Primarie del Pd: l’uomo solo al comando non piace a Orlando e nemmeno al portavoce di Renzi

In attesa che si riesca a sapere con esattezza quanti iscritti al Pd hanno effettivamente partecipato alle votazioni per la selezione dei candidati che alle primarie si contenderanno la carica di segretario (dati che riportiamo in altro articolo) , è interessante segnalare, tra le varie prese di posizione, quella di Matteo Richetti (foto in alto), portavoce del coordinamento nazionale della mozione a sostegno di Matteo Renzi (piazzatosi in testa, come largamente previsto, con oltre il 60% dei consensi), e quella del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, piazzatosi al secondo posto nelle preferenze degli iscritti con circa il 30%, davanti a Michele Emiliano, che ha superato la soglia del 5% necessaria ad andare il 30 aprile alla votazione nei gazebo, aperti anche ai “simpatizzanti” del partito.

Entrambi sono stati intervistati da Radio Cusano Campus.  Ma è significativo ciò che ha dichiarato Richetti.

 No all’uomo solo al comando. Dopo aver rilevato che «per prima cosa i votanti ci chiedevano: mai più divisioni e persone che ostacolano il nostro partito dall’interno mentre è impegnato in riforme e cambiamenti,  l’esponente renziano ha precisato: “C’è modo e modo di esercitare la leadership. Anche chi sta votando Renzi lo sta invitando a non replicare la stagione dell’uomo solo al comando. Fare le riforme calate dall’alto non funziona più. La gente ci dice: vi restituiamo quella fiducia che il 4 dicembre si è interrotta, ma ci sono atteggiamenti che vanno cambiati”.

Segretario o premier. Poi un’altra importante precisazione che riguarda le cariche di segretario e di capo del governo: “C’è un codicillo sacrosanto – afferma Richetti – che prevede che il segretario del Pd è anche candidato premier. Non sfuggono a nessuno due dettagli: Renzi, consapevole di questa critica, si presenta in ticket con Martina (ministro dell’Agricoltura, ndr) e quindi, se lui diventasse premier, il partito sarebbe pronto ad una conduzione affidata a Martina”.

Andrea Orlando (foto a lato) si dichiara soddisfatto del risultato ottenuto nei congressi di circolo, tenendo conto sia del fatto che vi è stata disparità di trattamento dei media tra i tre candidati, sia (e soprattutto) che il Pd ha perso un terzo degli iscritti, cioè coloro che non condividono la linea di Renzi, via che il 90% del gruppo dirigente era schierato con Renzi. Quindi è convinto che la partita è ancora aperta e che verrà giocata sul campo politico. “Con la linea politica con la quale siamo andati al referendum, linea che non è stata modificata dopo – dice Orlando –  i prossimi appuntamenti elettorali rischieranno di essere pregiudicati. Credo che ci sia un popolo del centrosinistra, una comunità in grado di andare anche oltre gli iscritti, che ha affetto e preoccupazione per il futuro del Pd e del centrosinistra. Una svolta politica è l’unica via necessaria per togliersi da questa traiettoria a mio avviso sbagliata”. Renzi, sostiene Orlando, spesso ha cercato di inseguire il Movimento Cinque Stelle sul suo campo, ma è un errore, perché tra l’originale e la copia la gente alla fine preferisce l’originale. Dobbiamo proporre una via d’uscita dalla crisi radicalmente diversa, il tema non è la propaganda, prendersela con l’Europa o gli extracomunitari, il problema è individuare la questione principale, le grandi diseguaglianze che segnano oggi il Paese. Se sappiamo tenere la voce alta su questo punto possiamo contrastare le altre parole d’ordine senza inseguirle”.  E invece “va riunito un centrosinistra politico e sociale. Dobbiamo ricordarci che partiamo da una situazione di estremo isolamento, abbiamo rotto con tutte le altre forze di centrosinistra, è difficile pensare di vincere da soli nella politica, da soli nella società, questo è un quadro che va rapidamente cambiato e la mia proposta politica parte da questo obiettivo”.

Infine sui due ruoli – segretario e premier – Orlando è netto: “Io se sarò eletto segretario farò solo il segretario. Questo partito ha bisogno di una persona che gli ridia una forza programmatica e progettuale. E costruirò le condizioni per tenere delle primarie del centrosinistra che consentano una scelta di un candidato premier in un campo largo, tenendo conto del fatto che è ineluttabile la costruzione di una coalizione con varie forze politiche”.

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