di NUCCIO FAVA – Forse mai la corruzione in Italia è apparsa così estesa e inestirpabile. Il rischio maggiore è l’assuefazione sino all’indifferenza, quasi si trattasse di un male inesorabile. Cresce e si estende giorno dopo giorno, come l’immagine usata da Leonardo Sciascia, la mafia come “la linea della palma, che risale e si estende per tutta la penisola”. Non più solo nelle regioni meridionali, ma anche in Lombardia, Piemonte, Emilia e nella stessa Roma, fenomeni criminali emergono con frequenza crescente. Comportamenti inquietanti svelano relazioni e complicità malavitose che coinvolgono anche esponenti di partito e delle istituzioni.
Quando i media pongono in evidenza scandali si manifesta una indignazione sacrosanta nell’opinione pubblica, cui segue spesso assuefazione e rassegnazione: “lo fanno tutti, appena possono tutti rubano e taglieggiano, sono tutti corrotti”. Emerge contemporaneamente un duplice meccanismo: con il primo si pone in discussione il rapporto magistratura-politica, con l’accusa alle Procure di invasione di campo per tenere la politica “sotto scacco”; il secondo vede le forze politiche prevalentemente preoccupate di rinfacciarsi a vicenda di avere in casa le mele marce e di fare un uso strumentale della corruzione per fini elettorali e demagogici.
Materiale ghiotto per il circo mediatico, con talk show sovraccarichi di elementi contrapposti ed eccitati, con il risultato di una grande confusione e il prevalere del tutto e il contrario di tutto. Nella gran sarabanda resta alla fine un forte senso di amaro in bocca, impotenza e rabbia, tutti elementi che contribuiscono a far crescere populismo ed anti-politica, anche rispetto alle istituzioni, comprese quelle europee. I cittadini si sentono sempre più impotenti, lontani di fronte ad un potere percepito come corrotto e preoccupato dei suoi interessi, della sua sopravvivenza più a lungo possibile.
Difficile negare che questo sia il clima avvertito da larga parte dell’opinione pubblica e che proprio la sensazione di sfiducia presente in larghi settori della società abbia nella corruzione la sua causa principale. Sensazione aggravata dai non risolti problemi del lavoro, dalle difficoltà permanenti delle famiglie e delle imprese.
La risposta della politica sembra ridursi prevalentemente ai soliti bla bla bla e a promesse cui non crede più nessuno. Di polemiche infinite con la magistratura che agirebbe ad orologeria, fino addirittura ad uno scontro “preventivo” sul futuro referendum costituzionale di ottobre.
Torti e ragioni non stanno spesso da una parte sola. E’ in dubbio tuttavia, che un processo corrosivo si produce anche nelle istituzioni, con conseguenze disgregative nella vita della società e dell’economia. E’ come se si giocasse a carte truccate e anche tu dovessi imbrogliare, pagare e/o ricevere il pizzo. Un tarlo corrode senza sosta la nostra vita inquinandola con ogni sorta di tentativi di corruzione. Non è una lotta facile.
Ma spetterebbe innanzitutto ai dirigenti politici e ai partiti dare prova di trasparenza e di rispetto della legalità ad ogni livello. E non accade, purtroppo.
10 Maggio 2016 ore 18,45
Commenta per primo