di DOMENICO MACERI* – “Tutti i membri del Partito Democratico e quello Repubblicano che vogliano servire nella Commissione Affari Esteri saranno tenuti ai massimi standard di condotta a causa della sensibilità e sicurezza nazionale” . Con queste parole il parlamentare repubblicano Michael Guest (Missouri) ha ribadito l’importanza della professionalità necessaria prima che la Camera votasse sull’espulsione di Ilhan Omar dalla Commissione. Il “peccato” di Omar (che le è costata l’espulsione con 218 voti contro 211) è stato quello di avere fatto dichiarazioni considerate anti-semitiche nel 2019. La Omar, commentando il potere economico dell’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), aveva criticato la potente lobby pro-Israele accusandola di “comprarsi” i parlamentari. I commenti non fecero sorridere l’allora speaker della Camera, Nancy Pelosi, ed altri vertici del partito, i quali le fecero notare che aveva sbagliato. La Omar se ne rese conto e offrì le dovute scuse. Nessun problema per lei con l’allora controllo democratico della Camera.
Adesso però con la nuova maggioranza repubblicana si tratta di un’altra storia. La Omar, parlamentare democratica del Minnesota con una visione troppo liberal per alcuni, ha attirato il rancore dei repubblicani, non solo per i commenti anti-Israele, ma anche per il suo background e visibilità alla Camera. La Omar è musulmana e ne va fiera. La si vede al Congresso sfoggiando il suo hijab e qualcosa non quadra con la sua presenza ai suoi colleghi repubblicani. Le sue opinioni sono state una scusa per l’espulsione che all’inizio non avevano il supporto unanime dei parlamentari repubblicani ma poi Kevin McCarthy è riuscito a mantenere la loro compattezza promettendo una nuova commissione bipartisan che studi questi tipi di casi in futuro.
La Omar è altamente qualificata per servire nella Commissione Affari esteri per le sue esperienze personali che mancano alla stragrande maggioranza dei parlamentari democratici e repubblicani. Nata in Somalia, la Omar fu costretta ad abbandonare il suo Paese all’età di 8 anni fuggendo dalla guerra civile nel suo Paese. Dovette passare 4 anni in un campo di profughi in Kenya trasferendosi poi con la sua famiglia negli Usa nel 1997. Fu eletta alla Camera nel 2018, rieletta nel 2020, e di nuovo nel 2022. Nota come membro della “squad” di parlamentari ultra liberal a fianco di Alexandria Ocasio Cortez (New York), Rashida Tlaib (Michigan), e Ayanna Pressley (Massachusetts), la Omar vede con occhi benevoli la causa palestinese. Il fatto che appaia visibilmente musulmana e la sua vicinanza alle altre parlamentari della “squad” le ha causato non pochi problemi. Come tutte le altre, è stata minacciata di morte e deve fare attenzione per la sua incolumità. Recentemente ha diffuso l’audio di un individuo che ha promesso di ucciderla se non se ne ritorna al suo Paese di origine.
Se la Omar ha chiesto scusa per il suo sbaglio parecchi parlamentari repubblicani non hanno seguito la stessa strada ma con la nuova maggioranza del loro partito alla Camera sono stati “riabilitati”. Paul Gosar, per esempio, parlamentare dell’Arizona, fu censurato e espulso dalle sue commissioni alla Camera nel 2021 quando era speaker Nancy Pelosi. Ha partecipato all’insurrezione con gli assalti al Campidoglio il 6 gennaio 2021. Per queste sue attività estremiste e pericolose tre dei suoi fratelli hanno fatto richiesta che lui sia espulso dalla Camera. Gosar aveva rilasciato un video di cartoni animati in cui egli uccide Ocasio Cortez e minaccia il presidente Joe Biden. Marjorie Taylor Green ha anche lei minacciato le sue colleghe ed ha fatto dichiarazioni complottiste seguendo la linea del sito estremista QAnon. Ha auspicato l’esecuzione di Nancy Pelosi. Per le sue attività e idee estremiste nel 2021 è stata espulsa dai suoi incarichi in seno a commissioni con un voto di tutti i parlamentari democratici e 11 repubblicani. Ha persino qualificato George Soros, un uomo di affari ultra ricco di religione ebraica, sopravvissuto all’olocausto, di essere nazista. La Green continua con la sua condotta abominevole e proprio durante il discorso di Biden al Congresso sullo Stato dell’Unione ha gridato davanti a tutti dando del “bugiardo” all’attuale presidente.
L’espulsione di Omar dalla Commissione Esteri richiedeva un voto dell’intera Camera. McCarthy però ha anche espulso due parlamentari della Commissione Intelligence, Adam Schiff e Eric Swalwell, ambedue della California accusandoli di avere rivelato informazioni riservate. In questo caso l’intera Camera non doveva votare. L’Fbi ha investigato e secondo il Washington Post nulla di vero è stato scoperto. Schiff e Swalwell hanno dichiarato che la loro espulsione si deve alla loro attiva partecipazione nel primo impeachment di Donald Trump con cui McCarthy continua a mantenere buoni rapporti. L’ultimissima patata bollente repubblicana è ovviamente George Santos, bugiardo seriale, il quale si è autosospeso dal partecipare alle commissioni. Ha imbarazzato tutti, persino il senatore Mitt Romney, senatore repubblicano (Utah), uno dei pochi repubblicani a continuare a credere a un certo decoro. Romney si è incontrato al Congresso con Santos durante il discorso di Biden sullo Stato dell’Unione e gli ha detto che lui non “merita di essere lì”. Santos avrebbe ribattuto di andarlo a dire ai 142 mila newyorkesi che lo hanno votato. Alcuni di loro però si sono recati a Washington con una petizione rivolta a McCarthy perché espella Santos. Considerando la esile maggioranza, il neo speaker ci sta riflettendo seriamente, ma non sarebbe propenso a farlo.
Omar è stata espulsa ingiustamente per avere espresso un’opinione politica che si può condividere o no. Difatti spesso si sentono asserzioni di alcuni politici che accusano i colleghi di essere stati comprati da una lobby, ma non vengono espulsi dai loro incarichi. E lei commenta: “Non sono venuta al Congresso per rimanere silenziosa….la mia assenza da questa commissione per due anni non sarà diminuita. La mia voce diventerà più forte e la mia leadership sarà celebrata nel resto del mondo come lo è già stato”.
*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.
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