di SERGIO SIMEONE* – Rocco Casalino, ci informano alcuni quotidiani, faceva salti di gioia dopo il voto al Senato che ha fatto cadere il governo Draghi. Chi è costui? E colui che ha ricoperto, per alcuni anni, il ruolo di spin doctor del Movimento 5 stelle, uno cioè che indicava, di volta in volta, le giuste strategie ai dirigenti del Movimento. Questo genio, quindi, non ha capito il disastro che si è verificato mercoledì con il voto sulla fiducia al governo Conte, e che pure è di facilissima lettura. Ma se lui non l’ha capito glielo spieghiamo noi.
1. Il centrodestra andava da tempo in cerca di un’occasione per arrivare ad elezioni anticipate per incassare quei voti virtuali che gli vengono attribuiti dai sondaggi. L’ostacolo maggiore al raggiungimento di questo obiettivo era il governo Draghi, che i partiti di destra non osavano attaccare perché godeva del consenso della maggioranza degli italiani e della stima delle cancellerie europee e del presidente Usa, Biden. Ora la strada verso le elezioni è spianata senza che il centrodestra si sia sporcato troppo le mani, perché, pur avendo dato un contributo decisivo alla caduta di Draghi, può sempre dire che chi ha acceso la miccia è stato il Movimento 5 stelle con le sue richieste e con il non voto al Senato. In fondo Salvini potrà sostenere che si è limitato a contrapporre ai nove punti di Conte il cahier de doleances del centrodestra. Dopodiché, essendo rimasti entrambi insoddisfatti per la risposta di Draghi, sia il Movimento 5 stelle che Forza Italia e la Lega non hanno partecipato al voto.
2. In questa vicenda il centrodestra si è compattato, essendo caduta la barriera tra partiti di governo e partiti di opposizione ed ora si presenta come un blocco compatto davanti agli elettori. L’ex blocco giallo-rosso appare invece spaccato in quello che era il suo nucleo centrale (l’alleanza tra PD e Movimento 5 stelle) mentre gli altri pezzi che si dovevano aggregare viaggiano ognuno per conto proprio, ognuno pilotato dal suo narcisistico spin doctor.
3. Chi esce da questa vicenda nelle condizioni peggiori è senz’altro il Movimento 5 stelle, che agli occhi degli elettori è quello che ha avviato la crisi, che si è lacerato in questi giorni dividendosi in fazioni che non si limitavano ad esprimere differenti posizioni politiche ma si lanciavano sanguinosi insulti, denotando mancanza di coesione e mancanza di leadership. Anche a Dario Franceschini, il più tenace sostenitore di una alleanza Pd – Movimento 5 stelle, sono cadute le braccia ed ha rinunciato a sostenere la sua (ormai vecchia) strategia.
Rocco Casalino, è vero, è stato licenziato il 15 luglio da Davide Crippa (capogruppo del Movimento 5 stelle alla Camera) da responsabile della comunicazione dei gruppi parlamentari, ma il solo fatto che per ben 4 anni questo soggetto ha tenuto ambo le chiavi del cor di Federigo (alias Giuseppe Conte) serrando e disserrando, fa capire come questo movimento si sia riempito di dilettanti allo sbaraglio, che hanno finito per prendere il sopravvento su quelli valenti che pure non mancano.
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