Con voti 185 favorevoli, 54 contrari e 4 astenuti, il Senato ha approvato il disegno di legge che riduce il numero dei parlamentari, prevedendo di passare da 315 a 200 senatori e da 630 a 400 deputati. Si tratta della prima delle quattro letture previste per i disegni di legge di riforma costituzionale.
Entusiasta il vicepremier Luigi Di Maio che su Facebook ha scritto: “Evviva! Approvato il Tagliapoltrone in Senato! Presto ci saranno 345 parlamentari in meno e un risparmio di mezzo miliardo di euro a legislatura. Dicevano: Impossibile! E invece se lo diciamo lo facciamo! Collegatevi che festeggiamo insieme!”. Poi, in una diretta, ha aggiunto: “Oggi ho visto i senatori tagliare sé stessi, sono venuto qui in Senato a godermi la scena”. “Il Pd dice che ci vuole una riforma organica, come quella che gli italiani hanno già bocciato due anni fa”. Di Maio si è soffermato dunque sull’iter che attende la riforma sul taglio dei parlamentari, “possiamo dire che tra agosto-settembre, massimo fine settembre, riusciamo ad approvarla”, ha detto. “Se poi le opposizioni vogliono fare un referendum per tagliare i parlamentari, sarà un piacere farlo” ha aggiunto.
Ma ora diamo spazio alla consueta rubrica “7giorni in Senato”
7GIORNI IN SENATO (n. 29)
di FRANCESCO MARIA PROVENZANO/
Martedì 5 febbraio l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 16:30 e in apertura di seduta i sen. Malan (FI), Casini (Aut), Urso (FdI), Alfieri (PD) e Emma Bonino (Misto), prendendo la parola sulla situazione in Venezuela, hanno criticato il Governo italiano per aver posto, in sede europea, il veto sul riconoscimento di Guaido e hanno sollecitato un voto del Parlamento sulla politica estera. L’Assemblea ha respinto la questione pregiudiziale sul ddl n. 1018, conversione in legge del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni. Dopo l’illustrazione della pregiudiziale di costituzionalità QP1 da parte della sen. Toffanin (FI), hanno dichiarato voto favorevole i sen. Julia Unterberger (Aut), Balboni (FdI), Saccone (FI) e Laos (PD); hanno annunciato voto contrario i sen. Patuanelli (M5S) e Loredana De Petris (Misto-LeU). L’Assemblea ha avviato l’esame del ddl costituzionale n. 214 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione recante modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero di parlamentari. Il provvedimento prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e del numero dei senatori eletti da 315 a 200. Precisa inoltre che il numero dei senatori di nomina presidenziale non può essere superiore a cinque. La modifica costituzionale si applica dal primo scioglimento o cessazione delle Camere, ma non prima di sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge. Hanno partecipato alla discussione generale, che proseguirà domani, i sen. Malan, Fiammetta Modena, Siclari, Damiani, Donatella Conzatti (FI); Simona Malpezzi, Caterina Bini, Caterina Biti, Anna Rossomando, D’Alfonso, Laura Garavini (PD); Casini (Aut). Le opposizioni hanno accusato la maggioranza di voler svilire la democrazia rappresentativa, di proporre la riduzione dei parlamentari per motivi di consenso elettorale, di voler trasformare il Parlamento nel capro espiatorio di inefficienze che hanno invece origine nella composizione politica del Governo. Secondo FI, la discussione della modifica costituzionale è poco trasparente e la riduzione del numero dei parlamentari, associata alla proposta sul referendum propositivo, potrebbe avere effetti pericolosi. Secondo il PD, l’intervento sul numero dei parlamentari non può essere slegato da una riforma organica volta a differenziare le funzioni delle due Camere. La seduta è terminata alle ore 20:00.
Mercoledì 6 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:30 e l’Assemblea ha ripreso l’esame del ddl costituzionale n. 214 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione recante modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero di parlamentari. Il provvedimento prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e del numero dei senatori eletti da 315 a 200. Precisa inoltre che il numero dei senatori di nomina presidenziale non può essere superiore a cinque. La modifica costituzionale si applica dal primo scioglimento o cessazione delle Camere, ma non prima di sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge. Nella seduta di ieri il relatore, sen. Calderoli (L-SP) si è rimesso alla relazione scritta ed è iniziata la discussione generale, che si è conclusa oggi con gli interventi dei sen. Cucca, D’Arienzo, Stefano, Pittella, Grimani, Ferrazzi, Monica Cirinnà, Collina, Tatjana Rojc, Daniela Sbrollini, Manca, Rampi, Taricco, Comincini, Verducci, Valeria Fedeli, Roberta Pinotti, Faraone, Valeria Valente, Alfieri, Margiotta, Astorre, Misiani, Parrini, Valeria Sudano, Assuntela Messina, Vattuone, Mirabelli, Valeria Iori, Marino, Zanda, Ferrari (PD); Alessandra Maiorino, Marco Pellegrini, Morra (M5S); Berutti, Aimi, Perosino, Causin, Fantetti, Biasotti, Maria Rizzotti, Maria Alessandra Gallone, Alessandrina Lonardo, Pichetto Fratin, Paola Binetti, Mallegni, Cangini, Vitali, Quagliarello, Moles, Roberta Toffanin, Caliendo, Galliani, Elena Testor, Gasparri (FI); Errani, Loredana De Petris (Misto-LeU); De Bertoldi (FdI); Bressa (Aut). Secondo le opposizioni il ddl è sganciato da una visione di riforma complessiva, tende a svilire il Parlamento, veicola una concezione della democrazia rappresentativa come mera voce di spesa, è finalizzato a catturare un facile consenso elettorale in una congiuntura economia negativa e può produrre una deriva pericolosa, soprattutto se abbinato al ddl costituzionale sul referendum propositivo all’esame della Camera. Il ddl, infatti, interviene solo sul dato numerico, senza superare il bicameralismo paritario o adeguare la forma di Stato e di governo per aumentare l’efficienza del sistema istituzionale; comprime la rappresentanza dei piccoli territori, delle minoranze linguistiche, degli italiani all’estero, e alza implicitamente le soglie di sbarramento. M5S ha ribadito che il Gruppo è contrario al superamento del bicameralismo e favorevole al contenimento dei costi della politica che, in un’epoca di crisi, è chiamata a un dovere di solidarietà. Ha tacciato le opposizioni di ipocrisia, ricordando in particolare la riforma, approvata con enormi forzature nella scorsa legislatura e poi bocciata dai cittadini, che stravolgeva gli equilibri costituzionali e conferiva potere ad organi non elettivi. In replica il relatore, sen. Calderoli (L-SP), ha rinviato al contratto di governo per il disegno riformatore generale, ha ricordato che il numero dei parlamentari è stato fissato da una legge costituzionale del 1963, ha osservato che i cittadini hanno respinto riforme eccessivamente complesse della Costituzione e ha rivendicato l’opportunità di interventi di modifica limitati e puntuali, anche per ragioni di chiarezza di un eventuale quesito referendario. Ha richiamato il criterio di proporzionalità per i parlamentari della circoscrizione estero e ha ricordato le modifiche apportate in Commissione per la rappresentanza del Trentino Alto Adige. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento Fraccaro ha rinunciato alla replica, ricordando che la materia costituzionale è di competenza del Parlamento. Il Presidente del Senato ha dichiarato improponibili gli emendamenti del PD riguardanti le nuove funzioni del Senato, il bicameralismo differenziato, l’elettorato attivo e passivo del Senato, perché estranei all’oggetto del ddl. Il sen. Marcucci (PD) ha contestato vivacemente la decisione presidenziale, ritenendo che mini la possibilità di un confronto. Il Presidente ha ricordato che l’opposizione deve ancorarsi ad un fondamento giuridico. Sono stati illustrati gli emendamenti, le votazioni inizieranno domani. Nel corso della seduta la Presidenza ha comunicato il nuovo calendario dei lavori fino al 7 marzo. Il voto finale del ddl costituzionale avverrà domani. La seduta è terminata alle ore 20:30.
Giovedì 7 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:35 e con 185 voti favorevoli, 54 contrari e 4 astensioni l’Assemblea ha approvato, in prima deliberazione, il ddl costituzionale n. 214 e connessi, nel testo proposto dalla Commissione, recante modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero di parlamentari. Il testo passa ora alla Camera. Il provvedimento prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e del numero dei senatori eletti da 315 a 200. Precisa inoltre che il numero dei senatori di nomina presidenziale non può essere superiore a cinque. La modifica costituzionale si applica dal primo scioglimento o cessazione delle Camere, ma non prima di sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge. Nella seduta di ieri, dopo la replica del relatore, è iniziato l’esame dell’articolato. Oggi sono stati bocciati tutti gli emendamenti ad eccezione dell’emendamento 2.100 del relatore, che tiene conto delle Province autonome nella ripartizione dei seggi al Senato. Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole, pur con diverse motivazioni, i senatori Durnwalder (Aut), La Russa (FdI), Calderoli (L-SP), Quagliariello (FI-BP) e Perilli (M5S). Hanno dichiarato voto contrario i sen. Loredana De Petris (LeU) e Parrini (PD). Sono intervenuti in dissenso dal Gruppo i sen. Fantetti, Cangini (FI-BP) e De Bertoldi (FdI). Pur esprimendo qualche perplessità per la mancanza di una riforma organica, Aut ha manifestato apprezzamento per la tutela delle minoranze linguistiche. LeU ritiene inaccettabile la visione della democrazia quale mera voce di spesa. FdI ha comunque stigmatizzato l’atteggiamento del Governo che, trascurando le reali emergenze del Paese, si erge a difensore del bene con l’ennesimo provvedimento propagandistico. Secondo il PD il ddl mira a nascondere le responsabilità del Governo ed è l’emblema di una cultura illiberale e autoritaria che unisce le due forze di maggioranza. L-SP ha rivendicato con orgoglio una riforma che persegue da tempo: i cittadini la confermeranno convintamente in un eventuale quesito referendario. FI ha annunciato un’apertura di credito condividendo la ratio del provvedimento nell’auspicio che non si riveli un misero atto di antiparlamentarismo. Secondo M5S il ddl rientra nel disegno complessivo di riforme volte all’obiettivo del benessere collettivo. L’Assemblea ha quindi avviato l’esame del ddl n. 881 recante disposizioni in materia elettorale. Il relatore, sen. Giarruti (M5S), ha spigato che la finalità del ddl è rendere neutra la normativa elettorale per le Camere, indipendentemente dal numero dei parlamentari. In base allo schema proposto, quindi, eventuali modifiche agli articoli 56 e 57 della Costituzione non richiederanno specifici interventi sulla normativa elettorale, altrimenti necessari. L’articolo 1 modifica gli articoli 1 e 83 del testo unico per l’elezione della Camera dei deputati, limitandosi ad individuare, per le diverse circoscrizioni per le quali la legge vigente indica il numero dei collegi uninominali, il rapporto frazionario la cui applicazione restituisce gli stessi numeri attualmente fissati. L’articolo 2 modifica gli articoli 1, 16-bis, 17, 20 e 21-ter del testo unico per l’elezione del Senato, mantenendo inalterato il sistema elettorale vigente e individuando, per le diverse circoscrizioni per le quali la legge vigente indica il numero dei collegi uninominali, il rapporto la cui applicazione restituisce gli stessi valori numerici attualmente previsti. L’articolo 3 prevede una delega al Governo per la determinazione dei collegi uninominali e plurinominali, che può essere esercitata solo qualora, entro 24 mesi dall’entrata in vigore della presente legge, sia approvata la modifica costituzionale per la riduzione del numero dei componenti delle Camere. Alla discussione generale hanno preso parte i sen. Collina (PD), Loredana De Petris (LeU), Vitali (FI-BP) e Maria Laura Mantovani (M5S). Il seguito dell’esame è rinviato ad altra seduta. Alle ore 15 si è svolto il question time. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento Fraccaro, in sostituzione del Ministro dell’ambiente, ha risposto all’interrogazione n. 478, illustrata dal sen. De Bonis), riguardante la composizione della commissione per la valutazione di impatto ambientale con riferimento al gasdotto TAP: anche se il rinvio al giudizio dell’ingegner Falappa non ha attinenza con la valutazione di impatto ambientale, il Ministero dell’ambiente ha chiesto all’avvocatura dello Stato se è applicabile la decadenza. Il Ministro Fraccaro ha risposto all’interrogazione n. 563, illustrata dal sen. Maffoni (FdI), riguardante la realizzazione di una nuova centrale termoelettrica in provincia di Brescia, segnalando che sono ancora in corso le procedure di valutazione ambientale (VIA e VAS). Il Ministro ha risposto anche all’interrogazione n. 582, illustrato dal sen. Buzzone (L-SP), riguardante la coerenza tra normativa italiana ed europea in materia di calendario venatorio: il Ministero dell’ambiente ha concluso nell’ottobre 2018 la revisione del calendario venatorio proprio per superare incongruenze con la normativa europea. Infine, il Ministro Fraccaro ha risposto all’interrogazione n. 585, illustrata dalla sen. L’Abbate (M5S), riguardante iniziative di contrasto al cambiamento climatico e ai suoi effetti, ricordando gli obiettivi del piano per la riduzione delle emissioni e le misure atte a conseguirli.
Il Ministro della giustizia Bonfede ha risposto all’interrogazione n.560, illustrata dal sen. Steger (Aut), sulla mancata corresponsione agli ufficiali giudiziari delle quote di introiti erariali loro spettanti: il ritardo deriva dalla necessità di attuare un protocollo che rinvia alla competenza della Regione Trentino Alto Adige, ma il Ministero si riserva di procedere alla corresponsione anche sulla base di una bozza di protocollo. Il Ministro Bonafede ha poi risposto all’interrogazione n. 587, illustrata dalla sen. Conzatti (FI), riguardante l’affidamento delle funzioni di curatore e di liquidatore ai consulenti del lavoro: la riforma del diritto fallimentare ha inteso armonizzare la gestione della crisi di azienda con la tutela del lavoro e, in questa prospettiva, è stato ampliato lo spettro delle professionalità cui può attingere il giudice.
Il Ministro per il Sud Barbara Lezzi ha risposto all’interrogazione n. 586, illustrata dalla sen. Bellanova (PD), sulle misure per il sostegno alla crescita economica del Mezzogiorno: il Governo in carica ha stanziato 4 miliardi per il fondo sviluppo e coesione e ha istituito una centrale di progettazione affinché le risorse siano effettivamente spese. La seduta è terminata alle ore 16:00.
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