La notizia era nell’aria, ma quando giunge la morte, sembra inattesa. La scomparsa di Umberto Eco lascia un grande vuoto, non solo in Italia. E’ stato un grande intellettuale su scala mondiale. Basterebbe scorrere l’elenco delle traduzioni del suo immenso patrimonio scientifico, filosofico, storiografico, di narrativa o di ironici e fulminanti interventi giornalistici. Come le sue “bustine” sull’ultima pagina dell’Espresso o l’invenzione dell’acronimo “Mondazzoli”, per definire l’ulteriore concentrazione della casata Berlusconi. Ne prese le distanze da subito, dimostrando che un intellettuale non dovrebbe necessariamente lasciarsi stregare dal potere e dai soldi. Significativo che un tale gesto venisse compiuto da uno straordinario studioso e conoscitore come pochi della comunicazione, anche di quella più pervasiva, la tv, con il fenomeno Mike Bongiorno prima, e Silvio Berlusconi poi.
Anche per questo ci mancherà in una stagione dominata dall’invasione dei nuovi media e la contemporanea crescente condizione di isolamento e di solitudine delle persone. La lezione di Eco resterà duratura e indispensabile specie per i giovani studenti e quanti si occupano di comunicazione con l’obbiettivo di cercare senso e significato alla vita. Su tutt’altro piano, completamente altro, difficile trovare senso e significato nell’ennesima direzione Pd. Il nostro presidente-segretario, pur sempre rumorosamente critico nei confronti dell’Ue, ha salutato quasi con entusiasmo l’accordo con la Gran Bretagna. Forse quella conclusione era inevitabile, ma l’unico vincitore è Cameron, non certo l’Europa. Né vale illudersi che forse ne potrà discendere un qualche “zero virgola” di maggiore flessibilità per i conti del nostro debito. Manca una visione d’insieme, un progetto solidale e condiviso di riforme istituzionali e politico-programmatiche dell’Unione, non ulteriori sottolineature polemiche da primi della classe che accentuano separatezze e incapacità ad individuare un cammino comune di sviluppo e di crescita. Compreso il dramma dei migranti, tragico buco nero per tutta l’Europa.
Potrà risultare interessante capire quale strategia il presidente del Consiglio abbia in agenda anche in relazione alla grana maggiore che più immediatamente il governo deve affrontare: le cosiddette unioni civili da mercoledì in votazione al Senato. Gli errori e le sbandate sono state tante; non basta dare la colpa ad altri dentro e fuori il partito. Non sono servite nemmeno le tattiche disinvolte e inconcludenti verso i 5Stelle che alla fine si sono abilmente sfilati. A causa soprattutto di “super canguri”e marchingegni procedurali che hanno fatto “inorridire” lo stesso presidente Grasso.
La politica non è una ruota panoramica e difficoltà e problemi non è sufficiente contemplarli dall’alto. C’è il politico “ossessionato” dal consenso e dalle scadenze elettorali. Lo statista fatica invece ogni giorno per costruire le migliori prospettive per il suo paese. Era una considerazione cara ad Alcide de Gasperi, non a caso ricordato come grande ricostruttore.
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