Dopo la messa nella basilica di San Pietro papa Francesco ha incontrato a pranzo in Vaticano, presso l’abitazione del sostituto della Segreteria di stato, monsignor Angelo Becciu, dieci parroci romani che operano sia nelle periferie sia nel centro storico. Si tratta di un appuntamento informale – fa notare l’Ansa – occasione di ascolto dei sacerdoti della “sua” diocesi e delle criticità della città, che il Papa ha mantenuto anche quest’anno, essendo ormai divenuto una tradizione del Giovedì Santo, in cui si commemora l’istituzione del sacerdozio.
Monsignor Pietro Sigurani, parroco a Sant’Eustachio, uno dei sacerdoti che oggi ha incontrato il Papa a pranzo a casa del sostituto della Segreteria di stato, monsignor Angelo Becciu, in occasione della festa del sacerdozio, ha detto: “Abbiamo chiesto al Papa se le critiche lo fanno soffrire e lui con molta serenità ci ha detto che è la posizione stessa a far sì che ci siano critiche, che sarebbe strano se non ci fossero ma se uno si affida al Signore e in coscienza fa quello che Dio gli dice di fare, le critiche possono anche aiutare in un certo momento”.
Papa Francesco è andato in visita al carcere romano di Regina Coeli, salutando innanzitutto i detenuti ricoverati nell’infermeria. Nella Rotonda del carcere, poi, la messa, nel corso della quale c’è stato il rito della lavanda dei piedi. I dodici detenuti scelti per questo rito del Giovedì Santo erano di diverse nazionalità e religioni, compresi un buddista e due musulmani.
Il Papa ha parlato della necessità di “rinnovare lo sguardo, perché questo fa bene”. Poi ha confidato: “Alla mia età, per esempio, vengono le cataratte e non si vede bene la realtà. L’anno prossimo devo fare l’intervento”.
“Chi comanda deve servire, il vostro capo deve essere il vostro servitore”, ha detto ancora nell’omelia, spiegando il senso della lavanda dei piedi, servizio che “era fatto dagli schiavi”. “Gesù capovolge l’abitudine storica e culturale dell’epoca ma anche di oggi, un bravo capo, sia dove sia, deve servire”.
“C’è gente che soffre, che è scartata dalla società, almeno per un tempo, e Gesù va a li a dirgli ‘tu sei importante per me’. Gesù viene a servirci, e ha voluto scegliere dodici di voi per lavare i piedi. Gesù rischia su ognuno di noi, non si chiama Ponzio Pilato, non sa lavarsene le mani, sa solo rischiare”.
“Io sono peccatore come voi ma oggi rappresento Gesù, sono ambasciatore di Gesù. Quando mi inchinerò davanti ad ognuno di voi per la lavanda dei piedi pensate: “Gesù ha rischiato in questo uomo, un peccatore, per venire da me e dirmi che mi ama”.
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