di DOMENICO MACERI* – “Non vogliamo endorsement di persone che negano l’esistenza del riscaldamento globale e che cercano di ostacolare il voto della gente”: con questo tweet Bill Clinton metteva le dovute distanze fra la moglie e il possibile appoggio di Charles Koch. Il miliardario conservatore, grande finanziatore dei repubblicani, in un’intervista concessa alla Abc News ha dichiarato la sua delusione per i candidati del Gop e il suo possibile supporto ad Hillary Clinton.
Allontanarsi dagli ultra ricchi per Hillary Clinton è comprensibile specialmente per l’accusa di Bernie Sanders, suo avversario nella corsa alla nomination, che lei è troppo legata a Wall Street considerando i fondi ricevuti dai benestanti. Non è l’unica “macchia” per l’ex first lady, la quale, con le sue quattro recenti vittorie nelle primarie del Nordest, si è avvicinata alla nomination e a un probabile scontro con Donald Trump a novembre.
Un sondaggio della Nbc-Wall Street Journal ci dice che solo il 32% vede la Clinton in termini positivi contro il 56% in termini negativi. Meglio di Trump (24% positivi, 65% negativi) e anche meglio di Cruz (26% positivi, 49% negativi). Nel caso di Trump i negativi delle donne raggiungono il 70 per cento e quelli dei latinos l’80 per cento.
Ciononostante, negli scontri diretti con Trump e Cruz, Hillary ne esce in entrambi i casi vincitrice secondo i sondaggi attuali di Real Clear Politics anche se Bernie Sanders sconfiggerebbe anche lui questi due ma in modo più ampio.
Sanders però, considerando le ultimissime primarie, vede la sua possibile vittoria della nomination democratica sempre più lontana. Il senatore del Vermont ha vinto le primarie in Rhode Island ma il conteggio dei delegati gli sbarra matematicamente il cammino verso la vittoria. Ciononostante, malgrado alcune voci abbiano già suggerito che dovrebbe gettare la spugna, lui continua la corsa. Subito dopo le recenti primarie nel Nordest Sanders ha detto che andrà alla Convention “con il maggior numero possibile di delegati per lottare per una piattaforma progressiva”.
L’ex first lady ha già dato – con l’inizio della ricerca di un vicepresidente – un segnale per dimostrare che ritiene di avere la nomination in tasca . Lo staff della Clinton ha iniziato a preparare una lista di venti possibili candidati per la vicepresidenza. La decisione finale si avrà però dopo la convention repubblicana a Cleveland.
La Clinton dovrà tuttavia prendere in considerazione i sostenitori di Sanders, alcuni dei quali digeriranno male l’eventuale sconfitta del loro beniamino. Non si prevedono però grosse battaglie alla convention democratica. Non sono avvenute per esempio nel 2008 quando l’ex first lady fu sconfitta da Barack Obama e lei divenne paladina dell’unione del partito che elesse l’attuale inquilino della Casa Bianca. Una comparazione fra 2008 e 20016 rivela però alcune differenze: nelle primarie del 2008 le distanze fra Obama e la Clinton non erano così marcate, trattandosi di due centristi con lievi sfumature leggermente a sinistra o a destra. Nel 2016 la sterzata progressista di Sanders comporta notevoli differenze che in un modo o nell’altro andranno a finire nella piattaforma democratica anche se non totalmente.
La sfida per la Clinton sarà di non alienare i sostenitori di Sanders, non pochi dei quali la vedono con sospetto. Lei è però la più qualificata, come ci rivelano le sue esperienze di first lady, senatrice dello Stato di New York e poi segretario di Stato nell’amministrazione di Obama. Una volta finite le primarie, le comparazioni con l’eventuale avversario repubblicano ridurranno anche il numero di coloro che attualmente la vedono in termini negativi.
La stessa sera delle sue cinque vittorie nelle primarie del Nordest Trump ha cominciato a scoccare le sue frecce contro l’ex first lady vedendola come la sua presunta rivale all’elezione generale. Il magnate di New York ha insultato la Clinton dicendo che “se lei fosse un uomo non avrebbe nemmeno il cinque per cento dei voti”. Si rimangerà queste parole quando molto probabilmente a novembre la prima donna a conquistare la Casa Bianca lo sconfiggerà sonoramente.
*Domenico Maceri Docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com)
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