Perquisizioni in varie città ordinate dalla Procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione “Open”, finanziatrice della Leopolda di Matteo Renzi

Si allarga l’inchiesta sulla Fondazione Open di Firenze, che ha sempre finanziato la “Leopolda” (l’annuale appuntamento fiorentino di Matteo Renzi con i suoi sostenitori ed estimatori): tra i reati contestati, ora, figura anche anche quello di finanziamento illecito ai partiti, oltre a quelli di riciclaggio e traffico di influenze. Perciò la Guardia di Finanza sta eseguendo perquisizioni in varie città su ordine della Procura di Firenze. Il finanziamento illecito verrebbe contestato almeno a un indagato, l’avvocato Alberto Bianchi di Firenze (nella foto con la onorevole Maria Elena Boschi), ex presidente della Open, tra i perquisiti di oggi.

Le perquisizioni avvengono in oltre una ventina di città – tra cui, oltre a Firenze, figurano Milano, Modena, Torino, Bari, Alessandria, Pistoia, Roma, Napoli e Palermo – e riguardano anche case e uffici di finanziatori della fondazione. Lo scopo è quello di chiarire i rapporti tra la fondazione Open e i suoi finanziatori. Tant’è che la Procura considera, tra i reati contestati nell’inchiesta a vario titolo,  il riciclaggio, il traffico di influenze e l’autoriciclaggio.

Le Fiamme Gialle, secondo quanto si è appreso, starebbero cercando anche le Carte di credito e i bancomat che sarebbero stati messi a disposizione di parlamentari.  I finanzieri, inoltre, sarebbero stati incaricati dalla Procura di trovare eventuali documenti relativi a presunti rimborsi spese versati dalla Open ad alcuni parlamentari.

L’inchiesta sulla fondazione Open – da cui sarebbero scaturite queste perquisizioni – è emersa nel settembre scorso quando a Firenze venne perquisito lo studio dell’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della Open, indagato per traffico di influenze illecite. Tra i documenti che gli furono sequestrati, ci sarebbero i bilanci della Open e la lista dei finanziatori della fondazione.

Secondo la Procura di Firenze la Open avrebbe avuto una “articolazione di un partito politico“, i cui reati sarebbero avvenuti dal 2012 al 2018. Infatti l’obiettivo delle perquisizioni erano anche alcune ricevute relative a presunti rimborsi spese versati dalla Open a deputati e senatori.

L’attenzione degli inquirenti – secondo quanto ipotizza “il Fatto quotidiano” – si sarebbe appuntata sulle primarie del 2012, sul Comitato per “Matteo Renzi segretario” e su ricevute di versamento da parlamentari. «Chi indaga – scrive il sito del Fatto –  avrebbe individuato legami, ipotizzati come anomali, tra le prestazioni professionali, rese dall’avvocato Bianchi e da collaboratori del suo studio, e i finanziamenti percepiti dalla Open. Tra i destinatari delle perquisizioni ci sarebbero una decina di imprenditori legati da rapporti di tipo finanziario con un consigliere della fondazione Open e un commercialista fiorentino».

Il 12 settembre 2016 Bianchi versò due contributi: uno alla Fondazione Open da 200.838 euro e un altro al Comitato per il Sì al referendum costituzionale per altri 200mila euro. “Sempre nel 2016 – si legge nell’ordinanza della Procura fiorentina – Alberto Bianchi e associati studio legale aveva ricevuto dalla Toto Costruzioni Generali la somma di 1.612.000 oltre a Iva al 22 per cento per 354.640, totale fatturato 1.966.640 quale pagamento di prestazioni professionali”. I giudici rilevano che le operazioni, “tenuto conto del loro peculiare profilo temporale e dell’entità delle somme versate alla Open, appaiono dissimulatorie di trasferimento di denaro da Toto Costruzioni Generali” alla Open». Il Fatto aggiunge però anche che la perquisizione è “un’integrazione della precedente perquisizione effettuata nel settembre scorso – come precisa il difensore di Bianchi, l’avvocato Nino D’Avirro – La perquisizione viene eseguita in relazione alle sole ipotesi di reato di finanziamento illecito e traffico di influenze illecite, e non di altri reati come in maniera malevolmente suggestiva è stato comunicato da alcuni quotidiani”.

Inoltre ribadisce che “tutte le entrate e le uscite della Fondazione Open sono tracciabili, perché avvenute con bonifico, carte di credito, etc. È stato fatto tutto alla luce del sole. Messo nero su bianco” – afferma in una nota l’avvocato Alberto Bianchi.

Va rilevato infine che del consiglio d’amministrazione della “Open” hanno fatto parte Maria Elena Boschi, Marco Carrai e Luca Lotti.

Marco Carrai al tradizionale scoppio del carro con Matteo Renzi il  20 aprile 2014 (foto Ansa di Maurizio Degl’Innocenti)

ULTIM’ORA/ PERQUISITO MARCO CARRAI. Perquisito e indagato nell’inchiesta sulla fondazione Open l’imprenditore Marco Carrai, amico personale di Matteo Renzi e già membro del Cda della stessa Open. E’ quanto si apprende da fonti vicine all’inchiesta . La Guardia di Finanza ha perquisito l’ufficio di Carrai a cui è stato notificato anche un avviso di garanzia. Secondo quanto emerge , l’imprenditore sarebbe stato riferimento dentro la fondazione di parte dei finanziatori su cui si è diretta l’attenzione della procura di Firenze negli ultimi sviluppi dell’inchiesta e che sono stati perquisiti oggi. (Ansa)

 

 

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