di GIOVANNI PEREZ – Quotidiani e televisioni si stanno occupando del caso della acciaieria llva di Taranto, dove è in corso un braccio di ferro tra la popolazione e la proprietà dello stabilimento siderurgico per l’impatto ambientale dello stabilimento. Dopo lunghi e attenti esami, infatti, si era giunti alla conclusione che il crescente numero di decessi tra gli operai, gli abitanti ed anche i bambini di Taranto andava collegato alle esalazioni provenienti dalla acciaieria e alle polveri sottili che si sollevano dei grandissimi depositi a cielo aperto dello scarto di lavorazione. Mentre la proprietà chiede una certo lasso di anni per risolvere i problemi, dall’altra si chiede un immediato intervento di bonifica. Come finirà la controversia allo stato attuale non si può prevedere. L’auspicio è comunque che vincano gli ambientalisti per la vita ma che si riescano a recuperare i posti di lavoro.
Comunque un caso simile – ovviamente non uguale sia per le dimensioni, molto più ridotte, che per la gravità – si era verificato negli anni ‘70 in provincia di Trento e precisamente a San Michele all’Adige. L’allora ministro alle Partecipazioni Statali, Flaminio Piccoli, per dare lavoro ai residenti nella zona, che non trovavano impiego nell’agricoltura, aveva sponsorizzato la creazione di uno stabilimento. In effetti era sorta una fabbrica a fianco del rettifilo che dalla statale del Brennero porta a Mezzolombardo . Lo stabilimento si chiamava Samim e lavorava per conto degli Stati Uniti producendo dei materiali abrasivi speciali destinati a ricoprire una parte della capsule spaziali: ne evitava il surriscaldamento nella fase di rientro a terra. L’iniziativa aveva avuto successo. E nel giro di qualche anno in quella fabbrica erano stati assunti oltre un centinaio di persone.
Mentre alla Samim tutto sembrava andare a gonfie vele, a Bolzano era sorto un problema: nella zona di Oltrisarco-Aslago sulla pelle di molti bambini erano comparse delle macchie blu. I primi sospetti si erano indirizzati ovviamente verso le emissioni della vicina Zona Industriale. Una serie di analisi aveva però stabilito che non vi era alcuna relazione tra le “macchie blu” e le emissioni degli stabilimenti bolzanini. A quel punto l’allora sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Bolzano, dottor Anania, aveva ordinato delle analisi più approfondite: alla fine era emerso che a provocare il preoccupante fenomeno delle “macchie blu” sulla pelle dei bambini era dovuto ai fumi della fabbrica Samim di San Michele: nel pomeriggio i venti che spirano dal Garda spingevano quei fumi verso nord e finivano per ristagnare nella conca sotto il Colle, nell’ansa formata dal Virgolo.
Per comprendere il finale, a questo punto, debbo ricordare che in quegli anni ero cronista di giudiziaria all’Alto Adige. Nella raccolta giornaliera di notizie avevo saputo dal dottor Anania che la causa delle “macchie blu” era stata individuata nei fumi della Samim . In una serie di articoli avevo spiegato ai lettori l’origine del fenomeno ”macchie blu” e di conseguenza la necessità di cessare la produzione di quello stabilimento. La reazione ai miei articoli non fu delle migliori: l’onorevole Piccoli mi attaccò duramente, durante una assemblea di fabbrica, accusandomi di essere “un brigatista rosso” che con i suoi articoli voleva far chiudere la fabbrica gettando sul lastrico un centinaio di lavoratori. Un analogo attacco era venuto dai miei colleghi della redazione di Trento.
Inutile si era rivelata la mia risposta, nella quale avevo precisato che il mio intento non era certo quello di lasciare in strada i lavoratori, ma che ritenevo comunque preminente salvaguardare la salute di tanti bambini. Avevo aggiunto che per i lavoratori si sarebbe sicuramente trovata una soluzione soddisfacente, come poi avvenne. Al posto della Samim erano subentrate varie altre aziende nelle quali avevano trovato occupazione tutti gli ex operai della Samim.
Non so se per Taranto si possa giungere ad una soluzione simile. Taranto è sul mare e quella costa mi pare sia una meta sempre più gettonata da italiani e stranieri. Perché non farne un centro turistico internazionale?
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