Il pontificato di papa Francesco con i suoi gesti clamorosi ha rotto e spezzato dottrine e pratiche, finora ritenute essere di una sola e stessa sostanza della Chiesa. Egli stesso ha definito questa linea come una netta demarcazione verso la Chiesa. Il Sinodo dell’Amazzonia iniziato il 6 e conclusosi sabato 26 ottobre ha discusso delle sfide e delle potenzialità dell’Amazzonia, “centro ambientale e biologico” del mondo esteso su nove Paesi ed abitato da oltre 33milioni di persone, di cui circa 2,5 milioni di indigeni. Inoltre ha affrontato il tema degli ‘uomini sposati’ di provata fede da ordinare sacerdoti per sopperire alla mancanza di preti in Amazzonia. Un tema che ha diviso l’aula del Sinodo ma che poi vari gruppi di lavoro hanno appoggiato, inserendo diverse tracce. Ora la parola definitiva dovrà dirla il Papa.
Lo scopo principale di questo Sinodo è stato quello di individuare nuovi percorsi per l’evangelizzazione di quei popoli molto lontani, come gli indigeni, che vengono dimenticati e lasciati ad un avvenire misero e incerto, senza la prospettiva di un futuro sereno. Inoltre bisogna difendere la foresta amazzonica, un polmone ambientale ed ecologico di grande importanza per il nostro pianeta.
Il documento finale del sinodo si articola in cinque capitoli, più un’introduzione ed una breve conclusione per la Regione panamazzonica: è stato diffuso nella serata del 26 ottobre per volere espresso del Papa. Tra i temi in esame: missione, acculturazione, ecologia integrale, difesa dei popoli indigeni, rito amazzonico, ruolo della donna e nuovi ministeri, soprattutto nelle zone e tra quei popoli in cui ha difficile accesso l’Eucaristia.
Papa Francesco ha chiuso questo evento mondiale celebrando una solenne messa a San Pietro in cui ha chiesto al mondo di impedire sia il saccheggio che lo sfregio dell’Amazzonia, che ha causato la morte di tanti indios. Il riferimento va al genocidio in atto delle comunità indigene che vivono nell’immensa foresta amazzonica e che rischiano continuamente di morire sotto l’azione criminale di gruppi, che nella più incontrollata illegalità portano avanti un massiccio piano di deforestazione e di sfruttamento di risorse preziose, come l’oro, il platino, il petrolio e i diamanti, che si trovano in quelle terre.
Il Vaticano News scrive: «Il Sinodo richiama l’urgente necessità di sviluppare politiche energetiche che riducano drasticamente le emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas legati al cambiamento climatico», promuove le energie pulite e richiama l’attenzione sull’accesso all’acqua potabile, diritto umano basilare e condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Proteggere la terra vuol dire favorire il riutilizzo e il riciclo, ridurre l’uso di combustibili fossili e plastica, modificare abitudini alimentari come il consumo eccessivo di “carne e pesce“.
Il capitolo più interessante è quello della “Conversione ecologia“ in cui a fronte di “una crisi mondiale socio-ambientale senza precedenti”, il Sinodo invoca una Chiesa amazzonica in grado di promuovere “un’ecologia integrale“ che resta l’unico cammino possibile, oltre ad una conversione ecologica, che serva a salvare la regione da predatori, dallo spargimento di sangue innocente e dalla criminalizzazione dei difensori dell’Amazzonia.
Nel Documento infine si conferma l’impegno della Chiesa nella difesa della vita “dal concepimento al suo tramonto” e promuove quel dialogo, interculturale ed ecumenico, che serva a debellare la morte, il peccato, la violenza e l’ingiustizia. Conversione ecologica e difesa della vita in Amazzonia si traducono per la Chiesa in una chiamata a “disimparare, imparare e reimparare per superare così ogni tendenza ad assumere modelli colonizzatori che hanno causato danni in passato”.
Insomma questo Sinodo è stato un evento che ha sviluppato tematiche di grande rilievo che coinvolgono l’intero continente.
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