La povertà in Italia è esplosa e attraversa l’intera società. Dall’inizio della crisi ad oggi la povertà assoluta, ovvero la condizione di coloro che non hanno le risorse economiche necessarie per vivere in maniera minimamente accettabile, è aumentata in Italia fino ad esplodere. Si è passati, infatti, da 1,8 milioni di persone povere nel 2007 (il 3,1% del totale) a 4,6 milioni del 2015 (il 7,6%). Lo indica il Rapporto della Caritas.
Negli anni scorsi la povertà assoluta – spiega la Caritas – ha confermato il suo radicamento in quei segmenti della popolazione in cui già in passato era più presente – il Sud, le famiglie con anziani, i nuclei con almeno 3 figli minori e quelli senza componenti occupati – ma è anche notevolmente cresciuta in altri, prima ritenuti meno vulnerabili: il Centro-nord, le famiglie giovani, i nuclei con 1 o 2 figli minori e quelli con componenti occupati. Il risultato è che la presenza quantitativamente significativa dell’indigenza tocca oggi l’intera società italiana e non è più circoscritta solo ad alcune sue componenti.
Nel corso del 2015, le persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto della Caritas sono state 190.465. Come nel passato il peso degli stranieri continua a essere maggioritario (57,2%) ma non in tutte le aree del Paese; nel Mezzogiorno infatti la percentuale di italiani è pari al 66,6%. Dai dati, raccolti presso 1.649 centri, dislocati su 173 diocesi, emerge quindi la visione di “un Mezzogiorno più povero e con una minor incidenza di immigrati, dove a chiedere aiuto sono prevalentemente famiglie di italiani. Anche le regioni del Centro-Nord, tuttavia, nel corso degli anni hanno registrato un vistoso aumento del peso degli italiani”.
Sarebbe questa la crescita di cui parla Renzi?
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