“Se non mi votate come prima scelta, votatemi come seconda scelta”. Così si è espressa Mary Peltola, unica parlamentare dell’Alaska nella recente campagna per la sua rielezione. Nel Last Frontier State si usa un sistema elettorale con voto preferenziale in cui gli elettori votano per un candidato come loro prima opzione e ne scelgono un secondo nei casi spesso frequenti in cui nessun candidato oltrepassa la soglia del 50%. In queste situazioni scatta il ballottaggio mediante il quale i voti di seconda scelta nelle preferenze del terzo e altri candidati vanno ad aggiungersi al totale dei primi due finalisti. La Peltola, infatti, era riuscita a spuntarla nell’elezione speciale dell’Alaska l’anno scorso proprio coi voti ricevuti come seconda scelta. 19 mila voti della seconda scelta del terzo arrivato, il repubblicano moderato Nick Begich III, furono aggiunti alle prime scelte di Peltola per un totale di 91 mila voti. L’avversaria principale di Peltola, Sarah Palin, nota per essere stata candidata a vicepresidente di John McCain nel 2008 e supportata da Donald Trump, aveva ricevuto 59 mila voti (prima scelta) e 27 mila di Begich come seconda scelta, per un totale di 85 mila.
Nell’elezione dell’8 novembre di quest’anno la Peltola è in prima posizione con il 48%, Palin seconda con il 26% e Begich terzo con il 24%. Tutti i voti non sono ancora stati contati ma la candidata democratica Peltola è prevista vittoriosa grazie alla stessa procedura vistasi nel 2021. Si crede che le seconde scelte la piazzeranno oltre la soglia del 50%.
Una simile situazione è in corso per il seggio al Senato poiché nessuna delle tre candidate principali ha la possibilità di ottenere il 50%. Lisa Murkowski, attuale senatrice repubblicana, odiata dall’ex presidente per avere votato a favore della condanna nel suo secondo impeachment nel febbraio del 2021, ha il 43,3% dei voti. Kelly Tshibaka, repubblicana, sponsorizzata da Trump, ha il 42,7%. Segue la democratica Patricia Chesbro con il 10%. Tutti si aspettano che una stragrande maggioranza delle seconde scelte della Chesbro andranno alla Murkowski poiché rappresenta la repubblicana moderata invece dell’estremista Tshibaka.
Il voto alternativo in Alaska ci dimostra che possono beneficiarne candidati democratici o repubblicani moderati, come testimoniano i casi di Peltola e Murkowski. Presenta inoltre notissimi vantaggi perché abbraccia candidati usando coalizioni che si allontanano dal clima tossico divisivo. Incoraggiano la mediazione e riflettono una democrazia più ampia di quella spesso vista dei nostri giorni con maggioranze risicate che impediscono di governare. Le recenti elezioni di midterm americane ce lo confermano. I democratici hanno mantenuto la loro maggioranza al Senato ma hanno perso quella alla Camera. In ambedue casi le smilze maggioranze creeranno continui stalli a Washington, rendendo il presidente Joe Biden anatra zoppa nei due anni di presidenza che gli rimangono.
Il voto alternativo non favorisce nessun partito e guardando alla storia sarebbe stato utilissimo. Nell’elezione presidenziale americana del 1992 Ross Perot, candidato indipendente, ricevette il 19% dei voti. Si crede che la stragrande maggioranza di questi sarebbero andati a George H. W. Bush il quale ricevette il 37%. Vinse Bill Clinton con il 43% dei consensi. In un altro caso storico di nuovo con George Bush, figlio, nel 2000, Ralph Nader, candidato indipendente, ricevette 97 mila voti in Florida. Bush vinse il Sunshine State con un margine di soli 537 voti su Al Gore. Si crede che la stragrande maggioranza dei voti di Nader sarebbero andati a Gore, il quale sarebbe stato eletto presidente.
Il sistema di voto alternativo con seconde scelte usato in Alaska esiste anche in altri Stati come la città di Portland in Oregon, Seattle nello Stato di Washington, e New York City. Si tratta in generale di regioni del Paese con tendenze liberal eccetto per l’Alaska che pende a destra. Lo Stato dello Utah, però, poco diverso politicamente dall’Alaska, sta anche esplorando il voto alternativo come pure il Colorado, Stato turchino, ossia con tendenze alternanti fra repubblicani e democratici.
Una delle critiche al voto alternativo viene sostenuta dalla destra vedendolo più complesso per gli elettori. Ciò è vero ma una componente del voto alternativo con seconde scelte è quella di eliminare seconde elezioni di ballottaggio per superare la soglia del 50% come avverrà in un caso di queste elezioni in Georgia. Infatti, dato che né Raphael Warnock né Herschel Walker hanno superato la soglia del 50% si andrà al ballottaggio il 6 dicembre. Si tratta di un’altra elezione che sarebbe stata evitata con il voto alternativo facendo risparmiare tempo e quattrini.
Il clima politico americano negli ultimi anni è divenuto tossico con tendenze concentrate semplicemente sulla vittoria senza preoccuparsi di governare in modo bipartisan. I recenti risultati dell’elezione di midterm con maggioranza risicata democratica al Senato e repubblicana alla Camera fanno intravedere continui stalli. La leadership repubblicana alla Camera ha già preannunciato la sua agenda che consisterà di indagini su Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente, per presunti affari legati al padre. Non c’è nulla di vero, ma poi non si deve dimenticare che la grande menzogna dell’elezione rubata sostenuta da Trump a buona parte dei repubblicani continua a dominare l’agenda di parte invece di spostarsi a un’agenda bipartisan per il bene del Paese. Il narcisismo dell’ex presidente, combinato al suo potere di intimidire buona parte dei membri del suo partito, lascia poche speranze, continuando a minare la democrazia. Il voto alternativo potrebbe essere la strada a compromessi, indispensabili per la sopravvivenza dei sistemi democratici. In caso contrario le continue tensioni delle democrazie occidentali fanno sorridere i regimi autoritari come quelli capitanati da Vladimir Putin e Xi Jinping, i quali asseriscono la superiorità dei loro sistemi.
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