“Questa proposta non rappresenta i valori del nostro partito e i valori di questo Paese”. Parla Paul Ryan, speaker della Camera, per condannare il temporaneo divieto di entrata a tutti i musulmani annunciato da Donald Trump, il primo della classe alla nomination del Partito Repubblicano.
Quasi tutti i leader politici repubblicani hanno anche loro condannato quest’ultima sparata del magnate di New York che ha costruito la sua campagna denigrando i messicani, le donne, i disabili e chiunque cerchi di sbarrargli il cammino. Ciononostante i sondaggi al momento lo danno favorito creando panico nell’establishment repubblicano. La sua vittoria delle primarie con la nomination a candidato dei repubblicani condurrebbe il partito ad una sonora sconfitta alle elezioni del novembre prossimo. I repubblicani temono che da leader nei sondaggi Trump diventi la loro faccia, la faccia più brutta, che ha spinto persino Ryan a intervenire nel dibattito politico non mantenendo la sua promessa di neutralità nelle primarie repubblicane. L’ultima sparata di Trump sui musulmani però è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Trump fa paura all’establishment perché se dovesse vincere la nomination farebbe perdere l’opportunità al Gop di conquistare la Casa Bianca. Il suo estremismo suscita paragoni con la sconfitta schiacciante di Barry Goldwater, anche lui estremista, nel 1964. Goldwater era uomo di principi ma avendo alienato i moderati vinse solo alcuni Stati e ricevette solo il 39 percento del voto popolare. Ovviamente un’eventuale vittoria democratica avrebbe ripercussioni anche sul controllo legislativo dei repubblicani. Non si prevede una perdita della maggioranza repubblicana alla Camera ma al Senato, ciò potrebbe accadere dato che un terzo dei seggi saranno in bilico a novembre del 2016.
Le continue sparate di Trump, che includono anche la chiusura di Internet perché usato dai terroristi, suscitano reazioni degli altri repubblicani. Pochi però hanno avuto il coraggio di attaccarlo. Il senatore Lindsey Graham, anche lui candidato alla nomination, ma con pochissime possibilità di successo secondo i sondaggi, lo ha fatto dicendo che Trump è un disastro per il Gop. Gli altri che lo hanno attaccato però sono stati bersagliati da Trump con attacchi personali che non gli hanno provocato perdite nei sondaggi.
I sostenitori di Trump lo considerano sincero perché dice le cose come le pensa e perché non può essere comprato, dal momento che si finanzia la propria campagna elettorale con mezzi propri. Si tratta però di una fetta dell’elettorato poco informato, sedotto dalle soluzioni facili del magnate di New York, basate su null’altro che emozione e paura. Per i suoi sostenitori, Trump rappresenta l’anti-politico. Gli analisti però hanno già fatto notare che la verità importa poco per il candidato e i suoi sostenitori. Ciò che lui dice è vero anche se non ci sono prove. Il suo modus operandi è basato sull’emozione. Se un uomo che si professa musulmano causa un eccidio, per Trump tutti i musulmani sono terroristi.
Il problema dell’establishment repubblicano è che mettere Trump da parte richiede il reperimento di fondi che i grossi sottoscrittori fino ad ora non hanno voluto investire. In parte ciò si deve alla mancanza di vere alternative. Delude specialmente la prestazione di Jeb Bush, che, nonostante le casse abbastanza piene di soldi, non solo non riesce ad affrontare Trump ma si è fatto anche scavalcare da gente come Marco Rubio, Ben Carson e Ted Cruz.
Non tutti i sondaggi però sorridono a Trump. Secondo un recente sondaggio, il 58 percento degli americani ritiene che il magnate di New York abbia danneggiato l’immagine del Partito Repubblicano. Inoltre il 52 percento crede che lui usi un linguaggio offensivo.
Nonostante tutto il Partito Repubblicano continua ad essere ricattato da Trump. Benché abbia promesso di supportare chiunque sia il vincitore della nomination repubblicana, Trump continua a mandare segnali che se il Gop non sarà “gentile” lui potrebbe riconsiderare la sua scelta e candidarsi come indipendente, dando così scontata la vittoria democratica a novembre.
La sua ultima sparata contro i musulmani però è persino più pericolosa perché cade nella trappola tesa da Daesh di accendere il fuoco di una guerra fra musulmani ed il resto del mondo. Se i musulmani non sono benvenuti in America Daesh li accetterebbe a braccia aperte per alimentare la loro pazza guerra contro l’Occidente e l’umanità. Trump non è dunque solamente un problema per il Partito Repubblicano. Rappresenta anche un pericolo per la sicurezza nazionale e internazionale.
*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com)
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