E’ in arrivo una sorta di decalogo applicativo del decreto Madia sul pubblico impiego, con un elenco di dieci situazioni da “alert”, che contemplano provvedimenti fino al licenziamento. Atteso per metà febbraio, questo decalogo dovrebbe fare chiarezza sulla questione, elencando una per una le condizioni che determinano misure drastiche: dalla falsa attestazione della presenza in servizio allo scarso rendimento. E la sanzione massima si attiverebbe anche, nei casi più gravi, per il responsabile del servizio che, davanti agli illeciti, non è intervenuto adeguatamente per impedirli.
L’elenco, stilato dal ministro Marianna Madia (foto) con i suoi consulenti, precisa le situazioni a rischio, tra cui le gravi e reiterate violazioni del codice di comportamento (accettare regali costosi, abusare dell’auto di rappresentanza). Nel decreto dovrebbe anche essere stabilito che in caso di procedura ordinaria entro tre mesi, non più quattro, l’azione deve essere conclusa. Resta fermo il licenziamento sprint, entro 30 giorni, per il furbetto del cartellino, che dovrebbe essere esteso a tutte le forme illecite, accertate in flagranza, che portano a licenziamento.
Viene anche rivista nel decreto anche tutta la road-map dell’azione disciplinare. Con tutta probabilità si preciserà che per le infrazioni di minore gravità, per cui è previsto il solo richiamo verbale, le regole saranno stabilite dai contratti.
I tecnici del ministero della Pubblica amministrazione stanno lavorando a una semplificazione dell’iter e si dovrebbe anche aprire a una gestione unificata per le sanzioni più gravi, per cui più amministrazioni possono fare capo a uno stesso ufficio. Anche qui ci sono dei chiarimenti, delle puntualizzazioni sul ruolo dell’ufficio per il procedimento disciplinare. Inoltre i vizi formali, i cavilli giuridici, non potranno fermare l’azione. Anche in questo caso, viene estesa una clausola anticipata con il decreto anti-furbetti. Quindi la violazione dei termini interni fissati per la procedura non potrà impedire di andare avanti, né potrà annullare la validità della sanzione inflitta, fatto salvo il diritto alla difesa. Inoltre se il giudice accerta una sproporzione con la sanzione disciplinare, il procedimento si ripete.
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