di MARCO VALERIO/ La Ferrari spera di gettarsi alle spalle quanto prima un 2016 disastroso tanto quanto sa essere un anno bisestile. E il presidente Sergio Marchionne si augura un 2017 nel segno della rinascita: “Nel 2016 abbiamo fatto una figuraccia dicendo che avevamo raggiunto la Mercedes. Poi, dopo l’errore di strategia alla prima gara in Australia, siamo andati in calando. Il vero problema è che non abbiamo migliorato. La Red Bull invece lo ha fatto. Ho sbagliato io, ora aspettiamo il 2017. Sono certo che arriveranno i risultati, altrimenti ne risponderò io e potrete criticarmi”. Marchionne chiude così il capitolo sull’annata del Cavallino Rampante, decisamente al di sotto delle aspettative. Nel tradizionale pranzo di Natale con la stampa specializzata, il numero uno di Maranello prende una buona dose di responsabilità e si proietta verso la prossima stagione, che deve fatalmente essere quella della grande riscossa: il 24 febbraio la prima data importante, quel giorno a Fiorano sarà svelata la nuova Ferrari in un filming day.
Prime novità. Ma in questa giornata dal sapore natalizio col massimo dirigente Ferrari ha tenuto banco il tema piloti. A cominciare da quanto anticipato dalla Gazzetta dello Sport: Antonio Giovinazzi entra in squadra come terzo pilota. Su questo punto Marchionne è stato chiaro ancora una volta: “E non prendiamo Giovinazzi per emulare l’esempio di Max Verstappen, che è un caso unico lo prendiamo perché è un ottimo pilota e la Ferrari ha bisogno di giovani pronti a entrare”.
Il futuro. Sul fronte piloti Marchionne conferma che per Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen il futuro non è definito al 100%: “Per quanto i titolari è tutto in ballo. Ho visto il Raikkonen migliore di sempre, ma non so se vorrà andare oltre il 2017. Del rinnovo di Vettel è presto per parlare perché prima deve trovarsi bene con la macchina dell’anno prossimo. Noi dobbiamo dargli auto competitiva, lui deve guidare sereno”.
La nuova “Rossa”. Inevitabile parlare della nuova monoposto Ferrari, quella del nuovo cambio di regolamento tecnico: “Siamo intervenuti in ogni area della vettura – ha spiegato Marchionne – soprattutto sull’aerodinamica, storicamente negli anni recenti punto debole della Ferrari. Paddy Lowe? Gli abbiamo detto che eravamo coperti. Voi cercate sempre l’eroe, ma bisogna investire sulla struttura che abbiamo. Con Mattia Binotto dall’estate la situazione è cambiata. Non ho rimpianti”. Quest’ultimo riferimento è all’addio del vecchio direttore tecnico James Allison, con un’ulteriore precisazione: “L’anno scorso sullo sviluppo della macchina ne sapevo molto meno di quanto ne sappia oggi, il livello di trasparenza in Scuderia era molto diverso, era frutto di una gestione gerarchica che di fatto bloccava il flusso di informazioni”. In pratica un’accusa indiretta al vecchio corso.
L’Alfa in Formula 1? Poi da Sergio Marchionne, una considerazione su un suo vecchio pallino, il progetto Alfa Romeo in F1: “Lo spazio per il ritorno dell’Alfa Romeo c’è (si parla di un team satellite ndr), un bel progetto, potrebbe anche diventare uno sbocco per i nostri giovani. Ma finché non facciamo cassa con i modelli Giulia e Stelvio bisognerà aspettare”.
La posizione su Liberty, nuova proprietaria del “Circus”, anche se “Big Bernie” Ecclestone non molla. Per quanto riguarda la posizione di Liberty, i nuovi proprietari della F1, di un tetto al budget di spesa dei team, Marchionne ribadisce quella che è sempre stata la linea della Ferrari: “Limitare le spese è un principio nobile ma utopistico per la F1 specie contro squadre come Mercedes e Renault. Sto cercando di dare rigore finanziario. Non dico quanto spendiamo altrimenti i colleghi del GT mi impiccano. Non vincere spendendo quelle cifre fa davvero girare le balle. Liberty li conosco. Capiscono il business in modo diverso da Bernie, che rispetto per quello che ha fatto, ma avevamo bisogno di cambiare. Con Liberty, che rivolgerà di più l’attenzione alla ricerca del pubblico, le cose andranno meglio. Ci sarà più collaborazione con i team. Poi l’impegno della Ferrari oltre il 2020, quando scadrà il Patto della Concordia, sarà tutto da negoziare”. Una cosa è certa, ne 2016 la Ferrari ha toccato il fondo: nel 2017 può solo crescere.
Commenta per primo