Papa Francesco è tornato a far sentire la sua voce e il suo angosciato monito per la fine della guerra in Ucraina è in viaggio e lo ha fatto già nella prima delle tre giornate in Ungheria iniziate oggi. Ma durante questa visita, il Pontefice affronterà anche temi quali il futuro del cristianesimo, l’unità in Europa, l’immigrazione e i rifugiati, fino alla “sfida ecologica”.
E l’accoglienza che gli hanno riservato la presidente ungherese Katalin Novak e il presidente ungherese Orban è stata in sintonia con le parole di Francesco: “Santissimo Padre! Gli ungheresi e milioni di persone in tutto il mondo vedono in Lei l’uomo della pace! Sperano che Lei possa parlare. Parlare con Kiev e Mosca, con Washington, Bruxelles, Budapest e con tutti coloro senza i quali non può esserci pace. Qui, a Budapest, Le chiediamo di voler benevolmente intercedere personalmente per una pace giusta il prima possibile”.
E il Papa ha restituito l’invocazione affermando: “Vorrei ringraziarvi per la promozione delle opere caritative ed educative ispirate da tali valori e nelle quali s’impegna la compagine cattolica locale, così come per il sostegno concreto a tanti cristiani provati nel mondo, specialmente in Siria e in Libano”.
E Francesco ha aderito all’invito citando Santo Stefano (primo re dìUngheria) e dicendo che “per chi è cristiano l’atteggiamento non può essere diverso“.
Il Papa ha dapprima citato frasi di fraternità dette da Santo Stefano (primo re d’Ungheria) al figlio, affermando “che ‘adorna il paese’ chi vi giunge con lingue e costumi diversi. Infatti – scriveva – ‘un Paese che ha una sola lingua e un solo costume è debole e cadente. Per questo ti raccomando di accogliere benevolmente i forestieri e di tenerli in onore, così che preferiscano stare piuttosto da te che non altrove’”.
“È un tema, quello dell’accoglienza, che desta tanti dibattiti ai nostri giorni ed è sicuramente complesso – ha quindi proseguito Papa Bergoglio -. Tuttavia per chi è cristiano l’atteggiamento di fondo non può essere diverso da quello che Santo Stefano ha trasmesso, dopo averlo appreso da Gesù, il quale si è identificato nello straniero da accogliere”.
“È pensando a Cristo presente in tanti fratelli e sorelle disperati che fuggono da conflitti, povertà e cambiamenti climatici, che occorre far fronte al problema senza scuse e indugi – ha aggiunto il Pontefice -. È tema da affrontare insieme, comunitariamente, anche perché, nel contesto in cui viviamo, le conseguenze prima o poi si ripercuoteranno su tutti”.
“È urgente, come Europa, lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà”, ha detto ancora Papa Francesco parlando di accoglienza dei migranti. “Ciò chiama in prima linea chi segue Gesù e vuole imitare l’esempio dei testimoni del Vangelo” ha aggiunto.
Ma il Papa si è spinto anche oltre sul piano “filosofico”chiedendo una “sana laicità, che non scada nel laicismo diffuso“. “È feconda – ha sottolineato rivolgendosi alle autorità e alla società civile – una proficua collaborazione tra Stato e Chiesa che, per essere tale, necessita però di ben salvaguardare le opportune distinzioni. È importante – ha sottolineato – che ogni cristiano lo ricordi, tenendo come punto di riferimento il Vangelo, per aderire alle scelte libere e liberanti di Gesù e non prestarsi a una sorta di collateralismo con le logiche del potere. Fa bene, da questo punto di vista, una sana laicità, che non scada nel laicismo diffuso, il quale si mostra allergico ad ogni aspetto sacro per poi immolarsi sugli altari del profitto”.,
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