di FABIO CAMILLACCI/ Ormai la cessione del Milan ai cinesi è diventata una barzelletta. Telenovela? Tormentone? Chiamatela come preferite ma la vicenda sta sfiorando il ridicolo. Il closing per il passaggio del club rossonero da Berlusconi alla cordata orientale slitta da mesi tra caparre e cambi di società. Tre cuori e una caparra. E in tutto questo tempo i cronisti si sono sbizzarriti nel dire e nello scrivere, “ultima partita al Meazza da presidente per Berlusconi”, “ultima partita in trasferta da presidente per Berlusconi”, “ultimo derby da presidente per Berlusconi”. Intanto, Silvio Berlusconi è sempre lì, al suo posto, al vertice del Milan. E detto tra noi, mentre la Fininvest preme per affrettare i tempi, il Cavaliere in cuor suo, cerca un compratore pregando Dio di non trovarlo. Dall’imprenditore thailandese Mr Bee ai nuovi cinesi, finora il Cav li ha bruciati tutti.
La nuova data per il closing ora è il 13 aprile. Secondo i soliti ben informati, gli avdisor di Fininvest e del cinese Li Yonghong stanno lavorando per tentare di concludere formalmente lo scambio di capitali e azioni giovedì 13 aprile e non, come previsto, il 14, quando comunque è in programma l’assemblea del club rossonero convocata per rinnovare le cariche e nominare il cda del nuovo corso. Al di là di ogni scaramanzia, la scelta di anticipare di un giorno il closing è stata fatta proprio per evitare ulteriori ritardi che potrebbero incidentalmente verificarsi in una giornata come il venerdì Santo, che è semifestiva per le banche. Aggiungiamo una curiosità: se l’avversione per il numero 13 è diffusa in Italia, in Asia lo è la superstizione legata al 4, al 14, al 24 e via dicendo.
Cinesi in tono minore. C’è comunque sempre meno Cina nello scenario del futuro rossonero, visto che Li ha sbloccato l’impasse solo grazie alla creazione in Lussemburgo della Rossoneri Sport Investment Lux (per superare i condizionamenti politici della stretta all’esportazione dei capitali imposta da Pechino), che ha preso il posto di Sino-Europe Sports e ha ottenuto un prestito ponte da 303 milioni di euro del fondo statunitense Elliott Management: gli americani vigileranno sulla gestione del club, avranno un posto nel cda della società veicolo lussemburghese ed esprimeranno gradimento sui consiglieri del Milan. I 6-7 nuovi membri del cda saranno nominati nell’assemblea del 14 aprile, quando si dimetteranno gli attuali dirigenti, Adriano Galliani compreso, destinato a restare comunque all’interno della galassia Fininvest come consulente. Dal 1979 al fianco di Silvio Berlusconi, il manager brianzolo a inizio settimana ha incontrato il presidente rossonero, che gli avrebbe dato il benestare per ricoprire eventualmente anche il ruolo di presidente della Lega Serie A. Dal canto suo, però, Galliani ha fatto sapere che non prenderà alcuna decisione sul proprio futuro fino al closing, che a questo punto potrebbe andare in scena quasi in contemporanea con l’ennesima puntata dell’assemblea elettiva della Lega.
Siamo veramente ai titoli di coda della telenovela milanista? I tifosi rossoneri se lo augurano: sono riconoscenti a Berlusconi per i tanti trionfi centrati nell’era del Cav, ma consapevoli che adesso l’ex presidente del Consiglio non ha più i mezzi per riportare il “Diavolo” tra le grandi del calcio italiano ed europeo. Il Milan non fa praticamente mercato da due sessioni e Montella con quello che passa il convento sta facendo miracoli tenendo in corsa la squadra per un posto in Europa League.
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