di DOMENICO MACERI* – «Si tratta di un nuovo tentativo di sottoporre il presidente a un altro impeachment»: ecco come la conduttrice della Fox News, Trish Regan, ha bollato le posizioni di alcuni leader democratici che avevano criticato la condotta del presidente Donald Trump nell’affrontare il coronavirus. La Regan ha esagerato talmente che la Fox News ha deciso di sospenderla. Il troppo è troppo anche per la rete di Rupert Murdoch, che sostiene a spada tratta l’attuale inquilino della Casa Bianca.
Da parte sua Trump ha anche lui sottovalutato la serietà del virus creando un clima di insicurezza con le sue asserzioni lontanissime dalla realtà. Ci si aspetta che, quando il presidente del Paese più potente al mondo parla, le sue parole riflettano una realtà condivisibile. Il 45esimo presidente però da candidato e nei suoi tre anni di mandato si è creato una reputazione le cui parole e la realtà obiettiva sono spesso lontanissimi parenti.
Nel caso del coronavirus Trump aveva detto all’inizio che si trattava di una cosa poco grave, citando un unico caso di una vittima che veniva dalla Cina. Tutto andrà bene, aveva asserito Trump verso la fine del mese di gennaio. Solo pochi giorni dopo il 45esimo presidente aveva detto che l’America aveva bloccato il virus e che la Borsa andava molto bene. Il problema sarebbe scomparso, anche perché, asseriva il presidente americano, siamo vicinissimi alla scoperta di un vaccino. In ogni modo il virus sarebbe scomparso come “per miracolo”, esattamente in modo analogo a tutti gli altri virus, non appena il tempo sarebbe migliorato. Trump ha cercato di esaltare il basso numero di casi positivi in America e garantendo che tutto stava andando a gonfie vele.
Dagli inizi del mese di marzo Trump però ha cominciato a capire che si trattava di una situazione seria senza tuttavia deviare dalle sue infondate asserzioni. Il presidente ha detto che chiunque volesse un tampone lo avrebbe trovato facilmente. In una sua visita al CDC (Center for Disease Control) il presidente si è persino congratulato, asserendo, senza prove, che tutti i medici sono sorpresi della sua grande conoscenza del problema-virus.
La situazione si è però aggravata e Trump si è visto costretto a fare un discorso televisivo due settimane fa per dimostrare la sua serietà nell’affrontare la crisi sanitaria che continuava ad allarmare molti, ma non tutti, gli americani. Nel suo breve discorso, leggendo dal teleprompter, Trump si è dimostrato scomodo, stentando a pronunciare le parole in modo coerente, sciorinando parecchie falsità. Il presidente ha detto che i tamponi sono disponibili per tutti e che le compagnie di assicurazioni coprirebbero tutte le spese.
Poco dopo il discorso, assistenti di Trump hanno chiarito che le compagnie di assicurazione coprirebbero il costo dei tamponi ma non delle cure necessarie. I tamponi non sono facili da ottenere. Se la Corea del Sud ha usato i tamponi a tappeto per identificare i contagiati e isolarli, gli Stati Uniti hanno stentato a produrre i tamponi, che sono tuttora insufficienti.
Che Trump non sia riuscito a calmare le acque con i suoi comportamenti ci viene confermato anche dai sondaggi. Solo il 37 per cento degli americani ha fiducia sulle sue informazioni sul coronavirus, secondo un sondaggio della NPR, PBS, Marist. Il 60 percento non ha fiducia. Gli americani sanno che Trump è poco attendibile e la sua leadership in questa crisi lo dimostra.
In mancanza di un’azione federale efficace gli Stati hanno agito per cono loro e continuano a farlo. Esemplari gli Stati del Washington, la California e New York che stanno lavorando per controllare il diffondersi dei contagi. Il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, ha dichiarato che il picco dei contagi si avrà fra una quarantina di giorni. Cuomo ha anche affermato che i posti letto degli ospedali non sono sufficienti per prepararsi al peggio suggerendo di usare l’esercito per costruire posti letto extra. Trump ha attaccato Cuomo con tweet velenosi, ma sembra che non avrebbe rifiutato il suggerimento. Ma non sembra accettare responsabilità per la situazione oltre a non fornire leadership appropriata. Infatti le sue azioni di due anni fa hanno reso gli Stati Uniti più vulnerabili per affrontare una pandemia. Nel 2018 il 45esimo presidente ha smantellato l’ufficio sulle pandemie creato da Barack Obama come parte del Consiglio di Sicurezza. Rispondendo a una domanda di Yamiche Alcindor della Public Broadcasting Station (PBS), Trump ha negato di avere smantellato il gruppo della pandemia ma i fact checkers hanno trovato il video in cui lui lo annunciava, addebitando ai costi eccessivi la sua decisione. Trump ha rimproverato la Alcindor di avergli fatto una domanda “cattiva” e rifiutando di ammettere alcuna responsabilità per l’accaduto.
Negli ultimissimi giorni Trump ha dato l’impressione di avere finalmente preso le cose sul serio. La preoccupazione della crisi economica ha spinto la Camera e il Senato ad approvare uno stanziamento di un miliardo di dollari che Trump approva e metterebbe denaro nelle tasche degli americani per stimolare l’economia. Inoltre adesso accetta che la situazione attuale si presenta come una pandemia asserendo però falsamente che l’aveva considerata tale sin dall’inizio.
Ecco perché Trump ispira poca fiducia. Non bisogna dimenticare che in una circostanza è arrivato a dire ai suoi assistenti che vede “ogni giorno della sua attività presidenziale come un episodio televisivo in cui sconfigge i suoi rivali”.
Nella sua visione, dunque, il rivale non è la pandemia ma la strada che lo dovrà portare alla rielezione. Lo ha detto ancora ai suoi collaboratori solo una decina di giorni fa, asserendo che la cosa importante per lui è “vincere le elezioni”.
Nonostante tutto ciò, l’America ce la farà perché gli Stati, anche quelli a leadership repubblicana, stanno agendo in modo responsabile. Nel frattempo Trump continua a etichettare il coronavirus come “virus cinese” nel tentativo di additare all’opinione pubblica un nemico. Quindi, se avverrà una recessione, la colpa non sarà mai sua.
*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com).
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