di NUCCIO FAVA* – Sembra incredibile, anche perché accaduto in due grandi capitali europee: Londra e Milano. Una modella inglese, forse complice essa stessa per fini pubblicitari e compensi esorbitanti, ha potuto imbastire una specie di compravendita al migliore offerente veicolata sul web. Nell’Italia degli incendi e della calura rovente pompieri a contratto hanno incendiato boschi per tentare di assicurarsi compensi per il lavoro di spegnimento di roghi da loro stessi provocati. Ci sono ovviamente vicende molto più gravi, la feroce stupidità di Maduro in Venezuela che ha provocato morti, miseria, disperazione e guerra civile o la strage dei cristiani nigeriani durante una messa del mattino, non certo meno grave anche se non legata pare a regioni terroristiche ma a scontri tra fazioni per uccidere un capobanda nemico.
Tutte queste vittime pesano sulla impotenza degli stati e della comunità internazionale ma costituiscono anche una grave offesa alla dignità di ciascuno di noi. Considerazione analoga è possibile riguardo alla interminabile tragedia dei migranti e al dibattito surreale e incomprensibile che ancora irresponsabilmente prosegue. I soggetti istituzionali e politici invece di trovare soluzione a problemi delicati e di oggettiva grande difficoltà sembrano prevalentemente preoccupati di non screditarsi ulteriormente o addirittura di apparire finalmente i grandi risolutori. Fin dall’inizio, ben prima che nascesse la questione delle Ong che non accettavano il cosiddetto lodo Minniti, ci era apparso non comprensibile il progetto di formulare unilateralmente un codice di comportamento per le Ong senza una loro preventiva consultazione e la ricerca di vie comuni per affrontare le gravi questioni di possibili implicazioni criminali e terroristiche nel lavoro comunque meritorio per la salvezza di vite umane.
Di cadaveri nel Mediterraneo se ne sono già accumulati tanti e lo stesso Pontefice, recatosi a sorpresa a Lampedusa, poneva all’attenzione del mondo intero una tragedia insopportabile. L’egoismo degli stati europei, compreso il presidente Macron, mostrava tutta la sua insensibilità e refrattarietà a considerare la gravissima questione dei migranti come problema in ultima analisi da riservare alla sola Italia che doveva quindi provvedere da sola a risolverlo. Il tanto sbandierato consenso Ue al provvedimento dovrebbe forse suscitare qualche perplessità potendo risultare una sorta di alibi e di scorciatoia per gli stati europei nella loro permanente intransigenza sulle questioni più drammatiche del millennio : migrazioni, guerre, miseria e morte per mancanza di cibo e di acqua specie tra i più piccoli. Lo stesso tentativo di accordo con il governo di Tripoli e la questione connessa di forte reazione negativa da parte del governo di Tobruk fino alla minaccia di intervento armato contro le navi della nostra marina accusate di violazione di sovranità dello stato libico, rafforzano la delicatezza e problematicità dell’iniziativa italiana tanto più discutibile se si considera che i migranti riconsegnati alle autorità libiche finiscono in orribili centri di detenzione rappresentati come peggio dell’inferno sin dai tempi del dittatore Gheddafi.
In un quadro così fosco e complesso porsi il problema della dignità delle persone può sembrare un lusso eccessivo, anche se il tema è fissato in modo inequivocabile nella dichiarazione dei diritti dell’uomo e nella nostra Costituzione. In modo squallido però, all’interno del cortile della politica italiana e del suo dibattito agostano, si gareggia a chi irresponsabilmente la spara più grossa con in testa il segretario Pd che esige “il pugno di ferro”e invita a “riportarli a casa loro”fino a Salvini e Di Maio che si fronteggiano tra chi è più intransigente. Addirittura pare che il ministro Minniti abbia minacciato le dimissioni se la sua intransigenza non fosse stata condivisa dall’intero governo, quasi che su temi tanto delicati ed importanti, non fosse consentito il dissenso e il valore di un confronto civile. Purtroppo le forze politiche incapaci di un più serio confronto sulla prossima manovra economica, sui nostri conti e sulla inesorabile scadenza della nuova legge elettorale, pare siano preoccupati solo di propaganda elettorale a cominciare dalle grandi manovre sul voto siciliano di novembre.
*Nuccio Fava è stato direttore del Tg1 e del Tg3 e delle Tribune politiche Rai
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