemi poiché ha ammesso di soffrire di personalità multiple ed è stato accusato di violenza ai danni della moglie. Inoltre non ha partecipato a dibattiti nelle primarie. Ha anche problemi finanziari con solo 7 milioni di dollari di contributi comparati a 23 milioni del suo avversario democratico Raphael Warnock. Warnock, eletto al Senato nel 2021, si sta rivelando ottimo politico con notissime doti oratorie. Al momento i sondaggi danno però Walker leggermente avanti (47% a 46 %).
La Georgia non ha sorriso dunque a Trump alle recenti primarie. Ma i guai dell’ex presidente non finiscono qui nel Peach State. Il 2 maggio un gran giurì speciale è stato formato per investigare sulle possibili interferenze dell’ex presidente nell’elezione presidenziale del 2020 in Georgia.
Trump ha in un certo senso riconosciuto la sua sconfitta. Un articolo del Washington Post ci informa che l’ex presidente starebbe considerando di annunciare anticipatamente la sua candidatura presidenziale per il 2024 mirando a sbarazzare il campo da possibili rivali. Lo preoccuperebbero alcuni come Pence, Ron DeSantis, governatore della Florida, e Christie. I suoi consiglieri lo avrebbero dissuaso, convincendolo, almeno per il momento, ad aspettare gli esiti elettorali di midterm del mese di novembre. Comunque vada però sarebbe improbabile che tutti si facessero intimorire. Pence, nel suo intervento in favore di Kemp il giorno prima delle primarie, ha dichiarato che un voto per l’attuale governatore “invierebbe un messaggio assordante a tutta l’America che il Partito Repubblicano” rappresenta il futuro. Un futuro in cui Trump dovrebbe mettersi da parte.
*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.
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