di NUCCIO FAVA – Tanti, tantissimi gli auguri e le felicitazioni per gli ottanta anni di Silvio Berlusconi, che li ha trascorsi tra i suoi familiari ad Arcore, senza festeggiamenti speciali di alcun genere. Solo una capatina veloce fuori dalla villa per ringraziare i fedelissimi e fare qualche foto. Un piccolo accenno alla situazione italiana dicendosi molto preoccupato per il futuro del paese. Indispensabile forse perché l’ex cavaliere, pur con le ammaccature degli ultimi tempi, resta personaggio e uomo pubblico che ha occupato la scena per lungo tempo e continua a farlo. A suo modo, si è sempre ritenuto importante se non addirittura insostituibile proponendo con convinzione e fascino non comune il suo ruolo per la salvezza dell’Italia. Lo si è visto fin dall’inizio, con l’instancabile attività di moderno palazzinaro a Milano da cui mosse per scalare e inventare la tv commerciale fino al grande impero Mediaset, fonte di tanti buoni affari non solo economici; anche politici evidentemente e occasioni di rapporti politici importanti, specie con Bettino Craxi ma anche con settori della Dc, in primo luogo Forlani e Andreotti.
Con la crisi della cosìddetta prima Repubblica, sotto il peso di tangentopoli, sventolando il pericolo comunista, il Cavaliere inventò Forza Italia, scese in campo vincendo le elezioni. Le tv del Cavaliere diedero una grossa mano, con nuove trasmissioni di intrattenimento e di svago, anche pruriginoso. Anche il modo di fare informazione sfornava nuovi cliché grazie al rilancio di giornalisti come Maurizio Costanzo, Emilio Fede, Enrico Mentana e Clemente Mimun fino a Giovanni Toti, fatto eleggere presidente della Regione Liguria con un centrodestra aperto anche a Salvini e ai Fratelli d’Italia della Meloni. La novità di Berlusconi non fu capita, specialmente all’inizio, e i partiti tradizionali persero senza possibili giustificazioni. Buona parte dei loro elettorati scelsero di veleggiare verso Forza Italia. Gran numero di cittadini e di opinione pubblica, soprattutto democristiani e socialisti, abbandonarono la collocazione di una vita, mentre i comunisti subivano uno sbandamento profondo dopo il crollo del muro e lo sfarinamento dell’ex campo socialista legato a Mosca. Achille Occhetto immaginava che la vittoria sarebbe senz’altro toccata alla sinistra e che sarebbe piombata nel loro campo come un frutto stramaturo.
La novità insomma che Berlusconi veniva esprimendo non fu compresa a sufficienza un po’ da tutti, nonostante il grande peso delle televisioni del Cavaliere che diffondevano messaggi anche frivoli e superficiali, che coglievano però i nuovi gusti e i cambiamenti dei costumi, specie per il pubblico delle donne che anche in termini di ascolto abbandonavano il mastodonte della Rai.
Tutto questo dominio berlusconiano non si è mai tradotto in una vera destra di tipo europeo, non in un polo moderato e innovatore di cui l’Italia avrebbe avuto bisogno. Paradossalmente la novità della politica del Cavaliere lasciava intatti i ritardi storici della società italiana, non riusciva a realizzare le riforme e le tante promesse annunciate, aggravando anzi la crisi fino ad una uscita di scena quasi umiliante. Con l’esclusione dal Senato per frode fiscale arriva purtroppo anche la vergognosa irrisione al vertice europeo di Nizza, con Sarkozy e la Merckel colti in irriverenti ammiccamenti in risposta alla domanda di un giornalista che chiedeva al presidente francese e alla cancelliera un giudizio su Berlusconi. Anche le disavventure giudiziarie non l’avranno certo favorito, benché il Cavaliere abbia sempre sostenuto la sua innocenza sostenendo di essere vittima di complotti da parte dei magistrati, specie di Milano. Per certi versi il tramonto politico di Berlusconi appariva irreversibile, al punto che suoi esponenti, anche di rilievo, cominciavano a lasciare Forza Italia e approdare a collaborazioni con Renzi.
Gli ottanta anni sono sicuramente una bella tappa, specie se costellati dalle tante imprese del Cavaliere. Resta però una grave pecca, forse la maggiore, quella di non aver favorito un vero ricambio della classe dirigente e, tanto meno, la nascita di un successore e di un suo erede per la guida del centrodestra. Anche per questo il sistema politico italiano resta precario e incerto nelle sue prospettive future, anche se Berlusconi non demorde ed è già pronto a riprovare uno stabile collegamento anche con Salvini e la Meloni almeno per realizzare un fronte comune contro le riforme di Renzi e la sua ambizione di governare il più a lungo possibile.
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