Più si intrecciano i tentativi internazionali di mediazione e più la guerra della Russia all’Ucraina assume i contorni di una criminale spedizione punitiva. Ecco un diario delle ultime 24 ore

Mentre si incrociano i tentativi di mediazione – con la partecipazione  a vari livelli di emissari dei governi di altri stati, estranei al conflitto – l’aggressione della Russia all’Ucraina prosegue in forma criminale, cioè con bombardamenti contro palazzi abitati da famiglie inermi, contro sedi di strutture culturali, scuole, e persino ospedali (dove i medici vengono costretti a curare prima di tutti i militari russi feriti). E tutto ciò mentre sono in corso trattative tra i governi con la mediazione di esponenti di paesi come la Turchia e Israele, o forse…proprio per questo.

Oggi le navi russe presenti nel mar Nero hanno iniziato a bombardare anche le coste vicino alla città di Odessa, la terza più grande dell’Ucraina e principale porto del paese, da sempre anche mèta preferita delle vacanze dei russi in riva al Mar Nero. Sono stati lanciati razzi dai carri armati russi e sono stati sparati colpi di artiglieria che hanno ucciso e ferito famiglie nelle loro abitazioni.

Per il momento a Odessa non sono stati segnalati tentativi di sbarco di truppe. Ma oggetto dei colpi dei mortai sono postazioni delle forze armate ucraine e infrastrutture militari a sud della città, nella zona di Belgorod-Dnestrovsky. Alle 2.57 (ora locale) è scattato l’allarme “attacco aereo” a Odessa. Le sirene hanno iniziato a suonare in città. I civili sono stati invitati a raggiungere i rifugi. Analoghi allarmi sono stati attivati negli ultimi minuti anche a Poltava (ore 3), Dnipro (2.56) e Ivano-Frankivsk (2.54) e Leopoli (2.53). . Esplosioni sono state sentite nella notte alla periferia di Kiev mentre le sirene anti-raid continuano a suonare nella capitale dell’Ucraina. Mariupol, da giorni sotto assedio da parte delle forze russe, è stata attaccata anche dal mare di Azov. Lo riferisce Petro Andryushchenko, consigliere del sindaco della cittadina ucraina, precisando che gli attacchi delle navi da guerra vanno ad aggiungersi ai raid aerei. “I primi missili – spiega – sono stati lanciati da una nave vicino a Bilosaraiska Kosa, verso la città”. L’ospedale regionale di Mariupol, inoltre, è sempre occupato dalle forze russe “che costringono i medici a curare i loro feriti” e “usano anche i pazienti come scudo contro i tentativi di riprendere il controllo del nosocomio da parte dei nostri soldati”.

L’Ucraina accetta ormai il fatto che non potrà entrare nella Nato, ma chiede garanzie per la propria sicurezza, riservandosi però il diritto di stringere patti con singoli Paesi, secondo quanto anticipa  il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ma Vladimir Putin gli risponde con una chiusura: “L’Ucraina non mostra di voler seriamente trovare soluzioni mutualmente accettabili”, ha affermato il capo del Cremlino in una telefonata con il presidente del Consiglio dell’Unione Eusopea, Charles Michel.

A difesa dell’Ucraina si è schierata con forza la Polonia, che ha chiesto una “missione di pace” della Nato, per consegnare aiuti, “protetta da forze armate”. Certo, anche le posizioni più dure possono essere interpretate come mosse tattiche per ottenere di più nelle trattative. Ma è evidente che il negoziato continua in salita, nonostante lo stesso Zelensky mostri ottimismo, assicurando che i colloqui tra le delegazioni russa e ucraina, proseguiti anche oggi in videoconferenza, stanno andando “abbastanza bene” e che una nuova sessione è prevista per mercoledì. Quanto al ruolo dei mediatori internazionali, il presidente ucraino ha sottolineato l’importanza del colloquio avuto lunedì con il primo ministro israeliano Naftali Bennett, che ha parlato anche con Putin. Mentre il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu è arrivato in missione a Mosca per poi dirigersi a Kiev.

Nella capitale ucraina sono arrivati, in treno, anche i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, tre dei Paesi Ue considerati più intransigenti verso Mosca. Per riaffermare, ha sottolineato Varsavia, “l’inequivocabile sostegno dell’intera Unione Europea alla sovranità e all’indipendenza dell’Ucraina”. Ma su questo sostegno generale Zelensky esprime polemicamente più di un dubbio. In particolare per il rifiuto della Nato di istituire una no-fly zone sull’Ucraina. Alcuni Paesi dell’Alleanza, ha osservato il presidente, sembrano “ipnotizzati” dalla Russia.

KIEV ASSEDIATA E SOTTO LE BOMBE, SCATTA IL COPRIFUOCO, AUTO IN FUGA DA MARIUPOL – Nel ventesimo giorno di guerra, dopo 800 missili piovuti sull’Ucraina, centinaia di vittime civili e tre milioni di rifugiati, l’assedio a Kiev si fa sempre più drammatico, spingendo le autorità ucraine a dichiarare un nuovo coprifuoco totale di 36 ore, fino alla mattina di giovedì. Il timore che le truppe russe stiano preparando l’assalto decisivo, dopo giorni di lento avvicinamento delle colonne di blindati, si fa sempre più forte. Anche perché sulla capitale continuano a piovere bombe. Un raid su un edificio residenziale di cinque piani ha provocato almeno 5 morti nel quartiere di Sviatoshyn, nella parte occidentale, causando un vasto incendio. Sulla strada per Irpin, a nord-ovest di Kiev, sono rimasti uccisi altri due reporter, il cameraman irlandese di Fox Pierre Zakrewski e la producer locale Alexandra Kuvshinova, mentre il corrispondente britannico Benjamin Hall è rimasto ferito. 

Nel resto dell’Ucraina il fronte più caldo resta quello della fascia meridionale tra il Donbass e la Crimea, obiettivo strategico di Mosca per saldare i territori già sotto il suo controllo. 

I russi hanno rivendicato in serata la conquista della località portuale di Berdiansk, sul mar d’Azov, centomila abitanti a un’ottantina di chilometri a ovest di Mariupol, che resta sotto un feroce assedio. Dopo le prime evacuazioni di ieri lungo i corridoi umanitari, oggi oltre quattromila auto e 20.000 persone sono riuscite a lasciare la città. Ma al suo interno restano bloccate 350.000 persone. Il vicesindaco Serghei Orlov ha riferito di almeno cento bombe cadute nelle scorse 24 ore e denunciato che nell’ospedale regionale per la terapia intensiva, finito in mani russe, circa 400 persone, tra pazienti e personale, sono tenute in ostaggio, insieme ad alcuni abitanti della zona.

GIORNALISTI UCCISI Sala a 5 il numero dei giornalisti uccisi e almeno 35 feriti – ha annunciato la responsabile per i diritti umani del parlamento ucraino, Lyudmila Denisova, su Telegram – dall’inizio della guerra in Ucraina. “Gli occupanti stanno combattendo contro la copertura obiettiva dei loro crimini di guerra: stanno uccidendo e sparando sui giornalisti”, ha sottolineato. Tre vittime – ricorda l’agenzia Unian – sono Viktor Dudar, colpito durante i combattimenti vicino a Mykolayiv, il cameraman Yevhen Sakun ucciso in un attacco missilistico a Kiev e l’americano Brent Reno, ucciso a Irpin, nella regione di Kiev.

 Ucciso ieri un cameraman di Fox News: si chiamava Pierre Zakrzewski, ha reso noto l’emittente americana, spiegando che è morto nello stesso incidente vicino a Kiev che ha coinvolto il corrispondente Benjamin Hall, rimasto ferito. Anche la giornalista ucraina Alexandra Kuvshinova è morta in seguito all’attacco russo nel nord ovest di Kiev in cui è rimasto ucciso Zakrzewski, riferisce l’agenzia di stampa ucraina Unian, aggiungendo che il terzo reporter, il britannico Ben Hall, che era con loro nell’auto colpita e rimasto gravemente ferito, sarebbe stato sottoposto ad un intervento per l’amputazione di una gamba.

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