di NUCCIO FAVA* – Raramente capita che due personalità così rilevanti per la vita di un paese, e per ragioni diverse e ruoli differenti, abbiano comunque espresso linee di rinnovamento e di sviluppo per la modernizzazione dell’Italia e la sua non marginalizzazione dal contesto europeo e mondiale in rapido mutamento.
Di Mario Draghi abbiamo ammirato la lucida analisi all’inaugurazione a Rimini dell’incontro annuale di Comunione e Liberazione secondo temi già in gran parte espressi alla Cattolica di Milano in occasione del conferimento della laurea honoris causa.
Cesare Romiti, spentosi ieri all’età di 97 anni, è stato una espressione ininterrotta di impegno per il rinnovamento del paese tanto come grande manager dell’Iri e ascoltato consulente di Cuccia a Mediobanca, quanto nel ruolo di amministratore della Fiat ai tempi della presidenza dell’avvocato Agnelli. Anche dopo Romiti è stato dinamicamente attivo nella società italiana con la presidenza del Corriere della sera e da ultimo come presidente dell’associazione Italia Cina anticipando di gran lunga gli entusiasmi tardivi e in parte improvvisati verso Pechino.
Alla lungimiranza di Romiti va ascritto il confronto vivacissimo ma non infruttuoso con Luciano Lama e ad un certo estremismo sindacale sfociato nell’occupazione degli stabilimenti di Torino dove si era recato lo stesso Berlinguer a tenere un comizio a sostegno dell’occupazione. Scelta discutibilissima che provocò la storica marcia dei 40.000, che causò la fine dello sciopero con la ripresa delle trattative e maggiore ragionevolezza nelle redazioni sindacali. La stagione era del resto una brutta stagione con ripetuti tentativi di infiltrazioni e non solo del terrorismo nelle fabbriche e l’assassinio di magistrati , professori universitari ed esponenti del mondo dell’impresa . Anche in questa stagione difficile Romiti svolse una funzione discreta e positiva , con inevitabili incertezze ed errori , ma complessivamente utile a migliorare le condizioni della convivenza. Si torna a ricordare le riserve di Romiti sui tempi e sui modi dell’adesione dell’Italia alla moneta unica, obiezioni che lo stesso Mario Monti ha riconosciuto plausibili e non infondate, nonostante il presidente della Bocconi e senatore a vita Mario Monti ribadisca la sua condivisione della scelta compiuta da Prodi e Ciampi.
Personalmente ho incontrato più volte Romiti per ragioni professionali, più spesso ai concerti dell’Auditorium di Roma come spettatore qualunque, attento e competente. L’ultima volta è stato ad un convegno di Italia-Cina presso l’Antoniano di Roma. Alla troupe scadeva il tempo e inviai un biglietto a Romiti chiedendogli di lasciare brevemente il tavolo per parlare dell’iniziativa. Mi rispose subito che non poteva lasciare il tavolo della presidenza e che dovevo aspettare la fine del convegno. Se si fosse trattato di un normale politico o anche di un ministro, l’intervista l’avrei sicuramente ottenuta subito . Ecco, Romiti sapeva resistere a queste banali tentazioni e si muoveva di sicuro su un terreno più alto. Per questo non ho resistito alla tentazione di ricordarlo dopo le idee e le indicazioni di alto profilo offerte ieri da Mario Draghi . Mi sembrano pensieri lunghi come si diceva una volta, non superficialità e propaganda di cui il paese non ha assolutamente bisogno.
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1, del Tg3 e delle Tribune politiche Rai
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