di GIOVANNI PEREZ – “Alea iacta est” avrebbe esclamato Giulio Cesare nell’attraversare il Rubicone, altrettanto avrebbe esclamato il segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi, formalizzando le candidature per il Pd di Maria Elena Boschi nel collegio di Bolzano e di Giancarlo Bressa nel collegio della Bassa Atesina.
Cesare con quella decisione aveva esautorato in pratica i poteri del senato romano dichiarando guerra alle tribù che popolavano le Gallie, vincendole una ad una. Renzi, più modestamente, ha imposto le due candidature agli elettori Pd altoatesini vincendo la loro resistenza e il loro legittimo desiderio di scegliere due rappresentanti locali. Ma, mentre Cesare ne era uscito vincitore, ben pochi sarebbero pronti a scommettere che la decisione di Renzi porterà il Pd altoatesino a rafforzarsi.
Dato per scontato che grazie ai voti della Svp (fedele alleata di Renzi) i due personaggi saranno eletti, per Renzi sarà comunque una vittoria di Pirro.
Il mega segretario nazionale si troverà, infatti, in Alto Adige con le file del suo partito assottigliate; saranno in parecchi, secondo gli umori che circolano tra gli iscritti e le dichiarazioni alla stampa, a voltare le spalle al Pd ed a scegliere di votare a marzo per un altro partito o, in alternativa, a infilare nell’urna una scheda bianca.
Non è un mistero che siano in molti a ritenere che l’imposizione dei due candidati “esterni” abbia rivelato nell’uomo un sottofondo dittatoriale, che contraddice platealmente le sue continue dichiarazioni di democraticità sbandierate quotidianamente negli ospitali servizi propagandistici della Rai.
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