di NUCCIO FAVA – La giornata di giovedì ha confermato in modo preoccupante la condizione critica della nostra politica e la problematicità dei rapporti tra le nostre istituzioni. Ciò in singolare coincidenza con l’anniversario dell’assassinio del giudice Borsellino e degli uomini della sua scorta, uno dei quali si era offerto a sostituire un collega in difficoltà famigliari. Gli ultimi sviluppi di questa tragica e terribile vicenda dicono di un intreccio corruttivo tra servitori dello Stato e responsabili anche politici che avrebbero pilotato dall’esterno l’assassinio del giudice in combutta con i massimi esponenti dell’organizzazione criminale mafiosa. Pur non ancora in presenza di un quadro criminale compiutamente chiarificato resta però evidente l’estrema gravità di quanto finora emerso.
Il presidente della Repubblica, memore dall’assassinio del fratello Piersanti, presidente in carica della regione Sicilia, con il suo tono sempre misurato ha affermato senza mezzi termini: «E’ doveroso e giusto commemorare Borsellino e tutte le vittime innocenti della violenza mafiosa senza ritenere che fare memoria di fatti così tragici possa soddisfare la nostra ansia di verità e di giustizia. E’indispensabile che la giustizia compia il suo corso e che la verità venga finalmente raggiunta».
Mentre dunque le massime istituzioni dello Stato ricordavano il sacrificio di Borsellino, la sua totale dedizione all’impegno contro la mafia, la sua scelta determinata ed umile di essere fedele alla sua missione fino alla fine, considerazioni espresse anche pubblicamente specie dopo la strage di Capaci e l’assassinio del giudice Falcone in un momento quindi di memoria tragica e sconvolgente, a Roma la politica nazionale era alle prese con i consueti giochi di potere per l’assegnazione dei posti in settori importantissimi per l’economia e lo sviluppo dell’Italia. Emergeva la chiara impressione della ricercare di equilibri di potere che accontentassero diversi appetiti.
In questo clima, che potremmo definire turbolento ed incerto, il presidente Conte veniva convocato al Quirinale e almeno su uno dei nomi che circolavano per la Cassa Depositi e Prestiti è stato raggiunto il faticoso accordo. Questo dunque il quadro preoccupante di fibrillazioni con preoccupazioni crescenti nell’opinione pubblica anche sotto gli ombrelloni o durante le passeggiate alpine.
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