Alla prima udienza del processo aveva annunciato la sua collaborazione con gli inquirenti. Luca Odevaine starebbe, quindi, raccontando la sua verità, consegnata ai pm nella carte depositate dalla Procura ai giudici della X sezione penale. Un verbale di interrogatorio, svolto il 15 ottobre con il pm Paolo Ielo, per raccontare il passato recente dell’amministrazione comunale a Roma, in particolare quella guidata da Gianni Alemanno. Ma c’è spazio anche per altro.
Odevaine tira in ballo Francesco Totti sostenendo che in passato ha pagato in nero vigili urbani per controllare i figli dopo voci di un progetto di rapimento. Nessun commento ufficiale da parte del capitano della Roma. A quanto filtra dal suo staff la segnalazione del rischio di rapimento di uno dei figli effettivamente arrivò, e subito fu sporta denuncia: la vicenda, sempre secondo le stesse fonti, era insomma nota alle autorità e terminò quando tutto si rivelò una ‘bufala’. I carabinieri, in serata, hanno confermato indagini svolte nel 2008 “finalizzate a verificare la fondatezza di notizie acquisite da persone dell’entourage del calciatore, circa un presunto piano di sequestrarne i bambini con finalità estorsive: le indagini, effettuate anche con mirate attività e perquisizioni domiciliari delegate dalla Procura di Roma, dimostrarono l’infondatezza delle notizie in argomento”.
Odevaine, nelle dichiarazioni ai pm, si sofferma principalmente sull’amministrazione che si insediò in Campidoglio nel 2008. “La destra non aveva soggetti economici di riferimento”, e quindi “l’amministrazione Alemanno, nel giro di qualche anno, individuò nel ‘sistema Buzzi’ il riferimento nel settore del sociale per l’aggiudicazione dei lavori”. Sul punto l’ex sindaco afferma che Odevaine lo “ha nuovamente inondato di chiacchiere e calunnie in libertà basandosi su una serie di “sentito dire” e di teoremi personali”.
Nel verbale, depositato il 5 novembre, fornisce anche dettagli sul monopolio che le amministrazioni comunali hanno affidato ai cosiddetti camion-bar. “Di 500 licenze rilasciate, 430 erano tutte intestate a membri della famiglia Tredicine-Falasca che, fino all’avvento di Giordano Tredicine al consiglio comunale, finanziava tutta la politica romana”. Nel corso del colloquio con i magistrati c’è spazio anche per una presunta tangente elargita per i lavori alla Bufalotta. Odevaine sostiene che Riccardo Mancini, ex braccio destro di Alemanno e indagato in Mafia Capitale, gli disse “che era stata pattuita una tangente, pagata da Caltagirone, in relazione a uell’affare edilizio, nella direzione di Marroni, Francesco Smedile (presidente commissione urbanistica) e Alemanno”. Marroni, oggi deputato Pd, ha annunciato querela, precisando: “Odevaine mente”. Anche il Gruppo Caltagirone ha annunciato querela specificando di non aver avuto rapporti con Smedile, Marroni e Mancini. Infine Odevaine torna su alcune dichiarazioni di Buzzi chiarendo, a suo dire, che “sono false le sue dichiarazioni in relazione ad una tangente pagata a Nicola Zingaretti sul Palazzo della Provincia”. E’ falso – secondo lui – quanto dichiarato dal ras delle cooperative sulla tangente destinata oltre che all’attuale presidente del Lazio anche a “Peppe Cionci (braccio destro di Zingaretti ndr), Maurizio Venafro (ex capo di gabinetto del governatore ndr) e Antonio Calicchia”.
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