Nuova udienza oggi a Palermo del processo al vice presidente del Consiglio Matteo Salvini per il ruolo che ebbe nel 2019 (quando era ministro dell’Interno del primo governo Conte) nella vicenda della “Open Arms” (la nave della Ong spagnola con 147 migranti a bordo in attesa di approdare in un porto italiano) alla quale negò per 19 giorni l’approdo in Italia per cui fu imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
Oggi hanno deposto come testimoni l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’ex vicepresidente Luigi Di Maio e l’ex titolare del ministero dell’Interno Luciana Lamorgese.
Prima dell’udienza, con un post su Facebook ,Salvini aveva scritto: “Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’Aula bunker dell’Ucciardone, famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo Open Arms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”.
L’avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno, ha annunciato che “è già pronta e sarà depositata lunedì in sei Procure della Repubblica una denuncia”, con riferimento alle rivelazioni sul sommergibile Venuti della Marina. che nell’agosto 2019 aveva ripreso, fotografato e registrato l’attività della ong spagnola, senza che l’importante informativa fosse inserita nei fascicoli valutati dalla magistratura e in particolare da Tar e Procure e senza che potesse essere visionata dal Parlamento, come richiesto dalla Lega.
Il presidente dei Cinquestelle Giuseppe Conte (all’epoca presidente del Consiglio) ha ribadito di aver chiesto in quella circostanza lo sbarco immediato dei soli minori soccorsi dalla Open Arms e senza sollecitare, invece, lo sbarco degli altri profughi che erano a bordo della nave spagnola. Rispondendo alle domande della legale di Salvini ha poi precisato: “Le persone fragili, a partire dai minori, non era dal mio punto di vista giustificato trattenerle. Per le altre un trattenimento poteva protrarsi per qualche giorno, ma certo non ho mai detto che si doveva prima raggiungere l’accordo di redistribuzione e solo dopo era possibile concedere loro il porto sicuro. E comunque in una lettera del 16 agosto – ha spiegato Conte – rassicuravo Salvini di aver ottenuto la redistribuzione dei profughi soccorsi dalla ong da ben sei paesi. Premesso che lo sbarco era una decisione del ministro dell’Interno Salvini, lo invitai ad abbandonare rispetto ai minori una posizione difficilmente sostenibile”. L’avvocato Bongiorno ha precisato però che “Nella parte finale della lettera inviata al titolare del Viminale non si dice mai di far sbarcare tutti“.
“L’immigrazione – ha replicato Conte – è stato sempre un grande tema di riflesso politico e il ministro dell’epoca ha sempre avuto delle posizioni molto chiare sulla gestione di questo tema. Ai tempi – ha aggiunto Conte – si voleva dare l’idea di un presidente del Consiglio debole sul fenomeno immigratorio, mentre il ministro dell’Interno aveva una posizione molto più rigida“.
Infatti Conte ha precisato che, “con il successore di Salvini (la ministra Lamorgese) nel mio secondo governo, decisi che il problema dei migranti non doveva essere politicizzato. Infatti anche con la ministra Luciana Lamorgese, quindi col Conte 2, di fronte a un fenomeno da controllare, abbiamo cercato di gestire con buonsenso la situazione legata ai migranti. Rimasi particolarmente colpito dalla condizione dei minori non accompagnati, una categoria particolarmente fragile tra quelli a bordo della Open Arms“.
La conferma di ciò che ha detto Conte, è arrivata dalla Lamorgese.“Noi – ha detto – abbiamo messo sempre in primo piano il salvataggio delle persone”. “La condotta del comandante dell’imbarcazione intervenuta in soccorso dei profughi incideva sulla concessione del porto sicuro?”, ha chiesto il pm. “No – risponde la teste – e poi le ong durante il mio dicastero non hanno mai violato le regole entrando nelle acque territoriali prima della concessione del pos (porto sicuro, ndr). Eventuali irregolarità potevano riguardare il mancato rispetto della filiera nella comunicazione dei salvataggi, non altro”.
Lamorgese ha precisato che durante la sua permanenza alla guida del Viminale i tempi di attesa del pos per le navi delle ong era di media 2 o 3 giorni. “Si arrivava a 7-8 solo se c’era da concordare la redistribuzione con altri Paesi“.
L’ex vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha detto: “La maggior parte delle volte sapevamo del rifiuto di pos da parte di Salvini dai media che riportavano le sue dichiarazioni. Non ci sono mai state riunioni del Consiglio dei Ministri, né informali né formali, sulla questione della concessione del porto sicuro alle navi con i migranti. Casomai le riunioni vennero fatte per affrontare le conseguenze del diniego di Pos dell’ex ministro dell’Interno“. Di Maio, rispondendo alle domande della pm Giorgia Righi, ha smentito che la concessione del pos dovesse essere subordinata al completamento della procedura di redistribuzione dei migranti. “Seppi della vicenda Open Arms dalle dichiarazioni ai media di Salvini, non da lui, anche perché eravamo in piena crisi di governo“, ha concluso.
La prossima udienza è fissata per il 24 marzo: sarà dedicata all’approfondimento delle vicende legate alla presenza del sottomarino della Marina militare nella zona dei soccorsi, con la deposizione dei consulenti di accusa, difesa e parti civili e di Oscar Camps, armatore di Open Arms.
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